Il risorgimento è il movimento italiano che ebbe come risultato l’indipendenza dell’Italia e la costituzione di uno Stato unitario. Ebbe la sua origine nella diffusione dei principi liberali e nazionali in tutta Europa a seguito della rivoluzione francese, inizialmente sotto forma di movimento segreto (carboneria) con l’organizzazione di una serie di moti (Napoli, 1820; Piemonte, 1821; Modena e Bologna, 1831) con lo scopo di liberarsi dagli invasori e costringere i sovrani a concedere la costituzione. Questi fatti storici trovano la loro radice nei concetti illuministici di fine Settecento, espressi nella cultura italiana da Parini e da Alfieri. La Giovine Italia, costituita da Mazzini, ebbe invece lo scopo di guidare all’insurrezione il popolo intero al fine di conseguire la libertà e l’unità repubblicana della nazione. Questo movimento contribuì alle insurrezioni di Milano (cinque giornate), di Venezia e della repubblica romana (1848-1849) e costituì il prodromo alle vicende garibaldine.
Mentre negli ambienti intellettuali si diffondevano le correnti risorgimentali, negli Stati italiani imperversava la conservazione. Nel Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II fu contrario a ogni innovazione liberale. Ciò impedì la formazione di una solida classe media a tutto vantaggio dei grandi proprietari terrieri. In Sicilia, intanto, a causa dello stato di subordinazione al continente in cui l’isola veniva mantenuta, si rafforzò lo spirito separatista tanto che si arrivò a una rivolta duramente repressa. Nello Stato Pontificio, papa Gregorio XVI utilizzò metodi retrivi: egli arrivò al punto di considerare il progresso come figlio di Satana. Il Granducato di Toscana di Leopoldo II restò aperto a un certo liberalismo, anche se il sovrano, per compiacere l’Austria, fu costretto a sopprimere l’Antologia, una rivista di ispirazione liberale fondata a Firenze da Vieusseux e Capponi. Nel Ducato di Parma e Piacenza, Maria Luisa si allineò alle posizioni toscane. A Modena, Francesco IV ormai non era che un burattino in mano agli Asburgo. Nel Lombardo-Veneto, l’Austria introdusse riforme nei settori amministrativo e dell’istruzione e continuò a sfruttarne la fiorente economia. Per finire, nello Stato sabaudo, Carlo Alberto, succeduto a Carlo Felice, pur restando conservatore, introdusse riforme economiche e amministrative ispirate alla legislazione napoleonica.
Mazzini e la “Giovine Italia”
Giuseppe Mazzini fu un giovane patriottico e di grande tensione intellettuale. Laureato in filosofia e diritto, iniziò l’attività giornalistica collaborando a periodici di ispirazione liberale, iscrivendosi alla carboneria, nel cui interno operò distinguendosi in modo attivo. Nel 1830 fu arrestato e costretto all’esilio. Si stabilì in Francia, a Marsiglia, dove fondò il movimento Giovine Italia con il proposito di condurre gli italiani sulla strada del progresso, abbattendo il papato e l’impero austro-ungarico, simboli di vetustà e medioevo, fino a costituire un’Italia libera, unita e repubblicana. Nel programma, pubblicizzato dalle pagine del periodico Giovine Italia, si rivendicava dunque il diritto all’insurrezione contro l’oppressore. La Giovine Italia ispirò i moti rivoluzionari del ’30 a Genova e la spedizione in Savoia. Dopo questi fallimenti, l’organizzazione fu sciolta e Mazzini si trasferì prima in Svizzera e poi a Londra, dove fondò l’Unione degli operai italiani.

Mazzini fu una figura di primo piano del Risorgimento anche se le rivolte da lui promosse fallirono, perché diffuse lo spirito dell’unità e dell’indipendenza e alimentò la cultura risorgimentale
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