Il dispotismo illuminato (o assolutismo illuminato) è il governo di un sovrano assoluto guidato dai principi dell’illuminismo.
L’illuminismo ebbe notevoli influssi nelle corti europee tra Settecento e Ottocento, soprattutto negli Stati (come in Prussia e negli Stati asburgici) più arretrati rispetto a Francia e Inghilterra, di fatto favorendo notevoli riforme. In alcuni Paesi, come Francia, Spagna e Portogallo, l’illuminismo portò a limitazioni del potere politico della Chiesa.
L’Austria
In Austria Maria Teresa limitò il potere della Chiesa (fra l’altro sciolse la Compagnia di Gesù e allontanò i gesuiti dalle università). Invece il figlio Giuseppe II attuò una politica ecclesiastica molto riformatrice (giuseppinismo) che da un lato penalizzava la Chiesa (soppressione degli ordini religiosi non impegnati in opere assistenziali e nell’insegnamento), ma dall’altro rafforzava il cattolicesimo come religione di Stato. In campo civile, Giuseppe II abolì la censura e la servitù della gleba nonché la pena di morte.
La Prussia
Federico II, re di Prussia, figlio del grande Federico Guglielmo I, mosse guerra all’Austria per affermare la supremazia prussiana contro gli Asburgo: occupò la Slesia e sconfisse Maria Teresa d’Austria, anche grazie all’appoggio francese. Ampliò il regno con l’annessione di Alta e Bassa Slesia e della Frisia orientale. Fece redigere nuovi codici, favorì lo sviluppo del commercio e dell’agricoltura e iniziò un’imponente opera di bonifica e colonizzazione. Contro la coalizione tra Austria e Russia, cui partecipò anche la Francia, Federico II si alleò con l’Inghilterra e invase la Sassonia, dando inizio alla guerra dei sette anni. La Prussia fu salvata dal ritiro dal conflitto dello zar Pietro III e riuscì a mantenere il controllo sulla Slesia. Ciò le permise di rimanere una grande potenza e di partecipare al trattato di San Pietroburgo per la spartizione polacca.
La Russia e il dispotismo illuminato di Pietro il Grande e Caterina la Grande
Dopo aver escluso dal potere la reggente Sofia (1689), Pietro il Grande avviò l’occidentalizzazione del Paese al quale diede un accesso al Baltico e una nuova capitale, San Pietroburgo. Egli creò l’impero russo nel 1721. Sotto i suoi successori, Caterina I, Pietro II e Anna Ivanovna, la sua opera non venne messa in discussione, mentre con Elisabetta Petrovna si sviluppò l’influenza francese. Caterina II portò avanti una politica prestigiosa e di espansione e con il trattato di Küçük Kaynarca (1774) la Russia ottiene un accesso al mar Nero; con le tre spartizioni della Polonia acquisì la Bielorussia, l’Ucraina occidentale e la Lituania, ma l’aggravarsi delle condizioni della servitù della gleba provocò la rivolta di Pugachev.

Pietro il Grande di Russia fu uno dei primi sovrani ad applicare una forma di dispotismo illuminato, rendendo la Russia una grande potenza e promuovendo la cultura e l’istruzione
L’Italia del Settecento
Il trattato di Utrecht (1713) fece passare il Paese sotto il dominio degli Asburgo d’Austria. I Borbone di Spagna s’insediarono a Napoli e a Parma, mentre alcune antiche famiglie si estinsero come, per esempio, i Medici di Firenze soppiantati dagli Asburgo-Lorena e i Farnese di Parma, passata ai Borboni. Le repubbliche di Genova e di Venezia e lo Stato della Chiesa continuarono nella loro decadenza.
In Piemonte, il trattato di Utrecht attribuiva ai sabaudi la Sicilia e il titolo regio; non riuscendo a scambiare la Sicilia con il milanese, Vittorio Amedeo II dovette accettare dalla Quadruplice Alleanza la Sardegna. Grandi riforme vennero attuate durante questo secolo: i carichi fiscali furono ridistribuiti non solo fra le diverse province, ma anche fra tutti i ceti (editto di perequazione); furono emanati provvedimenti per la rivendicazione al demanio statale di tutti i beni feudali ed ecclesiastici; furono fissate leggi dello Stato uguali per tutti (costituzioni del 1723 e 1729).
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