I 10×200 m sono un allenamento classico per il runner amatore perché possono essere fatti facilmente in pista o su asfalto (in questo caso la misurazione deve essere esatta, il satellitare non è indicatissimo, meglio la rotella). Dopo un ottimo riscaldamento e almeno 4 allunghi da 60-100 m (e, per chi lo sa fare bene, stretching) si corrono 10 volte i 200 m con il recupero di 1′ da fermo. Ciò che conta è la media della prova, fatto salvo che se fra il 200 m più veloce e quello più lento ci sono più di 6-8″, il dato medio perde un po’ di significato (di solito accade perché il primo è troppo lento o l’ultimo troppo veloce, per esempio il primo a 47″ e l’ultimo a 39″). Come spiegato nell’articolo generale sulle ripetute sui 200 m, i 10×200 m non hanno una chiara utilità fisiologica per il runner, né sono particolarmente allenanti per l’amatore. E allora perché si corrono (preferendoli ai più allenanti 300 o 400 m)? In genere le motivazioni sono due:
a) il caldo; d’estate con temperature che arrivano ben oltre i 30 °C è preferibile accorciare di molto le distanze delle ripetute piuttosto che scoppiare o non fare nulla;
b) un test; poiché l’allenamento si recupera velocemente, può servire da test approssimativo sui 5000 m. Basta moltiplicare il valore della media per 6,5 per avere il valore al km sui 5000 m. Per esempio: se 40″ è la media, si corrono i 5000 m a 4’20″/km circa. Ovviamente anche il dato 6,5 è un dato medio sulla popolazione dei runner, per il singolo soggetto può essere 6,4 come 6,6; una volta trovato il proprio indice, tale permane nel tempo perché è una caratteristica dell’atleta. In altri termini, se migliora nei 10×200 m migliorerà anche nei 5000 m se il suo allenamento è rimasto qualitativamente simile.
NOTA – I riscontri cronometrici sono medie sulla popolazione atletica per cui è opportuno che il singolo runner li adatti alla sua situazione.

I 10×200 m sono un allenamento classico per il runner amatore perché possono essere fatti facilmente in pista o su asfalto
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