Il triathlon è uno degli sport multidisciplinari più noti in assoluto: si articola su tre prove -una di nuoto, una di ciclismo e una di corsa- che gli atleti devono svolgere in immediata successione. Il triathlon è uno sport nato in tempi relativamente recenti (vedasi più avanti il paragrafo Triahtlon: brevi cenni storici) che ha fatto il suo debutto come disciplina olimpica soltanto nel 2000 (olimpiadi di Sydney). In Italia il triathlon sta acquistando una certa popolarità (i dati più recenti mostrano che dal 2009 al 2013 il numero di praticanti è aumentato del 26% passando da 11.077 a 13.939). Nel nostro Paese il triathlon è nato nel 1984; la prima gara si svolse a Ostia, il 16 settembre; quattro anni dopo il CONI riconobbe ufficialmente il triathlon quale disciplina sportiva. L’anno dopo nacque la Federazione Italiana Triathlon (F.I.TRI) che prendeva il posto della pioneristica A.I.T. (Associazione Italiana Triathlon). Alla fine del 2000 la F.I.TRI. ha ottenuto il riconoscimento quale Federazione Sportiva Nazionale. Oltre al triathlon la F.I.TRI. gestisce altre specialità: duathlon (sport che prevede tre prove, una di corsa, una di ciclismo e un’altra ancora di corsa), triathlon invernale, aquathlon (corsa, nuoto e corsa) e run bike. Il regolamento tecnico della Federazione Italiana Triathlon riconosce ufficialmente queste prove (le distanze riportate sono relative, nell’ordine, a nuoto, ciclismo e corsa):
- Triathlon Super Lungo (anche Ironman): 3.800 m, 180 km, 42.195 m
- Triathlon Lungo: 4.000 m, 120 km, 30.000 m
- Triathlon Doppio Olimpico: 3.000 m, 80 km, 20.000 m
- Triathlon Medio: 2.500 m, 80 km, 30.000 m
- Triathlon 70.3 (anche Half Ironman): 1.900 m, 90 km, 21.000 m
- Triathlon Olimpico: 1500 m, 40 km, 10.000 m
- Triathlon Olimpico con MTB: 1500 m, 30 km, 10.000 m
- Triathlon Sprint: 750 m, 20 km, 5.000 m
- Triathlon Sprint con MTB: 750 m, 12 km, 5.000 m
- Triathlon Super Sprint: 400 m, 10 km, 2.500 m
- Triathlon Distanza ITU Youth: 250 m, 8 km, 2.000 m.
Nuoto – La frazione di nuoto può essere svolta in piscina (solitamente per le gare di Triathlon Sprint) o in acque libere (fiumi, laghi, mare ecc.); quando il percorso viene svolto in acque libere si dovrà provvedere a segnalarlo con corde e boe direzionali colorate; se la prova si svolge in mare gli organizzatori devono predisporre docce d’acqua dolce. La profondità dell’acqua non può essere inferiore ai 100 cm. Non sono consentiti mezzi e/o strumenti di galleggiamento (per esempio le pinne e le palette) e neppure strumenti artificiali di respirazione (per esempio il boccaglio).
La temperatura dell’acqua viene misurata, in più punti del percorso di gara, a una profondità di 50 cm; viene considerata come temperatura ufficiale quella che dai rilevamenti effettuati risulterà essere la più bassa. Nel caso la gara si svolga in acque libere e la temperatura risulti inferiore ai 13 °C il percorso di nuoto non potrà essere effettuato. L’utilizzo della muta è obbligatorio se la temperatura dell’acqua è inferiore ai 16 °C, mentre è proibito in determinate condizioni in base alle categorie degli atleti e alla tipologia di triathlon. Nel caso si verifichino delle emergenze in acqua, l’atleta dovrà alzare il braccio al di sopra della testa e chiamare l’assistenza; una volta che l’atleta ha ricevuto l’assistenza è tenuto a completare la frazione di nuoto; se ciò non è possibile l’atleta è costretto al ritiro.
Ciclismo – La frazione ciclistica deve essere svolta su strade asfaltate (eccezion fatta per le gare dove è previsto l’utilizzo della MTB); la direzione del percorso deve essere segnalata tramite segnali e/o cartelli ben visibili. In quasi ogni gara la scia tra atleti del medesimo sesso, è consentita. Generalmente la scia viene vietata nelle gare in cui la frazione ciclistica prevede una distanza superiore a quella prevista per il Triathlon Olimpico.
Gli atleti devono allacciare il casco prima di prelevare la bicicletta nella zona cambio per la frazione ciclistica e devono slacciarlo non appena abbiano riposto la bicicletta al suo posto al termine della prova.
Nella frazione podistica non è consentito indossare il casco (nemmeno nel tragitto all’interno della zona cambio). Ovviamente i concorrenti sono sempre tenuti a rispettare le norme del Codice della Strada.
