La scuola è un agente di socializzazione fondamentale che fornisce agli individui la formazione culturale (conoscenze, abilità, valori, ma anche capacità tecniche) indispensabile per l’inserimento proficuo nella società. A scuola infatti non si apprendono solo le materie di insegnamento, ma anche i modelli e le norme comportamentali.
L’aumento continuo della rapidità dei mutamenti sociali ha determinato a partire dalla seconda metà del Novecento un parallelo, necessario cambiamento dell’istituzione scolastica, continuamente in corso. La formazione non è più qualcosa di statico, ma dev’essere un processo dinamico e flessibile. Uno dei cambiamenti principali è stato l’aumento della richiesta di personale qualificato in tutti i settori, ma soprattutto nel terziario, che è diventato il settore dominante. La scuola perciò funge da filtro di selezione e di indirizzo verso il mercato del lavoro. Questa nuova richiesta ha determinato il fenomeno della scuola di massa, per cui accede all’istruzione primaria e secondaria la quasi totalità della popolazione.
La situazione della scolarizzazione è però molto diversa e gestita in modi differenti nei vari Stati del mondo. Nei Paesi del Terzo Mondo, l’alfabetizzazione è ancora a livelli piuttosto bassi, mentre nella maggior parte dei Paesi occidentali vige l’obbligo scolastico fino ai sedici anni, per garantire una generale omogeneità sociale. I sostenitori della descolarizzazione, tuttavia, ritengono che l’obbligo scolastico così prolungato favorisca le disuguaglianze sociali perché, di fatto, è realizzabile solo dalle classi e dai Paesi più ricchi, ma non offre possibilità di formazione alternative, più adatte alle esigenze dei vari individui.
La scuola non solo si adatta ai cambiamenti della società, viceversa molto spesso li determina attraverso la ricerca e lo stimolo alla riflessione critica, e svolge inoltre numerose funzioni minori, come quella di occasione di conoscenza reciproca, di supporto all’attività genitoriale, di calmiere per la disoccupazione giovanile e di creazione di cultura.
Mentre i teorici funzionalisti pongono l’accento sulle funzioni indispensabili svolte dalla scuola per l’organizzazione sociale, i teorici del conflitto sostengono che questa istituzione contribuisca ad alimentare le disuguaglianze di classe e a rafforzare il sistema capitalistico, incoraggiando la sottomissione e l’adeguamento passivo per indirizzare verso la corretta divisione rigidamente gerarchica del lavoro e mantenere la chiusura di alcuni gruppi privilegiati. La scuola sarebbe perciò succube del sistema economico invece che fautrice di mobilità al suo interno.
La questione del ruolo della scuola rispetto alla mobilità sociale e alla riduzione delle disuguaglianze è molto discussa e diversi sono i risultati delle ricerche e le teorie in merito. In molti casi, infatti, è stato osservato che l’insuccesso scolastico è maggiore fra gli individui provenienti dalle classi sociali più basse. Per la teoria del deficit questo dato è da ascrivere alle carenze linguistiche e cognitive e all’atteggiamento nei confronti della cultura delle famiglie di provenienza, mentre per la teoria della differenza la responsabilità è della scuola che attuerebbe, anche inconsapevolmente, delle discriminazioni nei confronti degli studenti provenienti da classi inferiori.
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