Il colonialismo nel XIX secolo conobbe una seconda fase esplansiva, coinvolgendo anche i Paesi di recente creazione, come l’Italia e la Germania.
L’ultimo quarto del XIX sec. fu caratterizzato dalla Grande Depressione, un periodo di grave crisi economica dovuto sia a fattori tecnologici sia alla scarsa disponibilità di oro, fattori che portarono a una contrazione degli investimenti e degli scambi (tanto che molti governi tornarono al protezionismo doganale). Vi fu una forte emigrazione verso gli Stati Uniti.
La crisi economica spinse ad avere materie prime a basso costo da destinare all’industria e nuovi sbocchi commerciali. Tutto ciò favorì un nuovo capitolo del colonialismo, soprattutto in Africa dove si contesero i territori, oltre a Francia e Regno Unito, anche la Germania, l’Italia, il Belgio, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti. Nacque il periodo storico dell’imperialismo (termine coniato dall’economista inglese Hobson e diventato poi uno dei concetti bersagliati dal marxismo).
La grande ripresa dell’espansione coloniale in Asia iniziò prima della metà del XIX sec. con la penetrazione delle potenze europee in Cina e con la guerra dell’oppio tra Cina e Regno Unito che portò Hong Kong agli inglesi che comunque lasciarono ai territori conquistati una certa forma di autogoverno; nacquero i dominion, il più importante dei quali fu l’India governata da un viceré, rappresentante della regina Vittoria, imperatrice delle Indie. La Francia invece preferì il colonialismo diretto (Indocina). Il colonialismo spagnolo accentuò la sua crisi perdendo anche le Filippine che passarono sotto il governo degli Stati Uniti. Anche l’Olanda fu presente in Estremo Oriente con le Indie orientali olandesi (l’attuale Indonesia).

Il secondo colonialismo inglese rese la regina Vittoria imperatrice delle Indie, amministrate direttamente dalla corona inglese, tanto che a Calcutta fu eretto in suo onore il Victoria Memorial Hall
In Asia, a fine secolo, le ambizioni dei vari Paesi si concentrarono sulla Cina che aveva già ceduto Corea e Formosa al Giappone e Port Arthur alla Russia. Nel 1900, la setta segreta dei boxer, protetta dall’imperatrice, insorse contro gli occidentali attaccandone le legazioni. Una spedizione internazionale soffocò la rivolta e alla Cina furono imposte una pesante indennità e la concessione di nuove basi agli occidentali (agli italiani toccò Tientsin).
In Africa, dopo che era stata abolita la schiavitù alla fine della prima metà del XIX sec., il colonialismo divenne l’arma per procurarsi materie prime e per evidenziare la forza politica dei vari Paesi. Nella conferenza di Berlino (1884-85) l’Africa fu divisa in aree di influenza: Germania e Belgio si aggiudicarono l’Africa centromeridionale e il Congo.
L’Italia non era inclusa negli accordi di Berlino, ma avanzò pretese su Eritrea e Somalia, fino ad annettere anche Libia (1911-12) ed Etiopia (1935).
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