L’ernia del disco nel cane è una patologia degenerativa che colpisce i dischi intervertebrali. Nel cane la colonna vertebrale consta di 7 vertebre cervicali, 13 vertebre toraciche, 7 vertebre lombari, 3 vertebre sacrali e da 6 a 20 vertebre coccigee; interposti tra una vertebra e l’altra vi sono i già citati dischi intervertebrali la cui parte interna, di consistenza semirigida, è denominata nucleo polposo, mentre la parte esterna, più rigida, è chiamata anello fibroso.
Similmente a quanto accade per l’uomo, questi dischi fungono da ammortizzatori e favoriscono la mobilità. Quando si parla di ernia del disco nel cane ci si riferisce o a una fuoriuscita (estrusione) del nucleo polposo (ernia discale Hansen 1) oppure a una protrusione o un’estrusione dell’anello fibroso (ernia discale Hansen 2).
L’ernia del disco di tipo 1 (anche ernia discale acuta) interessa soprattutto le cosiddette razze canine condrodistrofiche (bassotto, basset hound, beagle, cocker spaniel, pechinese, shih tzu, yorkshire terrier ecc.), anche se alcuni autori (Cudia, 1997) fanno notare che questa tipologia di ernia può interessare soggetti anche di razza non condrodistrofiche.
Nei soggetti condrodistrofici la degenerazione discale è precoce; si ha una perdita progressiva del contenuto acquoso, metaplasia cartilaginea e, alla fine, calcificazione.
L’ernia del disco di tipo 2 (ernia discale cronica) interessa solitamente le cosiddette razze non condrodistrofiche (per esempio il pastore tedesco).
Ernia del disco nel cane (tipo 1)
I sintomi e i segni dell’ernia discale di tipo 1 variano in base alla gravità del problema; solitamente i cani affetti da questa tipologia di ernia vengono suddivisi in quattro grandi gruppi (da I a IV).
Fanno parte del gruppo I quei soggetti in cui non si registrano deficit di tipo neurologico e in cui l’unica manifestazione clinica è il dolore vertebrale.
Nei cani appartenenti al gruppo II sono presenti dolore vertebrale e leggera paraparesi deambulatoria; la minzione è normale.
Nei soggetti appartenenti al gruppo III si segnalano paraparesi di grave entità, scarsa capacità deambulatoria e controllo minzionatorio più o meno conservato.
I cani appartenenti al gruppo IV vengono divisi in due sottogruppi (A e B); i soggetti appartenenti al sottogruppo A mostrano paraplegia, mancanza del controllo minzionatorio, dolenzia profonda. Nel sottogruppo IV B si registra paraplegia, ma vi è mancanza di dolenzia profonda.
La classificazione in gruppi non ha scopi puramente accademici, ma pratici, in quanto l’appartenenza a un determinato gruppo determina la scelta della terapia ed è associata a una specifica prognosi.
I cani che appartengono ai primi due gruppi, nel caso ci si trovi di fronte alla prima manifestazione clinica in assoluto, vengono trattati tramite il riposo assoluto in gabbia per tre settimane; il soggetto deve essere continuamente monitorato. Non vengono somministrati né farmaci ad azione antinfiammatoria né farmaci ad azione antidolorifica in quanto la scomparsa o la riduzione del dolore porterebbero il soggetto a muoversi, con la probabile conseguenza di un peggioramento della patologia. Questo tipo di terapia porta solitamente a buoni risultati; il problema maggiore è rappresentato dall’alta percentuale di recidive, queste infatti si verificano in circa la metà dei casi.
L’intervento chirurgico nei soggetti alla prima manifestazione clinica di ernia discale può essere una scelta corretta, ma opzionale; tale scelta diventa di fatto obbligatoria nel caso di recidiva.
Nei cani appartenenti al gruppo III l’intervento chirurgico è obbligato. L’intervento deve essere preceduto da esami diagnostici quali la mielografia, TAC o risonanza magnetica. Il trattamento deve essere il più precoce possibile; maggiore è la precocità, maggiori sono le possibilità di prognosi favorevole; le percentuali di successo nei soggetti trattati sono notevoli (circa il 90%).
I cani appartenenti al gruppo IV sottogruppo A devono inizialmente essere trattati con metilprednisolone sodio succinato (MPSS), un corticosteroide che ha dimostrato una notevole efficacia in questo tipo di patologia; la somministrazione del MPSS deve essere effettuata entro otto ore di tempo dall’insorgenza dei sintomi. Successivamente, e comunque entro due giorni, si deve procedere con l’operazione chirurgica. Le percentuali di successo si avvicinano all’80%.
Nei soggetti che fanno parte del gruppo IV sottogruppo B la prognosi è più severa. Se si interviene entro le 24 ore dalla prima manifestazione si registrano percentuali di ripresa funzionale in poco meno della metà dei casi; se l’intervento chirurgico viene effettuato dopo le prime 24 ore, ma entro le 48 ore, le possibilità di recupero funzionale sono molto basse (si ha successo in meno del 5% dei casi).
Dal momento che anche soggetti appartenenti al gruppo I possono andare incontro a repentini peggioramenti, l’ernia discale nel cane non deve mai assolutamente essere trascurata.

Zona lombare della colonna vertebrale di un cane
Ernia del disco nel cane (tipo 2)
L’ernia discale di tipo 2 interessa prevalentemente le razze di razza grossa con il collo lungo (american staffordshire terrier, dobermann, pit-bull, rottweiler ecc.) e di età superiore ai 5 o 6 anni.
Le ernie discali di tipo 2 possono essere sia singole che multiple; più frequentemente sono multiple e, generalmente, sono localizzate a livello toraco-lombare.
I sintomi insorgono solitamente in modo cronico e progressivo, ma vi sono casi in cui l’insorgenza è più repentina. I sintomi principali sono debolezza del treno posteriore e incoordinazione. Nei casi più gravi si arriva alla paresi. Il dolore alla colonna vertebrale non è particolarmente frequente.
Come nel caso di ernia discale di tipo 1, i migliori risultati si ottengono con una diagnosi tempestiva e precisa. Considerando l’età mediamente più avanzata dei soggetti affetti da ernia di tipo 2 è opportuno considerare l’eventualità della presenza di altri disturbi di tipo neurologico od ortopedico associati (mielopatia degenerativa, stenosi lombosacrale degenerativa, disturbi osteoartrosici al ginocchio e displasia dell’anca).
La diagnosi si avvale di strumenti quali radiografie, TAC e risonanza magnetica; quest’ultima tecnica consente di ottenere informazioni sia relativamente alla malattia in corso sia riguardo al grado di sofferenza del midollo spinale.
Come nel caso delle ernia discali di tipo 1 le modalità di cura sono di due tipi: conservativa o chirurgica; la prima è riservata ai casi di ernie discali di lieve entità, mentre l’intervento chirurgico è generalmente praticano nei cani affetti da ernia discale di grado medio-grave.