I comuni furono costituiti nell’ultima parte del medioevo come governo di cittadini autonomi in opposizione alle signorie feudali, un fenomeno che si diffuse in tutta Europa. In Italia del nord e in quella centrale i comuni acquisirono caratteri istituzionali e indipendenti. Le lotte delle diverse fazioni politiche interne ai comuni, però, si risolsero di fatto con l’affidamento delle cariche a una sola persona (podestà) e con la trasformazione dei comuni in signorie. L’evoluzione del comune nella signoria lo trasformò in una forma di governo dinastica.
La signoria era un regime dittatoriale sviluppatisi nel tardo medioevo e nel rinascimento specialmente nell’Italia settentrionale. L’istituzione fu caratterizzata dalla trasformazione del regime comunale per cui l’accentramento dei poteri passava dai magistrati a una sola persona. Si instaurò tra il XIV e il XV sec. favorendo l’ingrandimento dei territori comunali, rappresentando così un primo passo verso lo Stato moderno. In alcune grandi signorie (per esempio Genova, Firenze, Siena e Venezia) si ebbe un’evoluzione verso governi oligarchici delle famiglie più influenti.
Alcune signorie, a loro volta, evolvettero in principati, veri e propri stati regionali (in Piemonte e a Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli). Il nuovo assetto creato nella penisola fu sancito dalla pace di Lodi (1454) e rimase immutato fino alla fine del 1700.
Anche alcune piccole città come Ferrara (con gli Estensi) e Mantova (con i Gonzaga) divennero principati.

La vita politica dei comuni ruotava intorno alle istituzioni cittadine che si trovavano nei palazzi intorno alla tipica piazza centrale medievale
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