La legge è quell’insieme di norme che devono essere rispettate all’interno di una società. Obiettivo della legge è cercare un’attuazione pratica della giustizia, espressa secondo l’etica della società.
Queste semplici definizioni spiegano da un lato l’approssimazione della legge nei confronti della giustizia e dall’altro il fatto che la legge è comunque funzione dell’etica sociale, in particolare del sentire della maggioranza che emana le leggi.
Legge e morale
- Da quanto detto discende immediatamente che l’etica del singolo può trovarsi in contrasto con la legge. Quanto più il singolo è allineato con i principi etici comuni della società in cui vive, tanto più per lui sarà facile non infrangere la legge, cioè rispettare le norme (si pensi, per esempio, che molti diritti per noi espressione massima di civiltà in altre società non sono nemmeno riconosciuti e sarebbe ottimistico sperare di “dimostrare” che sono “giusti” in assoluto).
- Chi infrange le norme della legge può essere giudicato un cattivo cittadino o addirittura un criminale (se la norma è penale).
- Chi infrange le norme che non rientrano nei suoi principi etici può essere biasimato, ma non può essere definito amorale perché ha agito con coerenza (non ha infranto nessun suo principio). Le norme infrante possono:
3a) essere in contrasto con i principi del singolo (che quindi moralmente “tende” a infrangerle, vedasi gli esempi di disobbedienza civile)
3b) essere semplicemente al di fuori dell’etica (per esempio il rispetto di un divieto di sosta). Per evitare un’eccessiva azione di tipo 3b, il legislatore deve dimensionare le pene in modo da disincentivare la loro infrazione.
- Diventa amorale se non rispetta la legge, cioè non accetta le pene, opponendosi in qualche modo attivo alla loro applicazione (fuggendo, falsificando prove ecc.) perché, di fatto, rinnega la sua partecipazione alla società. Esempi sono i terroristi degli anni di piombo.
È egualmente amorale chi infrange norme che, in generale, rientrano nei suoi principi, ma dalle quali deroga per convenienza personale (per esempio un evasore totale sa benissimo che se tutti evadessero, la società crollerebbe).
Dal punto 3 si comprende che “rispettare la legge” non significa non infrangere mai la legge, ma, nel caso la si infranga, accettare serenamente la pena. Come abbiamo visto in La civiltà, una visione moderna della legge che comprende tutti i punti citati è:
in una società civile una legge non si infrange pretendendo di avere ragione e di non subire pena alcuna, ci si dà da fare per cambiarla.
Purtroppo la confusione fra legalità e amoralità è molto diffusa e spiega, per esempio, come una giuria possa assolvere un imputato legalmente colpevole, ma moralmente” innocente” oppure perché si tenda a considerare amorale anche chi segue semplicemente un’etica agli antipodi della nostra.
Legge e giustizia
L’ecologismo e la solidarietà sono esempi di sentimenti sociali che lo Stato deve gestire. Se queste saranno conquiste del terzo millennio, già da secoli il sentimento sociale della giustizia viene gestito tramite la legge. Nonostante ciò, ancora oggi il rapporto del singolo con la legge è ampiamente deficitario. Uno dei motivi è sicuramente l’ignoranza delle norme fondamentali del diritto che vengono insegnate, anziché ai bambini, solo ai giovani che hanno deciso di imboccare certe carriere. Altri motivi sono sicuramente la mancanza di razionalità e l’egoismo che portano spesso il singolo a farsi (o a interpretare) le leggi secondo il proprio interesse. Questa totale assenza di spirito di diritto (coscienza legale) si manifesta anche in buona fede quando si mischia la morale con la legge: la legge mi dà torto, ma moralmente ho ragione. Quest’ultima situazione potrebbe far pensare che legge e giustizia siano due concetti spesso troppo lontani, ma chi pensa così non può far altro che far finire la società nel caos. Non si può applicare la morale (che fra l’altro è soggettiva e dai contorni imprecisi) per gestire una società. Chi è in difetto secondo la legge può anche essere la persona più meritevole di questo mondo, ma sicuramente avrà commesso qualche sbaglio. È vero che ci sono individui che usano i meandri della legge per fini a volte riprovevoli, ma ciò accade perché nella società esistono individui non sufficientemente preparati dal punto di vista legislativo: a volte anche l’ingenuità o l’ignoranza sono colpe (concorso di colpa esistenziale). Chi non si è mai preoccupato di conoscere le basi del diritto (che poi sono concetti che lo stesso buon senso ci suggerisce) non può poi lamentarsi di essere stato raggirato, esattamente come chi fuma non può lamentarsi se è colpito da un cancro ai polmoni.
