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Ius soli

Ius soli è una locuzione latina che significa “diritto di suolo”; in ambito giurisprudenziale con tale espressione si indica l’acquisizione del diritto di cittadinanza per il fatto di essere nati nel territorio dello Stato, a prescindere dal fatto che i genitori abbiano o no acquisito quel diritto.

Lo ius soli si contrappone al cosiddetto ius sanguinis (diritto di sangue), altra locuzione latina che indica l’acquisizione di una determinata cittadinanza a motivo che almeno uno dei genitori ne sia in possesso (vedi più avanti). Lo ius soli è quindi un diritto imperniato sul luogo di nascita, mentre lo ius sanguinis è legato alla discendenza.

Il diritto di cittadinanza: modalità di acquisizione

Nel nostro Paese, la cittadinanza si può acquisire con le seguenti modalità:

  • automaticamente, secondo lo ius sanguinis (per nascita, riconoscimento o adozione, anche da un solo genitore cittadino italiano), oppure secondo lo ius soli (solo nati in Italia da genitori apolidi ovvero da genitori noti il cui ordinamento giuridico di origine non contempla lo “ius sanguinis”);
  • su domanda, secondo lo ius sanguinis o per aver prestato servizio militare di leva o servizio civile;
  • su domanda, per essere residenti ininterrottamente in Italia per 10 anni (4 anni per cittadini dell’UE);
  • per elezione se si nasce in Italia da genitori stranieri e ci si risiede legalmente ed ininterrottamente fino ai 18 anni; la dichiarazione dev’essere fatta entro un anno dal raggiungimento della maggiore età;
  • per naturalizzazione, dopo dieci anni di residenza legale in Italia, a condizione di assenza di precedenti penali e di presenza di adeguate risorse economiche; il termine è più breve per ex cittadini italiani e loro immediati discendenti (ius sanguinis), stranieri nati in Italia (ius soli), cittadini di altri paesi dell’Unione europea, rifugiati e apolidi.
  • per matrimonio con un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia o dopo tre anni di matrimonio se residenti all’estero (termini ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi), a condizione di assenza di precedenti penali. Le donne straniere, sposandosi con cittadini italiani prima del 27 aprile 1983, acquisivano automaticamente la cittadinanza italiana.
  • su domanda, per essere nati in territori già italiani.
  • su domanda, per essere nati in territori già appartenenti al disciolto Impero austro-ungarico.

Il diritto alla cittadinanza per ius sanguinis non si prescrive, ma per poterlo esercitare occorre che si verifichi una delle seguenti condizioni:

  • l’antenato italiano nato prima del 17 marzo 1861 (proclamazione del Regno d’Italia) deve essere morto dopo tale data ed essere morto in possesso della cittadinanza italiana;
  • l’antenato donna trasmette il diritto alla cittadinanza ai discendenti nati prima del 1º gennaio 1948 (entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana) solo in ipotesi residua secondo l’articolo 1 comma 2, Legge 13 giugno 1912, n. 555, se il padre era ignoto, se il padre era apolide, se i figli non seguivano la cittadinanza del padre straniero secondo la legge dello Stato al quale questo apparteneva, ossia se il paese imponeva o concedeva la cittadinanza estera solo per ius soli e non per ius sanguinis.
Ius soli

Lo ius soli è l’acquisizione del diritto di cittadinanza per il fatto di essere nati nel territorio dello Stato, a prescindere dal fatto che i genitori abbiano o no acquisito quel diritto

Lo ius soli all’estero

Nel mondo sono circa una trentina gli Stati che applicano lo ius soli senza porre condizioni; per quanto riguarda l’Europa, i Paesi che riconoscono lo ius soli (per esempio Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito ecc.) pongono invece varie condizioni.

In Francia lo ius soli è previsto fin dal XVI secolo, con la variante “doppio ius soli”; in pratica è molto più semplice acquisire la cittadinanza per uno straniero nato nel Paese da genitori stranieri che, a loro volta, sono nati nel Paese; chi nasce da stranieri residenti da almeno 5 anni può acquisire la cittadinanza se ha compiuto 18 anni.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, chi nasce negli USA è cittadino statunitense; fanno eccezione i figli dei diplomatici stranieri. Invero è cittadino statunitense anche chi, pur non essendo nato sul suolo patrio, è stato generato da genitori americani di cui almeno uno sia stato residente negli USA.

Ius soli: applichiamo il principio di convergenza

Per risolvere la diatriba fra chi è a favore e chi è contro lo ius soli usiamo il principio di convergenza, andando alla ricerca della grandezza di convergenza.

Nel caso dello ius soli, partiamo dalla considerazione di chi è contrario: se fosse applicato moltissime donne verrebbero in Italia per far nascere i loro bambini, assicurando loro la cittadinanza di un Paese avanzato, quindi no allo ius soli.

A questo punto, i sostenitori, anziché usare la regola del dialogo perfetto, partono in quarta traslando lo scenario e iniziando a parlare di diritti civili ecc. In realtà dovrebbero partire dal no e, usando il principio di convergenza, trasformare il problema in qualcosa di continuo.

  1. La legge già ora stabilisce che uno straniero possa assumere la cittadinanza italiana dopo una residenza di un determinato numero di anni (10 per i soggetti non comunitari).
  2. Sarebbe quindi illogico negare la cittadinanza a chi nasce da stranieri che sono residenti in Italia da 10 anni (di fatto potrebbero chiedere la cittadinanza e quindi il loro figlio sarebbe italiano all’atto della nascita).
  3. L’obiezione della migrazione per avere un diritto (ricordiamo che la cittadinanza di un Paese come l’Italia offre vantaggi concreti) non regge se i genitori sono in Italia da diverso tempo.

Quindi il problema ius soli, viene trasformato nel seguente:

concedere la cittadinanza al figlio di stranieri che nasce in Italia quando i loro genitori sono in Italia da X anni

con X compreso fra 0 e 10.

Ovviamente c’è chi non si smuoverà dallo zero e chi dal dieci, ma la questione messa in questi termini diventa più facile a un compromesso fra le parti.

Scegliere fra 0 e 10 dovrebbe razionalmente dipendere dal flusso migratorio in atto e dalle leggi vigenti. Porre il valore a 0 è di fatto accettare l’immigrazione senza se e senza ma, l’accoglienza totale, e ciò si potrebbe trasformare in un suicido sociale, senza tutela degli italiani; inoltre dietro alla proposta si potrebbe ipotizzare la manovra politica di assicurarsi i voti dei nuovi italiani, genitori dei ragazzi compresi. D’altro canto chi risiede da dieci anni in Italia può richiedere la cittadinanza, per cui una posizione ragionevole potrebbe essere porre X a 5 o a 8 anni.

 

Indice materie – Sociologia

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