I termini civiltà e democrazia per il Personalismo sono strettamente collegati. Il primo viene considerato, per uno dei suoi tanti significati (giudizio di valore relativo al modo di vita di un popolo, basato su ciò che si ritiene più progredito e moderno), come condizione facilitante l’individuo: quanto più una società è civile (moderna) tanto più è facile arrivare alla felicità.
Il secondo termine è importante perché, di fatto, solo nelle democrazie occidentali ci sono le condizioni di civiltà sufficienti ad assicurare che sia interamente proponibile il percorso di vita suggerito dal Personalismo.
Democrazia: la definizione
Il termine democrazia significa “governo del popolo”. Il concetto può pertanto assumere diverse sfumature a seconda di cosa si intenda per “governo popolare”. Nell’accezione più ampia è sufficiente che il popolo abbia il diritto di eleggere i propri rappresentanti e che questi possano governare realmente il Paese; se la prima condizione è facilmente verificabile, la seconda è materia di scontro politico quando esistono poteri, più o meno forti, che si sovrappongono alla volontà popolare.
Infatti, è comune ritenere che l’indice di democrazia di un popolo si accresca quanto più la sovranità popolare si attua veramente; all’opposto, per evidenziare e spiegare quanto fragile possa essere la democrazia, si fa l’esempio delle dittature o di governi non legittimamente eletti.
Fin qui tutto chiaro. Il vero problema è che,
se il popolo ha il diritto di eleggere i propri rappresentanti e questi possono governare realmente il Paese, è questa una condizione sufficiente per parlare di democrazia?
La stragrande maggioranza delle persone ritiene di sì, ma non è così.
I limiti della democrazia e le tensioni sociali
L’accezione estesa porta con sé il paradosso che se la maggioranza dei cittadini desiderasse un governo antidemocratico, decreterebbe la fine della democrazia.
Per evitare tale paradosso, si possono fissare dei vincoli che, di fatto, impediscono l’autoannientamento della democrazia.
Infatti, in un’accezione più ristretta, la democrazia moderna deve garantire anche una serie di diritti di cittadinanza (civili, politici, economici, sociali, etici). Così facendo si introducono però altri problemi, praticamente insormontabili. Infatti, molti diritti sono espressi come forme di libertà, di fatto arrivando a un errore di definizione (Vedi Migliora la tua intelligenza, Cap. 9) perché si confonde, almeno parzialmente, il concetto di libertà con quello di democrazia. I diritti sono cioè interpretati, sia in modo qualitativo sia in modo quantitativo, alla luce del proprio orientamento politico, mentre invece dovrebbero sorgere spontaneamente dalla volontà popolare attraverso le leggi. Il risultato di questa fusione fra diritti del cittadino e democrazia è semplicemente il fatto che ognuno include nel concetto di democrazia i diritti che più gli stanno a cuore, estesi nella massima forma di libertà possibile. Il concetto di democrazia viene cioè personalizzato.
La globalizzazione ha di fatto mostrato che per gruppi distinti per cultura, religione, etnia ecc. i diritti di cittadinanza non coincidono affatto. Per esempio, se per una cultura l’omosessualità è una malattia o una perversione sessuale, come si può includere nei diritti civili quelli degli omosessuali? In sostanza, parlare di diritti di cittadinanza è troppo facile quando tutti si è d’accordo! Spesso infatti un nuovo diritto viene inserito fra quelli acquisiti quando la stragrande maggioranza della popolazione lo accetta.
Come detto, la globalizzazione ha reso molto più difficile un’omogeneizzazione dei diritti. Inoltre, si deve rilevare che anche nel passato tale omogeneizzazione non era certo “totale” e accettata da tutti. In particolare, vale quanto detto nella pagina sul principio di incompatibilità:
se per un gruppo X è un diritto e per un altro Y è un delitto, non ci può essere accordo fra le parti.
Pertanto,
in una società dove una maggioranza accetta e promuove un concetto che per una minoranza è un delitto, la democrazia si trasforma nella dittatura della maggioranza.
Partiamo da un esempio soft per arrivare a esempi più devastanti. Consideriamo una comunità vegana, con i membri che sono tali per difendere la vita degli animali. Bene, per loro è un delitto (mangiare carne) ciò che per la maggioranza della popolazione è un diritto. Cosa accadrebbe se invece che l’1% della popolazione fossero il 10 o il 20%? Probabilmente aumenterebbero le tensioni e gli scontri fra i due partiti; addirittura, se arrivassero al 51%, proibirebbero coerentemente la macellazione e l’allevamento di animali con la minoranza che cercherebbe di cibarsi illegalmente di carne, come ai tempi del proibizionismo si faceva con l’alcol.
Passiamo a un esempio più reale. In Italia l’aborto è legge e almeno l’80% della popolazione accetta che una donna possa abortire. Una parte non trascurabile lo considera invece un delitto e come tale si sente o dovrebbe sentirsi discriminata dalla maggioranza. Tant’è che in altri Paesi, per esempio gli USA, gli antiabortisti si arrogano il diritto di colpire medici abortisti.