Se ognuno avesse una Colt, il mondo sarebbe migliore?
La risposta è ovviamente negativa. Tuttavia, anche se in misura minore rispetto a secoli fa, moltissimi hanno ancora la tentazione di farsi giustizia da sé e diventare giustizieri della notte. Quante persone insultate passano alle mani e sono convinte che sia giusto così? Purtroppo ancora tante. Quante persone, convinte che la legge non possa aiutarle, si vendicano applicando le proprie leggi? Moltissime. Quante persone, ritenendo una legge inutile o ridicola, la infrangono, riscrivendone una propria? Una moltitudine. Tutto ciò è stupido e incivile e finché succederà non potremo essere fieri della società che avremo costruito. Come già abbiamo affermato in precedenza, non si infrange una legge pretendendo di avere ragione e di non subire pena alcuna, ci si dà da fare per cambiarla.
Molto spesso l’inciviltà e la stupidità di farsi la legge da soli vengono mascherate con la presunta nobile scusa che la legge è sbagliata. Ciò è ancora più stupido della situazione di chi, in un accesso d’ira, infrange la legge per un eccesso di tutela dei propri diritti perché se tutti, adducendo il pretesto che la legge è sbagliata, l’infrangessero, non ci sarebbe più Stato e la società sprofonderebbe nel caos totale, preda della violenza e della forza. Chi ritiene che una legge sia sbagliata deve impiegare le sue energie per cambiarla; se non vi riesce vuol dire che molte altre persone la ritengono giusta. Chi infrange la legge ritenendola ingiusta pretendendo di non subire alcuna pena è sostanzialmente un terrorista (anche se è la persona più mite di questo mondo). Al più potrà concludere di essere incompatibile con la società in cui vive, ma nulla gli dà il diritto di rovesciarla: il terrorista non è giustificato proprio perché è in minoranza, spesso schiacciante. Dovrebbe essere pertanto chiaro che:
La legge è il nucleo della civiltà.
Garantismo e autoritarismo
È ovvio che la legge, in quanto espressione umana, può sbagliare, ma nessuno può invocare questi errori come scusa per distruggere il diritto. Garantismo e autoritarismo si possono riassumere in un unico concetto:
meglio X onesti in carcere che Y delinquenti liberi.
Le due variabili sono, infatti, l’espressione di due scuole di pensiero che nella società devono equilibrarsi per garantire un rischio sociale minimo. Il cittadino accetta che la legge possa eventualmente essere ingiusta con lui, ma nello stesso tempo ha la protezione della legge per ricercare una migliore qualità della vita.
Per i garantisti estremi la frase diventerà: “Meglio cento delinquenti liberi che un onesto in carcere”; per gli autoritaristi estremi la frase sarà: “Meglio cento onesti in carcere che un delinquente libero”.
È ovvio che nessuna delle due posizioni ha senso: il garantismo estremo protegge in maniera eccessiva i delinquenti e l’autoritarismo totale non tutela sufficientemente il cittadino. Ognuno è libero di interpretare le variabili secondo la sua particolare sensibilità, tenendo però conto che il rischio sociale (il rapporto cioè fra le due variabili) deve dipendere anche dalle condizioni in cui versa la società. Non è infrequente, infatti, notare che garantismo e autoritarismo si alternano, armonizzandosi in quello che dovrebbe essere il loro obiettivo: la riduzione della distanza fra legge e giustizia.
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