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Secondo dopoguerra

Il secondo dopoguerra vide la definizione di un nuovo assetto territoriale.

L’Italia dovette cedere Briga e Tenda alla Francia, perse l’impero coloniale, dovette cedere alla Grecia Rodi e il Dodecaneso; Trieste contesa da italiani e jugoslavi fu organizzata in territorio libero diviso in due zone; infine fu imposta a Roma un’indennità di guerra che inglesi e americani non pretesero, sovietici e jugoslavi sì. L’Est Europa finì sotto l’influenza sovietica e nacquero governi comunisti filorussi.

In Asia, il Giappone perdeva i possedimenti in Cina, Formosa, Sachalin e la Corea, mentre le potenze vincitrici mantennero il controllo sui rispettivi imperi coloniali. Come riconoscimento al popolo ebraico duramente colpito dal nazismo, nel 1948 nacque lo Stato di Israele. La Lega Araba attaccò quasi subito il neonato Stato, ma il suo intervento si concluse in una rovinosa sconfitta.

L’opposizione del blocco occidentale (alleato degli Stati Uniti) a quello comunista (alleato della Russia) creò tensioni politiche e militari che furono descritte con la locuzione di guerra fredda. I contrasti si acuirono al punto che, nel 1950, si rischiò una nuova guerra mondiale quando in Corea nazionalisti e comunisti si affrontarono militarmente e l’invasione della Corea del Sud da parte dei comunisti provocò l’intervento, su mandato ONU, degli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, nel tentativo di liberare il Paese occupato. La guerra terminò tre anni dopo con il ristabilimento delle due Coree con la linea di confine fissata sul 38-esimo parallelo.

In Europa, la Germania spartita tra occidentali (a ovest, Repubblica Federale Tedesca, RFT) e sovietici (a est, Repubblica Democratica Tedesca, RDT) si vide precludere ogni possibilità di unificazione, mentre gli Stati Uniti vararono un massiccio piano d’aiuti verso i Paesi loro alleati (piano Marshall).

Il secondo dopoguerra

Il secondo dopoguerra fu dominato dalla tensione nei rapporti fra Stati Uniti e URSS, tra cui calò quella che Churchill definì una “cortina di ferro” che separava due ideologie e modelli politico-economici opposti

La cooperazione occidentale

Sia per motivi economici sia per motivi militari le nazioni dell’Occidente cercarono punti in comune.

Sul piano militare, per contrastare la potenza sovietica, nacque la NATO (North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, con sede a Bruxelles). Inizialmente composta da 12 Paesi fra cui l’Italia, qualche anno dopo si aggiunsero anche Grecia e Turchia e Repubblica Federale Tedesca; solo circa 30 anni dopo si unì la Spagna, mentre nel 1999 si aggiunsero la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria. La NATO nacque basandosi sul concetto di difesa collettiva cui avevano diritto i Paesi membri.

Sul piano economico nacque la CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Francia, RFT, Italia e Benelux, cioè Belgio, Olanda e Lussemburgo) a cui il blocco sovietico rispose con il COMECON.

La rivoluzione cinese

Dopo la capitolazione giapponese, la guerra civile oppose nazionalisti e comunisti. Nel 1949 i comunisti, che Mao Tse-tung aveva condotto alla vittoria, fondarono la Repubblica Popolare Cinese, mentre i nazionalisti si rifugiarono a Taiwan (Formosa).

 

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