Non è semplicissimo dare una definizione univoca di separatismo; innanzitutto è necessario precisare che ne esistono diverse forme che non sono sempre sovrapponibili o comunque non lo sono del tutto (un conto è, per esempio, il separatismo religioso e un conto è il separatismo politico oppure quello etnico o quello culturale).
Il dizionario Treccani lo definisce nel seguente modo:
separatismo s. m. [der. di separare, separato]. – 1. Tendenza o aspirazione di una parte o di un gruppo di popolazione con caratteristiche etniche o religiose sue proprie a staccarsi dall’organismo statale di cui fa parte: il s. irlandese, catalano, basco; il s. armeno, croato, sloveno, curdo, ecc. 2. Nel campo religioso o culturale, tendenza a creare scissioni e divisioni all’interno di una comunità o di un gruppo.
Definizioni simili si trovano in altri dizionari.
Separatismo: male assoluto o grande opportunità?
In linea generale, e in particolare in questo specifico momento storico, quando si parla di separatismo, si fa riferimento al separatismo politico-amministrativo e/o a quello razziale-religioso.
Le opinioni su queste forme di separatismo sono spesso diametralmente opposte; per molti si tratta di aspirazioni ingiuste e negative in toto, per altri, invece, sono positive e, anzi, assolutamente necessarie. Ovviamente, esistono anche posizioni intermedie.
Nel sito abbiamo affrontato l’argomento sulla pagina che tratta del principio di incompatibilità spiegando che nei rapporti fra persone, comunità, gruppi ecc. non contano il sesso, il colore della pelle, le idee politiche, sociali, religiose ecc.: conta la compatibilità, cioè il colore delle idee, del proprio cervello.
Se per me è un diritto ciò che per te è un delitto, abbiamo colori delle idee diversi. È assurdo e utopistico sperare che possiamo vivere insieme, sotto lo stesso tetto. Uno dei due dovrà cedere, ma è giusto ciò? Assolutamente no. Da qui si deduce che
l’unico modo per cui gruppi incompatibili possano vivere in pace è che rimangano separati (separatismo).
Applichiamo, per esempio, il separatismo al triste scontro fra mondo occidentale e islamismo. Fra le tante sciocchezze dette, appare evidente che oggi in Italia nessuno sa porsi in modo distaccato e razionale.
L’islam classico non può essere compatibile con la cultura occidentale. Non si tratta di essere tolleranti o di leggere e studiare il Corano, si tratta di valutare la realtà: per un islamico tradizionalista (attenzione, non si parla di integralismo) sono un delitto molte cose che per noi sono un diritto. Il “colore” della sua testa è diverso dal nostro. Però entrambi, lui e noi, abbiamo diritto di vivere la nostra vita. Per farlo non resta che ognuno la viva in un ambiente che sia consono a ciò in cui crede. L’islamico in un mondo islamico, l’occidentale in un mondo occidentale.
Ovvio che l’islamico che vuol vivere in un mondo occidentale deve accettare le regole occidentali come un occidentale che vuole vivere in un mondo islamico deve accettare le regole islamiche. Poi gli interscambi culturali (che nessuno potrà fermare) modificheranno le varie civiltà e solo la Storia potrà dire cosa sceglierà l’Uomo. Nel frattempo chi vuole parlare di integrazione deve tener conto di queste incompatibilità.
Ovviamente il separatismo non ha connotazioni solamente religiose; possono esservi alla sua base ragioni economiche o culturali; esempio recente la Catalogna che aspira al separatismo dalla Spagna sia per ragioni economiche sia per ragioni politiche (vuole essere una repubblica e non una monarchia).

Da molti anni la Catalogna manifesta rivendicazioni separatiste legate principalmente alle sue peculiarità linguistico-culturali.
Il separatismo nel mondo
Il separatismo (spesso considerato sinonimo di indipendentismo) è un argomento spesso al centro delle cronache.
Nella seconda parte del 2017 hanno fatto parlare molto di sé soprattutto le richieste indipendentiste della Catalogna e del Kurdistan, ma si tratta solo della punta di un iceberg.
Di seguito una breve carrellata di alcune realtà indipendentiste.
Catalogna (vs Spagna) – La Catalogna è una comunità autonoma spagnola che si trova all’estremità nord-orientale della penisola iberica, tra i monti Pirenei e il mar Mediterraneo. Ha un’estensione di circa 32.000 km² (circa 7.000 km² più della nostra Sicilia). Il capoluogo è Barcellona. Sono molti anni che la Catalogna manifesta rivendicazioni separatiste legate principalmente alle sue peculiarità linguistico-culturali. Il 6 settembre 2017 il parlamento della Catalogna ha approvato il decreto legge che indice il referendum sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna in forma di repubblica fissandone la data al 1º ottobre 2017. Le elezioni politiche di dicembre hanno dato nuovamente la maggioranza agli indipendentisi. Il governo spagnolo ha più volte dichiarato di considerare illegale detta consultazione referendaria in quanto incostituzionale.
Scozia (vs Regno Unito) – Anche in Scozia, attualmente facente parte del Regno Unito, la spinta separatista per la trasformazione del Paese in uno Stato sovrano e indipendente, è molto sentita. L’indipendenza scozzese è sostenuta da diversi partiti, in primis dal Partito Nazionale Scozzese, anche se vi sono divergenze sulla forma di governo da attuare.
Nel settembre 2014 si è svolto nel Paese un referendum per decidere se la Scozia dovesse diventare o no uno Stato indipendente, attraverso una separazione dal Regno Unito. Il referendum ha visto la vittoria del “No” con il 55,30%.
Corsica (vs Francia) – La Corsica è un’isola situata a nord della Sardegna (le due isole distano l’una dall’altra, nel punto più breve, circa 11 chilometri) e ha una superficie che è circa un terzo di quella dell’isola sarda. È una regione francese e ha circa 300.000 abitanti. Il capoluogo è Ajaccio ed è amministrativamente autonoma dal 1982, con una propria Assemblea legislativa. Dal 1976 è attivo il Fronte di liberazione della Corsica che per molti anni ha perseguito anche la via armata per opporsi al governo di Parigi.
Kurdistan – Il Kurdistan è un altopiano situato nel Medio Oriente e più precisamente nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia. È una nazione, ma non uno Stato indipendente; inizialmente il termine Kurdistan indicava soltanto la regione geografica abitata in prevalenza da curdi, ma ha poi acquistato anche una connotazione politica.
Da un punto di vista politico, è diviso fra gli stati di Turchia (sud-est), Iran (nord-ovest), Iraq (nord) e, in minor misura, Siria (nord-est) ed Armenia (sud), anche se spesso quest’ultima zona è considerata facente parte del Kurdistan soltanto dai più strenui nazionalisti.
Il 25 settembre 2017 si è svolto un referendum nel quale il 93% della popolazione curda ha votato sì per l’indipendenza del Kurdistan dall’Iraq; molti Paesi, fra cui Iraq, Turchia, Stati Uniti e Iran sono però contrari all’indipendenza. Soltanto la nazione israeliana appoggia l’iniziativa dei curdi.
Alla base del rifiuto di un Kurdistan indipendente vi sono, principalmente, ragioni economiche (la zona è particolarmente ricca di idrocarburi).
Un ultimo brevissimo cenno va, per dovere di cronaca, al nostro Paese, nel quale la volontà di separatismo è soprattutto viva in Lombardia e in Veneto (perorata dalla Lega Nord), nel Sud Tirolo (sostenuta dalla Südtiroler Volkspartei) e in Sardegna (propugnata dal Partito dei Sardi).
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