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Prima guerra d’indipendenza italiana

La Prima guerra d’indipendenza italiana fu combattuta dal Regno di Sardegna e da volontari italiani contro l’Impero austriaco tra il 1848 e il 1849, dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari.

L’ascesa al papato di Pio IX coincise con riforme democratiche, dapprima nello Stato pontificio e poi in altri Stati italiani. Carlo Alberto di Savoia e il granduca di Toscana, Leopoldo II, furono i primi ad aderire al nuovo spirito liberale. Anche il più refrattario a ogni riforma, il re Ferdinando II delle Due Sicilie, dovette concedere una costituzione, subito imitato da Carlo Alberto e da Leopoldo II.

Il neoguelfìsmo fu una corrente ideologica e politica originata nell’ambiente cattolico liberale del XIX sec., che auspicava la formazione di una confederazione di Stati italiani, ciascuno retto dalla dinastia regnante, sotto il patrocinio del papa. Il movimento si contrapponeva alle tendenze patriottiche più rivoluzionarie, ma fallì dopo l’insuccesso della Prima guerra d’indipendenza che vide la partecipazione degli eserciti dei vari Stati italiani e il cauto appoggio di Pio IX. Il movimento fu teorizzato da Gioberti (Del primato morale e civile degli italiani) e da Balbo (Le speranze d’Italia).

A questo movimento si contrapponevano i liberal-radicali che si rifacevano invece a idee repubblicane. Maggiori esponenti di questo movimento furono Cattaneo e Ferrari.

Nel 1848 Carlo Alberto di Savoia dichiarò guerra all’Austria. Alle prime fasi della guerra presero parte anche il regno di Napoli, che inviò due divisioni guidate da Guglielmo Pepe, e papa Pio IX, che mandò due divisioni agli ordini di Durando e Ferrari. L’esercito piemontese passò il Ticino la notte del 25 marzo e occupò immediatamente Milano e Pavia. I piemontesi si diressero poi verso il Quadrilatero, vincendo nella battaglia di Pastrengo. Gli austriaci si riscattarono a Santa Lucia e nonostante la grave perdita di Peschiera, la vittoria di Custoza portò all’armistizio di Salasco che vide i piemontesi arretrati al di là del Ticino. Alla ripresa delle ostilità nel 1849 gli austriaci forzarono le difese piemontesi e, partendo da Pavia, sferrarono un duro attacco fino a giungere a Novara dove la battaglia decisiva della guerra fu risolta a favore degli austriaci. La sera del 23 marzo 1849 Carlo Alberto chiese l’armistizio e poco dopo abdicò in favore di Vittorio Emanuele II. La pace fu firmata a Milano l’anno seguente.

Tra il 1849 e il 1860 l’azione delle forze liberali e democratiche si concentrò intorno agli obiettivi di indipendenza e unità nazionale mentre i sovrani degli Stati italiani assumevano un atteggiamento profondamente reazionario (particolarmente nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie). La vittoria degli austriaci condusse alla fine delle esperienze repubblicane in Toscana, a Roma e a Venezia.

In Piemonte il governo fu affidato a Massimo d’Azeglio; di inclinazioni politiche liberal-moderate, dopo la sconfitta di Novara fu eletto presidente del consiglio; nonostante l’opposizione del parlamento, giunse a stipulare una pace onorevole con l’Austria. Volle che Cavour entrasse a far parte del suo ministero e fu da questi sostituito nella carica di presidente nel 1852.

Cavour rappresentava una nuova figura di aristocratico liberale aperto alle esigenze di progresso civile e sociale della borghesia moderna. Quando Francia e Regno Unito entrarono in guerra contro la Russia dello zar Nicola I che si era insediato nel mediterraneo meridionale a spese della Turchia, Cavour si fece invitare nell’alleanza inglese e mandò un comando autonomo piemontese in Crimea che prese parte alla battaglia della Cernaia (1855). Sebastopoli fu presa e la caduta della fortezza segnò la fine della guerra. La partecipazione alla guerra consentì a Cavour la presenza al congresso di Parigi del 1856 con parità di diritti dei ministri delle grandi potenze; ottenne di discutere sulla questione italiana e il consenso francese e inglese contro la politica austriaca.

In Italia, dopo il fallimento dei moti di Milano e l’impiccagione di patrioti sugli spalti del forte di Belfiore, Mazzini fondò il Partito d’Azione per centrare gli obiettivi di unità e repubblica. Entrato in crisi per vari tentativi insurrezionali naufragati (il più grave quello di Sapri costato la vita a Carlo Pisacane), a esso Cavour contrappose la Società nazionale interprete delle esigenze indipendentistiche moderate e liberali.

Con l’accordo di Plombières (1858), Cavour ebbe contatti diretti con Napoleone III; escludendo le normali vie diplomatiche, concluse un patto segreto di alleanza franco-piemontese in funzione anti-austriaca. Solo in caso di attacco dell’Austria il Piemonte avrebbe avuto aiuti dalla Francia. Fu concordato un nuovo assetto politico dell’Italia in caso di vittoria. La rottura diplomatica tra Napoleone III e l’Austria portò alla firma del trattato di alleanza militare tra Piemonte e Francia. L’Austria diede un ultimatum al Piemonte chiedendo l’immediato disarmo e il congedo dei volontari. Alla risposta negativa di Cavour l’esercito austriaco passò il Ticino. Ebbe inizio la Seconda guerra d’indipendenza (1859).

Prima guerra d'indipendenza

Statua del generale Radetzky a Vienna: la sua vittoria nella Prima guerra d’indipendenza italiana fu celebrata dal compositore austriaco Strauss con la celebre Marcia di Radetzky

Cronologia

23 marzo 1848 – Il re di Sardegna Carlo Alberto dichiara guerra all’impero austriaco occupando Milano e Pavia e poi inoltrandosi nel Lombardo-Veneto.

30 aprile 1848 – Battaglia di Pastrengo: i piemontesi costringono gli austriaci ad arretrare fino all’Adige, ma non riescono a superarlo.

6 maggio 1848 – Battaglia di Santa Lucia: gli austriaci passano in vantaggio nel conflitto. A peggiorare la situazione, pochi giorni dopo, arriva l’annuncio del ritiro dell’esercito del regno di Napoli dal conflitto.

30 maggio 1848 – Battaglia di Goito: i piemontesi strappano l’importante Peschiera agli austriaci, che reagiscono occupando Vicenza.

25 luglio 1848 – Battaglia di Custoza: sconfitta piemontese e ritirata.

4 agosto 1848 – Resa di Milano: l’esercito piemontese, asserragliatosi dentro Milano, viene attaccato dagli austriaci e Carlo Alberto accetta di cedere la città in cambio di una ritirata sicura in Piemonte. Pochi giorni dopo l’armistizio di Salasco stabilisce il ritiro di tutte le truppe piemontesi da tutto il Lombardo-veneto.

20 marzo 1849 – Il generale Radetzky invade il regno di Sardegna da Pavia e tre giorni dopo arriva a Novara dove infligge la sconfitta definitiva a Carlo Alberto. con l’armistizio di Vignale gli austriaci ottengono l’occupazione della Lomellina e di Alessandria.

 

Indice materie – Storia – Prima guerra d’indipendenza italiana

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