Alcuni decenni fa le Brigate Rosse colpirono duramente il Paese semplicemente perché non accettavano il modello sociale che era loro imposto. Del resto le rivoluzioni armate di stampo marxista sono una conseguenza della previsione di Marx secondo la quale si sarebbero formate due classi sociali ben distinte; da una parte una classe di imprenditori sempre più ristretta (e sempre più ricca) e dall’altra una classe proletaria sempre più numerosa e inevitabilmente più povera. La rivoluzione di Marx era in un certo senso democratica perché appoggiata dalla maggioranza. Gli sviluppi economici e storici hanno dimostrato che la previsione di Marx era errata e che fra le due classi si è formata una numerosissima classe media che non ha nessuna voglia di fare la rivoluzione; morale: chi era intimamente e profondamente comunista sentiva sopra di sé la dittatura della maggioranza e reagiva con il terrorismo politico.
Analogamente, il terrorismo islamico sfrutta per il reclutamento di occidentali la dittatura della maggioranza, puntando su coloro che si sentono parte di una società che vende come diritti ciò che loro ritengono delitti.
Chi ha ben compreso questi esempi arriva alla conclusione che la democrazia è il miglior governo possibile se:
- il popolo ha il diritto di eleggere i propri rappresentanti e questi possono governare realmente il Paese;
- La società ha il massimo grado di compatibilità,
cioè tutti i suoi membri hanno lo stesso insieme di diritti di cittadinanza. Quanti più membri esistono che considerano delitti alcuni concetti che la maggioranza considera diritti e quanto più questi concetti incidono sulla vita del singolo, tanto più la democrazia sarà una dittatura della maggioranza sulla minoranza.
Il punto 2 giustifica pertanto il separatismo fra gruppi incompatibili.

La parola “democrazia” deriva dal greco demos, popolo, e kratos, potere, ma il concetto ha assunto diverse sfumature di significato nei secoli e nei diversi Paesi
Un concetto continuo
Per molti i due punti sopraccitati saranno del tutto chiari; altri invece noteranno subito che alcune variabili non sono del tutto fissate.
Realmente? – Nel punto 1, se la prima parte è chiara, la seconda lo è un po’ meno. Cosa significa realmente? Senza un’analisi sul campo non è possibile chiarire se esistano poteri che si sovrappongono alla volontà popolare; anzi, spesso questa analisi porta a risultati completamente diversi a seconda delle preferenze politiche di chi la fa!
Diritti di cittadinanza – Nel punto 2 ci si potrebbe chiedere: cosa sono i diritti di cittadinanza? I diritti di cittadinanza esprimono una serie di libertà che evolvono nel tempo. Per esempio, fra i diritti civili si possono citare la libertà di autodeterminazione, la libertà di parola, il diritto alla sicurezza personale, la libertà di culto, la libertà di stampa e di informazione, il diritto di sciopero, il diritto di manifestazione pubblica; fra i diritti politici, il diritto al voto, il diritto di elezione, il diritto di associazione partitica; fra i diritti economici, il diritto di proprietà privata, il diritto di concludere contratti, il libero mercato. Fra i diritti sociali, la solidarietà sociale, l’assistenza sanitaria universale, le pari opportunità di lavoro, il diritto all’istruzione. Fra i diritti etici, il diritto di decidere sul proprio corpo, la libertà dell’orientamento sessuale, il diritto di aborto.
Come detto sopra, non tutti possono convergere su questi diritti (“la proprietà è un furto”, “l’aborto è un omicidio” ecc.) e questo crea una diminuzione del valore della democrazia in una società dove molti non concordano sull’insieme dei diritti proposto dalla maggioranza.
Difesa della democrazia – L’ultima parte del punto 2 può essere oggetto di dibattito perché possono esistere caratteristiche personali che vengono in qualche modo discriminate. L’esempio più semplice è quello da tutti accettato della differenza fra minorenni e maggiorenni. Andando oltre, possono esistere divergenze su altre caratteristiche personali: per esempio, in uno Stato l’appartenenza ad associazioni potenzialmente non democratiche può essere comunque ammessa, mentre in un altro essere vietata.
Come si vede, le difficoltà sopraccitate rendono il concetto di democrazia una variabile continua, piuttosto che un’entità a due valori: a seconda dell’interpretazione personale delle variabili in gioco e dal loro raffronto con la situazione reale, ognuno di noi può stabilire “quanta democrazia c’è nel Paese in cui vive”.
Sicuramente non si può, per facile ottimismo o per cupa insofferenza, arrivare ai classici valori “c’è” o “non c’è” democrazia. Infatti, ognuno è libero di proporre i diritti che preferisce, ma non può pretendere che, in virtù della democrazia, sia accettata la sua versione (tirannide democratica). Questa pretesa è quella che porta a considerare il termine democrazia a due soli valori, presenza o assenza, a seconda che i diritti che io considero fondamentali siano o no implementati. Questo errore porta per esempio le persone più insofferenti a credere che non ci sia mai democrazia!
Discutendo sulle difficoltà, ognuno può quindi farsi un’idea ragionevole del livello di democrazia del proprio Paese; in politica è veramente presuntuoso pensare di avere ragione su tutto: anzi
chi ha una vera mentalità democratica ritiene che nelle idee dell’avversario ci sia almeno qualcosa di giusto.
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