Nel caso che, durante la frazione di gara, siano necessarie riparazioni alla bicicletta, queste dovranno essere effettuate dall’atleta; non è consentito ricorrere ad aiuti di terze persone, ivi compresi gli altri atleti concorrenti; questa regola non vale nel caso di gare a cronometro a squadre; il regolamento infatti consente in questi casi l’aiuto fra atleti che appartengono alla stessa squadra. I cambi ruote sono consentiti nelle gare in cui la frazione ciclistica è superiore a quella prevista per il Triathlon Olimpico.
Se alla fine della frazione ciclistica l’atleta non ripone la bicicletta al suo posto oppure la ripone scorrettamente, sarà richiamato dai giudici e dovrà provvedere al posizionamento corretto del mezzo prima di iniziare la frazione di corsa.
Per quanto riguarda i manubri il regolamento dispone che nelle gare dove è ammessa la scia non sono ammessi manubri a corna di bue e sono consentiti soltanto i manubri tradizionali da bici da corsa, gli appoggia-gomiti applicati sul manubrio e i manubri da MTB con eventuali appendici laterali. Nelle gare dove la scia non è ammessa non vi sono limitazioni riguardo al tipo di manubrio.
Podismo – La frazione podistica deve svolgersi, nei limiti del possibile, su percorsi chiusi al traffico; tali percorsi devono essere segnalati e presidiati, in prossimità degli incroci, dal personale che organizza la competizione.
È obbligatorio che la testa della corsa sia preceduta da un apripista ufficiale in bicicletta. Dovranno inoltre essere predisposti controlli in tutti quei punti in cui gli atleti hanno la possibilità di accorciare il percorso non percorrendone una parte. I tagli di percorso vengono puniti con la squalifica.
La frazione podistica può essere svolta sia correndo che camminando. È fatto divieto ai concorrenti di trasportare bevande in contenitori di vetro; gli atleti inoltre non potranno essere accompagnati da terze persone estranee alla gara.
L’equipaggiamento
Il regolamento della Federazione Italiana Triathlon dedica diverse regole all’equipaggiamento degli atleti. Di seguito un breve riassunto di alcune di esse.
Le divise di gara non possono essere trasparenti; il casco deve essere a calotta rigida e deve essere omologato in base agli standard di sicurezza previsti per il ciclismo.
La divisa di gara indossata all’inizio della competizione deve essere utilizzata per tutto il tempo della gara, ma sono permesse protezioni supplementari per il freddo o per la pioggia. Fanno eccezione a questa regola le gare di triathlon dalla distanza lunga in avanti; in queste competizioni è permesso un cambio delle uniformi nelle zone di cambio, zone nelle quali è posizionato il materiale occorrente al cambio.
I contenitori di cibo e bevande devono essere di materiale infrangibile (sono quindi vietati contenitori in vetro, porcellana ecc.).
Nelle frazioni ciclistica e podistica non è permesso gareggiare a torso nudo; le spalle devono essere entrambe coperte.
Non è concesso l’utilizzo di telefoni cellulari, di apparecchi ricetrasmittenti e di qualsivoglia apparato elettronico di riproduzione musicale, audio o video.
Nelle frazioni di nuoto gli atleti devono indossare la cuffia numerata, cuffie che devono essere di colore diverso da quello delle boe posizionate nel percorso natatorio.
Nelle frazioni di ciclismo e corsa gli atleti devono indossare il pettorale con il numero di gara. Il pettorale non può essere tagliato, piegato o nascosto; in caso contrario l’atleta rischia la squalifica. Nella frazione ciclistica il numero di gara dovrà essere posizionato sulla schiena, mentre nella frazione podistica dovrà essere portato nella parte anteriore del corpo. È fatto obbligo agli atleti, in tutte le frazioni, di riportare scritto sul corpo, braccio e gamba alterni, il proprio numero di gara.

Una prova di triathlon deve essere affrontata soltanto se siamo ben preparati alla prova podistica, a quella ciclistica e a quella natatoria, intendendo con “ben preparati” la combinazione di allenamento e caratteristiche fisiche.
Aree di transizione e posti di ristoro nelle gare di triathlon
Le aree di transizione (o zone cambio) devono essere poste su terreno compatto, pulito e delimitato da recinzioni in ogni lato. Le vie di entrata e di uscita devono essere sorvegliate a cura degli organizzatori della competizione.
L’accesso alle aree di transizione è consentito soltanto ai concorrenti, ai giudici e a tutti i soggetti autorizzati previo riconoscimento. Nelle manifestazioni per i più giovani l’ingresso nelle aree è consentito, previa autorizzazione del giudice arbitro, anche ai tecnici societari. Nelle aree di transizione gli atleti non possono introdurre altro materiale che quello strettamente necessario allo svolgimento della competizione.
