La rivoluzione americana si scatenò nelle colonie britanniche in Nord America nella seconda metà del Settecento, avviando l’indipendenza delle terre del Nuovo Mondo.
Nel 1763, alla fine della guerra dei sette anni, il trattato di Parigi fece cessare definitivamente la minaccia francese alle colonie inglesi del Nord America e aprì l’Ovest ai coloni inglesi. Le colonie, però, sopportavano a fatica l’autorità dell’Inghilterra, in cui non si riconoscevano e da cui quindi non accettavano di subire tassazioni, e si rivoltarono contro i monopoli commerciali.
La Guerra d’indipendenza americana
La nuova legge sul tè (Tea act, 1773) e l’introduzione delle leggi intollerabili, che abolivano le autonomie locali accentrando il potere nelle mani delle autorità inglesi, causarono la reazione dei coloni che organizzarono milizie e sistemi di autogoverno; nel 1774 fu convocato a Filadelfia il primo Congresso che proclamò nulle le nuove leggi, impose il boicottaggio contro le merci britanniche e stilò una Dichiarazione dei diritti dei coloni. Seguirono violenti scontri che di fatto iniziarono la rivoluzione. L’indipendenza dalla Gran Bretagna fu proclamata il 4 luglio 1776 con la Dichiarazione di indipendenza redatta da Thomas Jefferson, che proclamava la forma repubblicana del nuovo Paese, affermava i diritti naturali e inalienabili dell’uomo (vita, libertà e felicità), il principio della sovranità popolare, il diritto dei popoli alla rivoluzione e all’indipendenza. L’esercito americano, sotto la guida di George Washington, sconfisse gli inglesi a Saratoga Springs, ma per le sorti del conflitto fu decisivo l’intervento di Francia, Spagna e Olanda a fianco dei ribelli, che sbaragliarono il nemico a Yorktown. Nel 1783 la pace di Parigi riconobbe l’esistenza della repubblica federale degli Stati Uniti. La convenzione di Filadelfia elaborò nel 1787 una costituzione federale, tuttora in vigore, e nel 1789 George Washington diventò presidente degli Stati Uniti.
L’applicazione della costituzione sviluppava due tendenze politiche: quella dei federalisti, sostenitori di un potere centrale forte, e quella dei repubblicani, desiderosi di conservare le libertà locali. Nel 1803 gli Stati Uniti acquistarono la Louisiana dalla Francia e uscirono vittoriosi (1812-1815) dalla Seconda guerra di indipendenza, avviata dalla Gran Bretagna.

George Washington guidò l’esercito dei coloni durante tutta la rivoluzione americana ed è considerato uno dei padri fondatori degli Stati Uniti
Cronologia
1767 – Approvazione dei Townshend acts, insieme di leggi volte ad aumentare il controllo sulle colonie e a imporre nuovi dazi, tra cui quello sul tè.
1770 – Massacro di Boston: in seguito all’opposizione dei coloni ai Townshend acts, il governo inglese manda truppe a Boston e negli scontri muoiono dei civili.
1773 – Boston Tea Party: un gruppo di patrioti con travestimenti da nativi americani sale a bordo delle navi inglesi al porto di Boston e riversa in mare le casse di tè presenti in segno di protesta.
1775 – Primo scontro armato tra coloni e truppe britanniche, vinto dai coloni.
4 luglio 1776 – Firma della Dichiarazione di indipendenza dei coloni dagli inglesi. Continuano però gli scontri tra l’esercito dei patrioti, guidati da George Washington e appoggiati dalla Francia, e l’esercito inglese.
1777 – Battaglia di Saratoga e vittoria americana.
1781 – Vittoria decisiva dei patrioti insieme ai francesi a Yorktown.
1783 – Pace di Parigi: le colonie vengono riconosciute come una nazione autonoma e indipendente e l’Inghilterra mantiene solo il controllo del Canada settentrionale.
1787 – Convenzione di Filadelfia: stesura della costituzione americana.
1789 – George Washington è il primo presidente degli Stati Uniti.
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