La kickboxing (anche kick boxing) è uno sport di combattimento nato in Giappone fra gli anni ’50 e ’60 del XX sec. dalla volontà di poter svolgere incontri misti fra combattenti provenienti da diverse discipline di combattimento, in particolare karate e muay thai. Il promotore della nascita di questa disciplina fu in particolare il giapponese Tatsuo Yamada. La kickboxing ha preso successivamente piede soprattutto negli Stati Uniti dove assunse di fatto la forma di uno stile di karate in cui si disputavano incontri a contatto pieno. Questa disciplina trae quindi le sue origini dal karate, ma se ne differenzia per la sua impostazione che si orienta in maniera più diretta alla componente di scontro sul ring, similmente ad altri sport di combattimento. Già a partire dalla sua origine la kickboxing si è contraddistinta per un certo livello di eterogeneità, tanto che a oggi non esiste un’unica associazione di riferimento che ne sancisca il regolamento di gara, che infatti può essere diverso a seconda di quale società organizza l’evento sportivo. Per esempio, alcune discipline ammettono l’utilizzo delle gomitate e delle proiezioni, mentre altre no.
Esiste poi un certo livello di ambiguità nell’utilizzo che si fa del termine kickboxing, in quanto esso è a volte usato per indicare genericamente gli sport da combattimento nei quali è consentito sia l’utilizzo dei pugni, sia quello dei calci. In questo articolo ci si riferirà esclusivamente alla disciplina codificata in Giappone da Yamada e dalle sue successive variazioni ed evoluzioni.
Kickboxing – Abbigliamento
L’abbigliamento nella kickboxing è attualmente simile a quello impiegato nella boxe, e forse è questo aspetto che rende difficile associare visivamente questa disciplina al karate, dal quale però la kickboxing trae origine.
I praticanti indossano generalmente un paio di pantaloncini corti, dei guantoni omologati, parastinchi, paradenti e protezioni per i genitali. In alcune tipologie di incontri le protezioni sono minori e limitate a guantoni, paradenti e protezioni per i genitali. Una differenza con la boxe è legata al fatto che la kickboxing è praticata generalmente a piedi nudi. In molti casi sono anche previste protezioni aggiuntive quali protezioni per il petto ed elmetti imbottiti per proteggere il capo.
Kickboxing – Tecniche
Le tecniche in linea generale prevedono i pugni tipici della boxe e i calci di base del karate. A queste tecniche possono poi aggiungersene altre, a seconda delle regole dell’incontro, legate all’utilizzo di gomitate, ginocchiate, afferramenti (clinch) e proiezioni.
I pugni sono fondamentalmente tre: il diretto (si colpisce con una traiettoria dritta), il gancio (si colpisce con un movimento ad uncino, con il gomito piegato) e il montante (pugno dal basso verso l’alto, uppercut).
I calci sono più numerosi e contemplano principalmente il calcio circolare, il calcio laterale (in cui si colpisce con il taglio del piede, alzando la gamba lateralmente), il calcio frontale, il calcio all’indietro (si colpisce col tallone estendendo la gamba all’indietro), i calci a uncino ecc. Questi calci in alcuni incontri possono anche essere tirati alle gambe dell’avversario, mentre in altri casi è consentita solo l’esecuzione di calci alti.
Stili
Gli stili di kickboxing sono differenziati sulla base delle regole su cui si organizzano gli incontri.
Fra le forme più vicine al karate e al taekwondo vi sono il point fighting, il light contact e il kick-light nelle quali ci si affronta su un tatami (il materassino morbido usato in molte arti marziali orientali quali il karate e il judo) e in cui i colpi devono comunque essere portati con controllo. I praticanti infatti vincono acquisendo punti sulla base delle tecniche che riescono a portare e non è contemplata la vittoria per knock-out. In questi stili, inoltre, il praticante è tenuto a utilizzare numerose protezioni quali guanti a mano aperta, parastinchi, paradenti, sospensorio per la protezione dei genitali ecc. In questi stili non sono consentite ginocchiate, gomitate o tecniche di afferramento, tuttavia può essere possibile far cadere l’avversario mediante delle spazzate (ovvero colpendo il piede d’appoggio per sbilanciarlo). Le differenze basilari fra le tre discipline sono che nel point fighting ci si ferma dopo ogni colpo valido effettuato, per poi rimettersi in posizione per riprendere l’incontro, mentre nelle altre due versioni l’incontro non è fermato e i punti sono segnati dai giudici di gara per il conteggio finale. Infine, la kick-light si differenzia in quanto consente l’esecuzione di calci bassi, mentre nel point fighting e nel light contact non sono consentiti in generale colpi sotto alla cintura.