Gli strumenti utilizzati dagli atleti, come casco, muta, cuffia, occhialini ecc., devono essere riposizionati correttamente al proprio posto, pena ammonizione o addirittura squalifica.
I posti di ristoro devono essere posizionati presso la zona di partenza, di transizione e di arrivo. Devono essere posti ogni 20 km nella frazione ciclistica (soltanto nelle competizioni dove non è consentita la scia) e ogni 2,5 km lungo il percorso podistico. Gli atleti sono comunque liberi di trasportare cibi e bevande propri durante la competizione.
Le categorie del triathlon
Il triathlon, in Italia, prevede le seguenti categorie:
- Cuccioli: 8-9 anni
- Esordienti: 10-11 anni
- Ragazzi: 12-13 anni
- Youth A: 14-15 anni
- Youth B: 16-17 anni
- Junior: 18-19 anni
- Under 23: meno di 23 anni
- Senior 1 – S1: 20-24 anni
- Senior 2 – S2: 25-29 anni
- Senior 3 – S3: 30-34 anni
- Senior 4 – S4: 35-39 anni
- Master 1 – M1: 40-44 anni
- Master 2 – M2: 45-49 anni
- Master 3 – M3: 50-54 anni
- Master 4 – M4: 55-59 anni
- Master 5 – M5: 60-64 anni
- Master 6 – M6: 65-69 anni
- Master 7 – M7: 70-74 anni
- Master 8 – M8: oltre 75 anni.
Triathlon: sport per tutti?
Il triathlon è uno sport per tutti? Prima di rispondere a tale domanda è doveroso fare alcune precisazioni. Al contrario di quanto si continua a leggere su diverse fonti in Rete o a sentir proclamare da molti entusiasti sostenitori, noi riteniamo scorretto considerare il triathlon come “lo sport per eccellenza”. Una tale considerazione è decisamente partigiana e deriva da una distorta visione “epica” che molti hanno del triathlon, un’epicità che deriva dalla sua intrinseca difficolta; in realtà, il triathlon diventa (scioccamente) epico solo se affrontato con leggerezza (scarso allenamento e/o poca dimestichezza con una delle tre discipline); darsi al triathlon quando, tanto per fare un esempio, siamo allenati alla corsa e al ciclismo, ma stiamo a galla a malapena è solo un modo di interpretare male il concetto di sport; lo stesso dicasi se non si è fisicamente preparati ad affrontare gli impegnativi allenamenti che il triathlon comunque richiede (tentare un Ironman quando si è scarsamente allenati è solo masochistico).
Una prova di triathlon deve essere affrontata soltanto se siamo ben preparati alla prova podistica, a quella ciclistica e a quella natatoria, intendendo con “ben preparati” la combinazione di allenamento e caratteristiche fisiche.
Sfortunatamente però, in molti casi, il desiderio di visibilità non fa tener conto di tali semplici considerazioni e ci si dedica al triathlon ritenendo che tale multi-disciplina possa darci lo status di veri atleti, di persone “purificate” dall’impresa; in realtà ci dà solo lo status di “fissati” dello sport (si legga a tale proposito l’articolo I fissati della corsa).
Quanto detto finora non deve far pensare a una bocciatura del triathlon; anzi; il triathlon è sicuramente uno sport decisamente interessante che, quando è affrontato con equilibrio e intelligenza, ha valenze salutistiche non comuni; qui si vuole solo far presente che il fascino che una tale disciplina può ispirare non deve sopravanzare una visione equilibrata della vita e dello sport.
Tenendo conto di tutto quanto sopra esposto possiamo rispondere alla domanda del paragrafo: no; il triathlon non è uno sport per tutti (e non basta semplicemente praticarlo per essere dei superatleti!).
Cenni storici
Il triathlon nasce nel 1974, in California, a San Diego Mission Bay. Era il 25 settembre e quel giorno furono 46 i concorrenti che presero parte alla competizione organizzata dal San Diego Track Club. Fra i partecipanti alla competizione c’era anche un ufficiale della Marina Statunitense, John Collins, che nel 1977, quando era di stanza alle isole Hawaii, lanciò una sfida ad alcuni suoi colleghi: unire tre competizioni note nelle isole Hawaii per la loro notevole difficoltà: la Waikiki rough water swim (3,86 km a nuoto), la bike race around Oawu (180,2 km in bicicletta) e la Honolulu marathon (42,195 km di corsa); era nato il primo Ironman (Collins propose che il vincitore sarebbe stato chiamato Ironman, termine inglese che sta per uomo di ferro); furono soltanto in 14 a partecipare, ma col passare degli anni gli appassionati della gara simbolo del triathlon sono diventati numerosissimi.
Alleniamoci per il triathlon
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Leggi i nostri articoli Triathlon Sprint: il programma per principianti e Half Ironman: il programma per principianti.
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