Abbiamo visto che l’obiettivo della legge è un’attuazione pratica della giustizia, espressa secondo l’etica della società. Nel paragrafo Legge e giustizia) abbiamo anche studiato il non semplice rapporto fra i due concetti.
Quali sono i concetti che per il Personalismo devono essere alla base della corretta gestione della giustizia? Sinteticamente:
- Né pena di morte, né ergastolo (max. 30 anni)
- Certezza della pena
- Recupero del carcerato
- Due gradi di giudizio di cui il secondo (appello) non automatico.
Un esempio
La vicenda di Anders Behring Breivik (nel 2011 uccise 77 persone per “sensibilizzare” l’opinione pubblica norvegese sulle idee dell’estrema destra) è illuminante: condannato a 21 anni di carcere, per la stragrande maggioranza degli italiani la pena è ridicola. In realtà è la pena più moderna che si potesse dare. Per capire la differenza culturale fra due Paesi (Norvegia e Italia), se in Italia ci fosse stato un verdetto simile, i parenti delle vittime avrebbero inveito contro i giudici, in Norvegia hanno esultato! L’esempio di come la giustizia italiana (o meglio, la mentalità degli italiani) sia ancora piuttosto vecchia.
Personalmente sono contro la pena di morte; sono anche contro l’ergastolo perché, di fatto, nega la funzione primaria del carcere che non è quella di punire, ma di far cambiare il criminale rendendolo nuovamente compatibile con la società (se la funzione primaria fosse la punizione tanto varrebbe ammettere fustigazioni, torture e quant’altro). Negli Stati in cui la pena di morte o l’ergastolo sono ancora attivi esiste tutta una serie di “scappatoie” che rendono la pena niente affatto certa mentre la certezza della pena dovrebbe essere un must per un ordinamento giuridico moderno. In realtà cosa accade? Amnistie, indulti, grazie, permessi, semilibertà ecc. fanno sì che una sentenza “giusta” venga poi deformata da una miriade di fattori a posteriori. In Italia molti terroristi degli anni di piombo sono stati trattati meglio di Breivik. In Italia un ergastolano può avere permessi premio dopo 10 anni e la semilibertà dopo 20.
Breivik fra 21 anni sarà sottoposto nuovamente a valutazione e, se ritenuto pericoloso, resterà in carcere, potenzialmente a vita. Certezza di una pena (21 anni) e, in mancanza di ravvedimento, carcere a vita. Umano e moderno.
Per coloro che vorrebbero vederlo morto (chissà se avrebbero il coraggio di sparargli una pallottola in testa, in genere i linciaggi sono fatti dai deboli che una volta tanto si sentono invincibili), si provi a confrontare due scenari:
- Breivik viene giustiziato. Diventa un martire per altri estremisti come lui e non si può escludere che ci siano emulatori. Per rendersene conto basta considerare la sequenza di massacri che negli USA ha provocato l’insensato principio della difesa personale (che si trasforma spesso nel principio di farsi giustizia da soli). Praticamente, altre stragi, altre bombe, altro sangue.
- Breivik viene “neutralizzato” (cioè ammansito con il carcere) e il suo gesto appare chiaramente “inutile” anche agli occhi di chi la pensa come lui. In carcere potrà conservare la sua posizione (e allora ci resterà) o magari si ravvedrà, scriverà un libro, spiegherà ai giovani quanto sia stato stupido (sì, magari anche solo per uscire, ma ormai si sarà bruciato l’aureola di martire per un’idea) e dopo 21 anni uscirà. La sua idea originaria sarà stata giustiziata.
Si devono giustiziare le idee non gli uomini.
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