Giocare a golf non è semplicissimo perché richiede sia abilità sia esperienza. Il golf è un gioco di precisione per due persone o coppie; consiste essenzialmente nel colpire una pallina con apposite mazze dalla testa di ferro e legno fino a quando essa non entra in una serie di buche che sono state predisposte all’interno di una superficie erbosa levigata e poste a varie distanze l’una dall’altra; le buche sono separate da piste od ostacoli vari. Lo scopo del gioco è quello di imbucare la pallina con eseguendo il minor numero possibile di colpi. Il golf moderno si è diffuso moltissimo verso la metà del XIX secolo; è una disciplina popolarissima negli USA, in Inghilterra e in Scozia dove è lo sport nazionale; nel nostro Paese ha fatto la sua apparizione agli inizi del XX secolo; negli ultimi anni il golf è sempre più apprezzato in Italia e in diverse parti della nostra penisola sono nati numerosi golf club. Nel 1927 fu fondata la Federazione Italiana Golf (FIG), riconosciuta ai fini sportivi dal CONI; la FIG ha come fine primario quello di promuovere, organizzare, controllare e disciplinare lo sport del golf nel nostro Paese.
Il golf ha fatto parte del programma olimpico per tre volte, alle olimpiadi del 1900, a quelle del 1904 e a quelle del 2016. Il golf è una disciplina molto complessa dal punto di vista tecnico (le regole sono numerose e, perlomeno apparentemente, complicate) e richiede una notevole destrezza. La maggiore difficoltà di questa disciplina è rappresentata dall’aleatorietà; infatti, nemmeno i grandissimi campioni sono in grado di prevedere con certezza assoluta gli esiti dei propri tiri; ovviamente il grado di aleatorietà non si azzera mai, ma sicuramente si riduce man mano che cresce l’abilità tecnica del giocatore; questi è chiamato a un compito veramente arduo perché deve tenere conto di moltissimi fattori (velocità del vento, pioggia, umidità, conformazione del terreno, visibilità ecc.).
Il campo da golf
Una componente che rende il golf molto affascinante è il suo legame con l’ambiente naturale nel quale tale sport viene praticato; una partita di golf viene infatti giocata all’aperto, nel cosiddetto campo da golf, una superficie che, diversamente da quanto accade nella stragrande maggioranza delle altre discipline sportive, non è un campo di gioco standardizzato; un campo da golf, infatti, può trovarsi in grandi aree in pianura, in collina, in montagna o comunque in qualsiasi posto ove sia disponibile un amplissimo spazio verde (almeno 50 o 60 ettari).
Di norma una partita di golf viene praticata su campi di erba suddivisi in 18 buche di lunghezza variabile (70 ai 550 m) e dalla larghezza media di circa 40 m. Esistono anche campi da golf con un diverso numero di buche (3, 6, 9, 27 e 36), ma il tipico giro è quello di 18 buche. Va chiarito che con “buca” si intende tutta l’area che è compresa tra la piazzola di partenza (denominata tee) e la piazzola di arrivo (detta putting green), dove è sistemata la buca vera e propria.
L’area di partenza è generalmente pianeggiante e l’erba è accuratamente rasata e corrisponde quindi al punto di inizio di ogni singola buca; il percorso che va dal tee alla buca è contraddistinto da diverse tipologie di superficie come, per esempio, il fairway (termine che possiamo tradurre con via buona o via corretta), una striscia di prato ben rasato e che è fiancheggiata da erba sempre più alta (rough, termine che sta per ruvido, non buono); lungo il percorso si incontrano anche ostacoli di diverso tipo che rendono più arduo raggiungere la buca (alberi, specchi d’acqua artificiali o naturali, avvallamenti, torrenti ecc.). La buca vera e propria è contrassegnata da una bandierina che consente la sua individuazione a distanza.
I par
Le buche possono essere par 3, par 4 o par 5 a seconda del numero ideale di colpi per concludere in buca; una buca par 4 dovrebbe essere idealmente giocata in quattro colpi; chiaramente è possibile terminare una buca utilizzando un numero di colpi inferiore o superiore al par; un giocatore di golf che conclude una buca utilizzando un colpo in meno del par (per esempio 4 colpi in un par 5) segna un birdie; nel caso concluda una buca utilizzando un numero di colpi inferiore di 2 rispetto al par, segna un eagle; se conclude con tre colpi in meno del par (evento possibile, ma abbastanza infrequente anche fra i professionisti più navigati) segna un albatross; evento ancor più raro, ma non impossibile perché esistono casi documentati, è il completare una buca con -4 sul par; questo colpo viene detto condor (anche triple-eagle o double-albatross) e di fatto significa andare subito in buca su un par 5.
