Il Giappone e la Cina continuarono le loro ostilità nel periodo tra le due guerre mondiali, mantenendo pressoché inalterato il dominio giapponese sulla Cina.
Il Giappone era entrato nella Prima guerra mondiale a fianco degli alleati e aveva ottenuto i possedimenti tedeschi del Pacifico. Nel 1926 Hirohito succedette al padre iniziando l’era Shōwa. Qualche anno dopo, l’estrema destra nazionalista al potere fece occupare la Manciuria e successivamente il Giappone occupò il nord-est della Cina.
In Cina, nel 1911, era stata proclamata la repubblica, sempre più influenzata dai giapponesi; dopo la fondazione del Partito comunista cinese (PCC), i comunisti entrarono nel partito nazionalista Kuomintang di Sun Yat-sen, impegnato a contrastare l’influenza giapponese sul governo di Pechino, formando un governo alternativo con sede a Canton. Quando a Sun succedette Chiang Kai-shek i rapporti con i comunisti si incrinarono e questi ultimi dovettero rifugiarsi nel nord al termine della cosiddetta Lunga Marcia (1934-1935) guidati dalla stella nascente, Mao Tse-tung.
Nel frattempo fu effimero il controllo di tutto il territorio da parte dei nazionalisti, visto che già prima dello scoppio della guerra il Giappone aveva occupato la parte nord della Cina e con il conflitto avanzò verso il sud.

Fra gli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale Giappone e Cina furono costantemente in conflitto e il Giappone occupò molti territori cinesi
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