Correre con il vento: per i runner agonisti, corsa e vento è un binomio molto più fastidioso della pioggia. Quanto si perde (o si guadagna, se è a favore)? La risposta è molto complessa perché dipende soprattutto da:
- velocità del vento
- effetto scia
- velocità di corsa
- caratteristiche dell’atleta
- direzione del vento (che raramente è totalmente contrario o totalmente favorevole)
- peso del runner.
Velocità del vento
Fondamentale il lavoro di Pugh, del lontano 1971. Lo studio di Pugh mostra che
il consumo di ossigeno (da cui deriva il costo energetico) aumenta con il quadrato del flusso d’aria sul corpo.
In altri termini, se si raddoppia la velocità del vento si quadruplica il suo effetto!
Velocità del runner
La ricerca di Pugh dimostra anche che conta la velocità del runner (si parla di flusso d’aria). A parità di vento, la resistenza aggiuntiva dovuta al vento, se si va a 4’/km è circa doppia rispetto ad andare a 6’/km.
Correre con il vento: l’effetto scia
Se si sta a un metro da un altro corridore, l’effetto del vento è ridotto di ben l’80% (questa invece la situazione delle scie nel ciclismo). Per questo, in gara, anche con vento leggero, conviene stare in scia!
Vento favorevole
Nel 1980 C.T.M. Davies ha confermato i risultati di Pugh, ma ha studiato anche l’effetto di un vento in coda, cioè favorevole, arrivando alla conclusione che un vento a favore fa guadagnare circa la metà di quanto fa perdere se è contrario. A onor del vero, Davies sottolinea anche che i risultati sono stati ottenuti con runner su tapis roulant, quindi dove una parte dello sforzo era comunque spesa per mantenere l’equilibrio, cosa che su strada è più facile. Comunque, anche la pratica mostra che un vento in coda fa guadagnare decisamente meno di quanto si perda se lo stesso vento è in faccia!

Imparare a conoscere e a gestire la velocità del vento è fondamentale per allenarsi con razionalità
Altre considerazioni sul correre con il vento
Come si vede, non è facile calcolare l’effetto del vento tanto che esistono solo regole desunte dagli studi sopraesposti che però non riflettono quasi mai la situazione in cui sta correndo il runner. Per esempio J. Davies calcola che
un vento approssimativamente uguale al ritmo a cui si sta correndo ci fa perdere 8″/km se totalmente contrario e ci fa guadagnare 4″/km se totalmente favorevole.
Probabilmente l’affermazione di Davies è molto corretta per velocità del runner attorno ai 4’/km e vento di 15 km/h, un vento percepibile, ma non certo molto forte.
Purtroppo, le ricerche non considerano la direzione del vento. Per ottenere l’effetto dagli studi mostrati, non si può però ridursi a semplici calcoli trigonometrici perché un vento trasversale comunque influisce anche sul dispendio energetico per mantenere la direzione ci corsa.
Altro fattore da considerare è che, siccome la corsa di resistenza (a differenza del ciclismo) impegna solo una parte della forza muscolare dell’atleta, saranno meno penalizzati gli atleti più muscolari (e quindi le donne mediamente saranno più penalizzate, a parità di altre condizioni), sempre perché sarà più facile mantenere l’assetto di corsa.
Per la stessa ragione, atleti pesanti saranno più favoriti rispetto ad atleti leggeri.
Correre con il vento: un consiglio pratico
Consideriamo un vento forte (30 km/h); non è certo impossibile correre (a chi non avesse idea di questa velocità consiglio di usare un’app meteo per verificare per un po’ di giorni le proprie condizioni meteo per “imparare” le velocità dei venti), ma è sicuramente molto fastidioso. La regola di Davies non vale perché nessun runner va a 2’/km. Ammesso che valga e che si sia atleti molto validi (gli studi di Pugh ci dicono che se si va più piano si perde di meno), diciamo che si perde attorno ai 12-15″/km. Bisogna poi considerare l’effetto psicologico: molti runner che percepiscono una bassa velocità rispetto alle loro potenzialità si deprimono perché cala la motivazione a correre. Che fare?
Se si ha la fortuna di avere un tratto rettilineo di circa un km (o meno, in base alle preferenze sulle ripetute), si può percorrere il tratto a favore di vento come ripetuta e quello controvento come recupero in souplesse (meglio evitare il fondo lento che comunque ci metterebbe di fronte a tempi veramente scadenti).
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