Al contrario, il giocatore che conclude una buca con uno, due, tre colpi in più del par, segna rispettivamente un bogey, un doppio bogey, un triplo bogey; oltre il triplo bogey si parla generalmente di 4 sopra il par e così via.
Le buche par 3 hanno una lunghezza che va dai 70 ai 200 m circa, le par 4 vanno da 260 a 400, mentre le par 5 vanno da 450 a 550. Di norma, un campo di 18 buche ha par 72, ma vi sono anche campi da golf che giocano 70 oppure 71 par.
I ferri per giocare a golf
Per colpire la palla si usano i bastoni, composti da una canna (shaft) e da un’impugnatura (grip) che termina con la testa del bastone. Ci sono te tipi fondamentali di bastoni:
- legni
- ferri
- putter.
Esistono poi intermedi fra un tipo e l’altro. I legni sono utilizzati per colpi lunghi dal fairway o dal tee. I ferri sono il genere di bastoni più importanti perché utilizzati per molti tipi di colpi; i putter sono usati principalmente per accompagnare la palla sul green fino dentro la buca.
I bastoni si differenziano soprattutto per il loft, l’angolo tra la faccia del bastone e la verticale. Il loft permette alla palla di alzarsi dal terreno con una traiettoria più o meno tesa. Al momento dell’impatto, il loft contribuisce al backspin, la rotazione contraria al moto che impedisce alla palla di rotolare quando atterra. Il loft è indicato con un numero che quindi indica anche la distanza ottenibile con il colpo: numero maggiore vuol dire distanza minore.
Un giocatore può trasportare nella sacca al massimo 14 bastoni.
Giocare a golf e benessere
Molti ritengono il golf una disciplina statica, molti altri pensano esattamente il contrario e ne magnificano le virtù salutistiche. Dove sta la verità?
Probabilmente la verità è più vicina alla bocciatura che all’assoluzione. Se è vero che una partita di golf ha una durata di circa 4 o 5 ore, è pur vero che la maggior parte di questo tempo si sta fermi o ci si muove lentamente e i chilometri percorsi sono veramente pochi; lo sforzo non è anaerobico e il cuore non supera mai certe frequenze (se non nel professionista che si gioca un grande premio all’ultima buca, ma per motivi psichici, non fisici). Certo, è meglio giocare a golf che stare davanti alla televisione tutto il giorno, ma, in sostanza in quanto a protezione cardiovascolare, il golf è uno sport poco interessante.
Sulle doti come precisione, coordinazione, concentrazione possiamo riflettere sul fatto che sono presenti anche in altre discipline come l’automobilismo e gli scacchi, ma penso che pochi riterrebbero queste ultime due discipline come sufficienti a una vita sana e attiva.
Secondo alcuni autori, la preparazione fisica specifica per il golf prevedrebbe essenzialmente un moderato e bilanciato sviluppo di tutta la muscolatura; eseguire lavori eccessivamente incentrati su forza e ipertrofia può essere controproducente; sviluppare notevoli masse muscolari nella parte superiore del corpo può, infatti, rendere meno efficace il gesto e ridurre flessibilità e sensibilità.
In sostanza, non si eccede, ma basta poco più di quello richiesto a un sedentario, eccezion fatta per i muscoli delle braccia (è importante curare il tricipite e i muscoli dell’avambraccio).
Anche per quanto riguarda gli arti inferiori niente a che vedere con gli sport che li usano veramente, tant’è che mediamente un golfista dilettante che abbia praticato da anni solo questo sport due o tre volte alla settimana arriverà ai 50 anni decisamente non competitivo a livello aerobico con runner, ciclisti o semplici amanti del pallone.
Sicuramente la qualità più importante nel golf è la flessibilità, caratteristica che può essere migliorata con appositi programmi di allenamento. Regolari esercizi di stretching e mobilità articolare agevolano la performance e prevengono gli infortuni. Per questo a livello salutistico il golf può essere assimilato allo yoga e si deve considerare un esempio di low-intensity training.
Peraltro, per la ripetitività del gesto i golfisti sono spesso soggetti a infortuni agli arti superiori, infortuni che fanno ricadere nella sedentarietà più totale se il golf è l’unico sport praticato.
Ci si potrà chiedere come mai questo giudizio critico per uno sport cui dedichiamo con questo articolo un certo spazio. Il motivo è semplice: evitare che il golfista si ritenga un grande sportivo a 360 gradi;
il golf è soprattutto una disciplina da amare,
come si amano gli scacchi o il tiro con l’arco, ma senza sovraccaricarlo di pregi salutistici che non ha.