Le forme a contatto pieno invece sono molto più vicine all’impostazione della boxe. Si disputano infatti sul ring e rappresentano forse la versione più conosciuta della kickboxing. In questo caso è contemplato il knock-out dell’avversario (ovvero la possibilità di metterlo al tappeto colpendolo in modo efficace) e solo secondariamente si vince per punti. Di fatto esistono diverse varianti anche in questo caso e quindi è difficile generalizzare il regolamento. Il torneo più famoso è forse quello organizzato dalla K-1, che segue un regolamento specifico (vedi prossimo paragrafo).
Tutti gli stili sopraccitati contemplano anche la pratica femminile. Gli incontri ufficiali prevedono categorie di peso, separate per uomini e donne.
K-1
K-1 è il nome di una famosa associazione volta alla promozione della kickboxing, nata nel 1993 in Giappone. Il nome di questa associazione probabilmente indica lo scopo originario per la quale essa è stata fondata, ovvero consentire incontri full-contact fra praticanti di arti marziali diverse (karate, taekwondo, muay thai ecc.) con un regolamento unico. La “K” sta infatti kakutougi, il cui significato è sostanzialmente “arti marziali”. I tornei ufficiali della K-1 di fatto sono gli incontri di kickboxing più “larghi” in quanto consentono anche i pugni in cui si colpisce con il dorso della mano e le ginocchiate, ma restano comunque proibite prese e gomitate. In questo tipo di circuito sportivo non è previsto l’utilizzo di protezioni e, similmente alla muay thai, i due avversari indossano solo un paio di pantaloncini, guantoni, paradenti e sospensorio.
Kickboxing – Allenamento
A differenza del karate tradizionale l’allenamento della kickboxing è attualmente più vicino agli sport di combattimento come la boxe o la muay thai. Nella kickboxing non sono per esempio praticati i kata, che invece sono molto rilevanti nei corsi di karate.
L’allenamento nella kickboxing è solitamente diviso in due parti. La prima parte è spesso anche dedicata al condizionamento fisico mediante esercizi a corpo libero per migliorare la tonicità muscolare e la forza (piegamenti sulle braccia, crunch per gli addominali ecc.) o per migliorare la resistenza, per esempio mediante il salto della corda. Successivamente si procede allo studio della tecnica e dei colpi. Tale fase dell’allenamento generalmente include l’esecuzione individuale delle tecniche, spesso davanti allo specchio oppure al sacco (pratica che può essere molto intensa), oppure l’esecuzione in coppia. Quest’ultima modalità può essere eseguita con l’ausilio di specifiche protezioni che consentono di esercitarsi a portare i colpi, oppure facendo prove di combattimento controllato (sparring). Se il corso di riferimento contempla la parte agonistica, sarà anche ovviamente possibile l’esecuzione di veri e propri incontri di preparazione.
Incontri
Gli incontri generalmente si svolgono in più round (da tre a dieci) da tre minuti, intervallati da un minuto di pausa ma, come anticipato, esistono elevati livelli di eterogeneità fra i diversi eventi sportivi.
Gli incontri si svolgono generalmente su un ring, ovvero una piattaforma rialzata quadrata, avente un’area di gara ampia da circa 5 m ad un massimo di 6 m, delimitata da quattro pali collegati da corde orizzontali. Ovviamente ogni incontro è supervisionato da arbitro e giudici di gara.
Generalmente sono assegnati dei punti a ogni tecnica valida effettuata dall’avversario e pertanto vince tendenzialmente il praticante che ne ha conseguiti di più durante i vari incontri. Tuttavia, è anche possibile vincere per KO (si mette al tappeto l’avversario mediante tecniche valide), oppure per abbandono o squalifica dell’avversario.
Come anticipato nel paragrafo sugli stili, alcune forme di kickboxing sono invece praticate sul tatami.

Combattimento di kickboxing
Benefici
La kickboxing si presenta come un’arte marziale ibrida avente molti elementi in comune con gli sport da combattimento come la boxe o la muay thai, nei quali di solito esiste un’intrinseca componente di violenza, che resta comunque negativa anche se risulta incanalata in uno scontro regolamentato e supervisionato. Per questi motivi il consiglio è quello di privilegiare i corsi aventi un approccio meno orientato agli incontri a favore di una dimensione più sportiva che permetta di trarre il massimo beneficio dalla parte di condizionamento fisico e di combattimento, senza però il pericolo di farsi male inutilmente. Dal punto di vista dell’allenamento invece, la kickboxing può sicuramente essere considerata una disciplina allenante e completa, anche se una valutazione generale dei benefici sportivi non può essere svincolata dalle caratteristiche di ogni singolo corso e dalla valutazione dello stile di vita complessivo del praticante.