La sindrome di Cushing nel cane è una condizione patologica che in ambito veterinario si riscontra con una certa frequenza (la malattia colpisce anche i gatti, ma in questi ultimi è decisamente meno frequente).
La sindrome interessa più frequentemente i cani che hanno superato i 6 anni di età, ma in letteratura sono riportati anche casi relativi a soggetti più giovani. Entrambi i sessi sono interessati dalla malattia, ma si registra una maggiore incidenza dei tumori corticosurrenalici (come vedremo, una delle cause della sindrome) nei soggetti di sesso femminile.
Le razze che sembrano più predisposte allo sviluppo della patologia sono i boxer, i bassotti, i barboncini e i beagle.
La sindrome di Cushing (che non è, come alcuni ritengono, la malattia di Cushing) nota anche come iperadrenocorticismo, è una patologia caratterizzata da un aumento della sintesi di glucocorticoidi (i glucocorticoidi naturali sono una classe di ormoni steroidei prodotti dalla corticale del surrene, stimolata dall’ACTH, e intervengono nelle condizioni di stress; il principale ormone del gruppo è il cortisolo, noto anche come idrocortisone).
La patologia in questione è determinata da un’esposizione continua e prolungata ai glucocorticoidi che l’organismo sta producendo in quantità superiori alla norma; come noto, questi ormoni hanno effetti su vari organi e, conseguentemente, sono causa di numerosi segni e sintomi; è per questo motivo che, appunto, si parla di “sindrome”.
Nota – Non si deve confondere la sindrome di Cushing con la malattia di Cushing (patologia nota anche come morbo di Cushing, una terminologia impropria che sta lentamente cadendo in disuso); la sindrome di Cushing, infatti, è una sindrome clinica che può riconoscere molteplici cause, mentre la malattia di Cushing è una ben definita patologia (adenoma ipofisario ACTH-secernente) che è appunto una delle tante cause della sindrome.
Cause
Le cause della sindrome di Cushing nel cane sono sostanzialmente tre.
Tumori dell’ipofisi – L’ipofisi, nota anche come ghiandola pituitaria, è una ghiandola endocrina che secerne vari ormoni; uno di questi, l’ACTH (od ormone adrenocorticotropo) ha quale bersaglio principale la zona corticale del surrene ove stimola la produzione degli ormoni glucocorticoidi (cortisolo compreso); la presenza di un tumore ipofisario (che, generalmente, è una neoplasia a carattere benigno) può determinare un aumento della produzione di ACTG; questa iperproduzione ha, fra le sue conseguenze principali, un’iperattività della corteccia surrenale e un’eccessiva produzione di ormoni glucocorticoidi. Per completezza, è corretto specificare che se l’iperproduzione di ACTH da parte dell’ipofisi è spesso (85% dei casi) dovuta alla presenza di un tumore, nel restante 15% dei casi, essa si verifica per altri motivi che, generalmente, rimangono ignoti (eziologia sconosciuta).
Tumori corticosurrenalici – La presenza di una neoplasia nelle ghiandole surrenali (per esempio un feocromocitoma) può essere causa di un’iperproduzione di glucocorticoidi; infatti, la gran parte dei tumori funzionali della corticale dei surreni producono quantità abnormi di cortisolo e la forma clinica associata a tali neoplasie è appunto la sindrome di Cushing.
Cause iatrogene – La sindrome di Cushing nel cane può anche essere determinata dalla somministrazione prolungata di notevoli quantità di farmaci corticosteroidei oppure da una sospensione non correttamente scalata nel corso del tempo. In questi casi, invero abbastanza rari, si parla di cause iatrogene (da farmaci).
Sindrome di Cushing nel cane – Sintomi e segni
I segni e i sintomi della sindrome di Cushing nel cane sono davvero numerosi; si possono infatti segnalare:
- polifagia (aumento dell’appetito)
- polidipsia (aumento della sete)
- poliuria (aumento della produzione di urine)
- ptosi addominale (si parla di addome pendulo o, più popolarmente, di addome a botte)
- epatomegalia (ingrossamento del fegato)
- atrofia muscolare (riduzione della massa muscolare)
- atrofia testicolare (riduzione del volume dei testicoli)
- ipogonadismo (riduzione della funzionalità delle gonadi)
- alopecia (perdita del pelo)
- calcinosi cutanea (formazione di depositi sottocutanei di calcio)
- iperpigmentazione (alterazione della normale pigmentazione che dà origine alla comparsa di zone, più o meno estese, in cui la pelle assume un colorito più scuro rispetto alla cute circostante)
- comedoni
- debolezza
- difficoltà respiratorie
- atassia
- crisi convulsive
- ecc.
