Il volontariato è un’attività prestata gratuitamente e senza alcun obbligo. La definizione è veramente vaga e ingenera molti equivoci sui numeri e sulle statistiche che accompagnano il fenomeno. Infatti, chiunque presti lavoro gratuito per un’attività che è un suo hobby farebbe volontariato; per esempio, un cacciatore che si occupa gratuitamente del ripopolamento della selvaggina farebbe volontariato! Stessa cosa dicasi di chi gratuitamente si presta a organizzare manifestazioni podistiche!
Anche legare una frequenza alla definizione (per esempio “una volta al mese”) non cambia le cose, si continua a confondere fra chi trae piacere dal volontariato (cioè tutto sommato si diverte perché coltiva un suo hobby) e chi opera in funzione esclusivamente sociale.
Ci sono poi i “volontari” di associazioni che intendono difendere questo o quello spesso con statuti discutibili (esempio: “vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna”).
Ecco dunque che, secondo i dati più recenti a disposizione, ogni anno, quasi 7 milioni di italiani fanno volontariato!
In realtà, l’accezione comune e più corretta del termine (non usata nelle statistiche perché abbasserebbe drasticamente i numeri) è questa:
un’attività prestata gratuitamente e senza nessun obbligo almeno una volta al mese per lenire le sofferenze dei più deboli.
In altri termini, se non ci sono sofferenza, handicap, povertà ecc. parlare di volontariato (il benestante che una volta al mese si presta a tagliare l’erba del campo di golf del club cui appartiene) è solo un gioco di parole.
Il vero volontariato
Molti plaudono al vero volontariato, non capendone i limiti. Secondo il Personalismo, la solidarietà è un sentimento sociale, cioè, come la giustizia (attraverso la legge), deve essere gestita dallo Stato e di fatto ogni forma non statale non fa che sottolineare l’incapacità di quest’ultimo nel fronteggiare questo o quel problema.
Questo concetto rischia di essere veramente impopolare fra tutti coloro che fanno vero volontariato. Ma diciamoci la verità:
- quante persone fanno i volontari perché nella vita non hanno niente da amare?
- Quante persone fanno i volontari solo per socializzare?
- Quante persone fanno i volontari perché ne ricavano una buona autostima (faccio del bene quindi valgo)?
L’impegno sociale ha invece una sua ragione d’essere quando ha
lo scopo di modificare la società per far progredire la qualità della vita dei più deboli;
quando le energie sono invece spese in un aiuto contingente, ma senza futuro, c’è da chiedersi se questa attività non sia il frutto della mancanza d’amore nella vita di chi fa dell’assistenza, proprio come il farsi giustizia da soli è il frutto della mancanza di pace e di serenità nell’animo del giustiziere.
Chi fa volontariato deve cioè capire che, se ha energie da spendere, deve impegnarle a cambiare veramente la società e non a mettere pezze qua e là, fungendo di fatto da alibi a chi non è interessato a cambiare nulla (ma sì, ai poveri ci pensa il volontariato).
In altri termini, il volontariato diventa un alibi per la politica per non fare nulla, per non agire in tempi rapidi, per ritenere certi problemi non risolubili alla radice ecc.
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