Sono molti i bambini che scelgono il ciclismo come sport principale; una passione spesso mutuata dall’amore dei genitori (più spesso i padri) per questa interessante disciplina sportiva. Avviare i bambini al ciclismo può non essere semplice; certamente non è possibile farlo troppo presto tant’è che, come scriviamo nel nostro articolo Bambini e sport, permanendo l’accoppiata divertimento-agonismo, l’età massima per la pratica del ciclismo è quella più alta (12 anni) fra i vari sport segnalati. Allenare un bambino che vuole praticare ciclismo non è facile, richiede esperienza e molta attenzione e il genitore che asseconda il proprio figlio nella scelta di questo sport dovrà essere sicuro di affidarsi a personale competente.
Ciclismo: uno sport non semplice
Andare in bicicletta è una cosa che la maggior parte dei bambini impara molto presto, ma andare in bicicletta non è fare ciclismo; il ciclismo è una disciplina nella quale la preparazione atletica prevede molta quantità e molta qualità ed è nel sapiente dosaggio delle due cose che sta la bravura dell’allenatore di bambini. Allenare un bambino è profondamente diverso dall’allenare un adulto.

Secondo alcuni pediatri, verso i 2 anni d’età si può già iniziare a far uso della biciclettina senza pedali; poi si passerà alla bici con le rotelle che solitamente vengono tolte tra i 3 e i 5 anni
La fascia di età maggiormente interessata è quella che va da 7 ai 12 anni e un allenatore che si trovi a gestire questi ragazzi deve soprattutto cercare di far divertire il ragazzo e farlo appassionare a questa affascinante disciplina, non sottoporlo ad allenamenti ripetitivi, noiosi, eccessivamente pesanti e faticosi; non caso sono molti gli addetti ai lavori che lamentano un eccessivo numero di abbandoni da parte di chi si era dedicato all’attività ciclistica.
La specifica preparazione al ciclismo prevede lavori di quantità alternati a vari esercizi di rapidità, ripetute di forza resistente, ripetute di forza rapida ecc. L’abilità dell’allenatore è quella di far “digerire” molti di questi allenamenti facendoli vivere come una sorta di divertimento.
Il ciclismo è uno sport di resistenza ed è ovvio che siano necessari lavori che guardino in questa direzione, ma costringere un bambino a “sciropparsi” lunghe ed estenuanti sedute su strada per fargli accumulare km su km è controproducente e anche dannoso da un punto di vista fisiologico (non bisogna dimenticare, infatti, che il bambino attraversa, fra i 7 e i 12 anni, una fase molto delicata del suo sviluppo psicofisico).
Anche eccessivi lavori di forza (per esempio lo scalare salite più meno ripide di percorsi collinari) hanno poco senso; si rischiano peraltro danni cartilaginei e articolari.
Cosa fare?
Nella fascia che va dai 7 ai 10 anni è opportuno che l’allenatore lavori soprattutto sull’acquisizione delle capacità coordinative generali ovvero l’apprendimento e il controllo motorio, dopodiché potrà passare a lavori più complessi che stimolino la capacità di equilibrio, quella di reazione motoria quella di orientamento spazio-temporale nonché la capacità di combinazione motoria, la fantasia, il ritmo ecc. Sono tutte cose di notevole importanza e che non fanno a pugni con il divertimento.
Una prima tappa che i bambini che fanno ciclismo devono superare è quella relativa alle esercitazioni con i birilli, ideali per i bambini dai 7 ai 10 anni; per i più grandicelli, sempre che abbiano alcuni anni di “attività ciclistica” alle spalle, possono essere proposti lavori più complessi (test di velocità, prove di rapidità, test atletici cronometrati ecc.) che possono avere notevoli benefici sul piano neuromuscolare.
La cosa fondamentale sulla quale molti allenatori e addetti ai lavori concordano è che è decisamente controproducente forzare la crescita di un bambino anticipandone la crescita; certo chi guarda al risultato immediato forse potrà forse vedere qualche “risultato”, ma si tratta di una politica destinata al fallimento, sia per quanto riguarda chi vorrebbe continuare a praticare sport agonistico sia per chi cercava soltanto un modo di divertirsi praticando una disciplina sportiva.
Ciclismo: i pro e contro
Partiamo con i pro; sicuramente il ciclismo può essere uno sport molto divertente; è inoltre una disciplina che oltre a rendere più forti e più resistenti, migliora notevolmente le capacità di equilibrio e combinazione motoria. Sicuramente richiede una certa forza di volontà e, pur essendo uno sport principalmente individuale, è in grado di stimolare anche lo spirito di squadra dal momento che è una disciplina che la prevede.
E i contro? Il ciclismo non ha solo pregi; checché se ne dica, è uno sport che ha un certo grado di pericolosità perché le cadute sono sempre in agguato, in particolar modo quando si affrontano le discese, non è quindi una disciplina esente da fratture o da altri eventi traumatici più o meno gravi.
Un altro difetto del ciclismo è che, come del resto accade in altre discipline, per esempio la corsa, la parte superiore del corpo avrà uno sviluppo non in linea con quello della parte inferiore; un altro problema, infine, è che il ciclismo, differentemente da molti altri sport (si potrebbe integrarlo con il nuoto o con il tennis), non è sempre praticabile nel corso delle stagioni più fredde; c’è quindi il rischio, se il bambino non pratica altre discipline, che l’attività sportiva venga effettuata stagionalmente e non costantemente.
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