Diagnosi
La diagnosi può non essere immediata perché la sintomatologia non è del tutto specifica; molte delle manifestazioni cliniche riportate nel paragrafo precedente, infatti, si riscontrano in diverse altre patologie (l’ipotiroidismo, tanto per ricordarne una).
Fra le prime cose da fare vi sono senz’altro gli esami del sangue che in genere portano al riscontro di leucocitosi neutrofila (aumento del numero dei neutrofili), eosinopenia (carenza di eosinofili), lieve policitemia (aumento del volume dei globuli rossi), aumento della fosfatasi alcalina (ALP), aumento delle transaminasi, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia e iperglicemia.
Piuttosto frequente è riscontro della presenza di infezioni delle vie urinarie; gli esami rivelano di norma anche una riduzione del peso specifico delle urine.
Altri esami diagnostici utili quando si sospetta la presenza di sindrome di Cushing sono la TAC e l’ecografia (questa può rivelare le variazioni di dimensioni delle ghiandole surrenali e l’eventuale presenza di problemi a livello del fegato).
Un test più specifico è il cosiddetto test di stimolazione con ACTH; si tratta di un esame che consiste nella somministrazione di un farmaco (iniettato per via intramuscolare o sottocutanea) e di almeno tre prelievi ematici; il primo deve però essere effettuato precedentemente alla somministrazione del farmaco; il secondo viene fatto trascorsa un’ora dall’iniezione del farmaco e il terzo dopo che è trascorsa un’ora dal secondo prelievo.
Nel caso in cui i risultati mostrino livelli di cortisolo più alti dei valori normali, la diagnosi di sindrome di Cushing è molto probabile; se i valori sono inferiori alla norma, si deve sospettare una sindrome di Cushing iatrogena.
Esistono poi altri test che servono a stabilire se le manifestazioni cliniche sono dovuti a un iperadrenocorticismo ipofisario o a un iperadrenocorticismo surrenale.

La polidipsia (aumento della sete) è uno dei tanti sintomi che caratterizzano la sindrome di Cushing nel cane.
Sindrome di Cushing nel cane – Cura
La terapia della sindrome di Cushing nel cane dipende ovviamente dalla causa sottostante il disturbo.
Se la sindrome è causata dalla presenza di un tumore (ipofisario o corticosurrenale che sia), è necessario ricorrere all’intervento chirurgico. Se il tumore interessa l’ipofisi, si procederà con un intervento noto come ipofisectomia; se invece il tumore riguarda il surrene, si procederà con una surrenalectomia. Va ricordato che mentre i tumori ipofisari sono generalmente benigni (anche se possono crescere e causare una compressione della massa cerebrale con conseguenti manifestazioni neurologiche), quelli surrenalici sono molte volte di natura maligna e possono dar luogo a metastasi; nel caso di adenocarcinomi della surrenale, per esempio, si registra un 50% di tumori maligni con metastasi; in questi casi la prognosi è infausta. Nel caso di tumori benigni asportati con successo, si registra di solito una guarigione completa.
Va ricordato, per correttezza, che gli interventi chirurgici citati non sono affatto banali e dovrebbero essere effettuati da veterinari molto esperti.
In alcuni casi il tumore potrà risultare inoperabile; si dovrà quindi ripiegare sul trattamento farmacologico; si somministreranno quindi all’animale dei farmaci che agiscono riducendo la produzione di glucocorticoidi; il medicinale attualmente più utilizzato è il trilostano. Si tratta di un principio attivo che esplica maggiore efficacia quando viene somministrato insieme al pasto. La somministrazione dovrà essere effettuata vita natural durante. Importante monitorare la situazione sia allo scopo di evitare pericolosi sovradosaggi (una riduzione marcata della concentrazione di ormoni glucocorticoidi può causare vari disturbi, più o meno gravi) sia per verificare l’andamento della malattia.
Se la sindrome di Cushing ha origine iatrogena si dovrà intervenire modulando correttamente la somministrazione dei farmaci (riduzione progressiva del trattamento con corticosteroidi).