L’assoluzione sociale è la tendenza a non colpevolizzare comportamenti individuali negativi con la giustificazione che la società (il governo) non fa abbastanza per evitarli.
In un Paese avanzato l’assoluzione sociale non è che un facile alibi con cui chi sbaglia vuole difendersi e chi vuole criticare addossa colpe più grandi alla controparte politica e sociale.
Per capire il concetto di alibi si pensi alla scuola. Oggi in Italia o in un qualunque Paese avanzato, la percentuale di chi, volendo (cioè avendo voglia di studiare), può arrivare alla licenza media inferiore è praticamente del 100%, alla licenza media superiore molto alta e alla laurea comunque elevata. Certo, per laurearsi c’è chi studia e lavora e chi, pur di buona famiglia, non ci riesce nemmeno a 40 anni. Con una società migliore, migliorerebbero le percentuali che però, ripeto, sono già buone. Sostenere che non si è arrivati a un titolo di studio per colpa della società è molto difficile.
Poi però gli alibi si fanno più facili ed ecco sostenere che, nonostante il titolo di studio, “è difficile (alcuni usano il termine chiaramente eccessivo “impossibile”) trovare lavoro”; peccato che il numero dei disoccupati sia equivalente a quello degli extracomunitari che lavorano regolarmente e che il 26% dei posti dell’artigianato sia scoperto. Sarebbe allora più corretto dire che “non è facile trovare il lavoro che si vorrebbe”. Il termine “vorrebbe” è quello che boccia l’assoluzione sociale perché di fatto introduce nel discorso una variabile individuale (in questo caso le capacità del singolo): il singolo ha una parte di colpa che può scendere dal 100% a un certo valore, ma non può essere certo zero e quindi non può essere assolto.
Analogamente al caso del lavoro, ci sono altre forme di negatività sociale, come chi delinque perché non ha avuto alternative dalla società o simili. Per esempio in un dibattito ho sentito un giovane sostenere di ubriacarsi perché “la società non gli dà alternative di divertimento”. Ovviamente per tutte queste situazioni in cui si pretende l’assoluzione sociale, scatta la banale obiezione: “se fosse vero che non ci sono alternative, tutti si troverebbero in quella situazione, cosa che non è”. Spesso non si è in grado (a differenza di società non avanzate) di trovare la discriminante fra il soggetto positivo e quello negativo al di fuori della personalità stessa del soggetto; in altri termini, non sono discriminanti né la ricchezza, né la cultura; cioè, esistono giovani non ricchi e non colti che non si ubriacano, non delinquono ecc. Ritorna cioè la colpa del singolo, senza l’eliminazione della quale ogni intervento sociale è poco performante. Nel caso del nostro giovane ubriacone, basta fargli notare che molti giovani conducono una vita sana senza particolari “aiuti”, amando cose molto semplici che lui nemmeno vede, perché i suoi occhi ormai sanno ormai guardare solo troppo in alto e non vedono i tesori che ha ai piedi.
L’idea di questa pagina mi è venuta quando ho constatato che molti visitatori del mio sito, in modo bipartisan (cioè provenendo da qualunque orientamento sociale o politico) condannano chi non ha una educazione alimentare ed è obeso oppure il sedentario incallito che non fa sport e ha molti problemini di salute. Bene, una parte di questi amici del sito però fa scattare l’assoluzione sociale quando si parla di altri problemi della gente. Il loro errore è che non comprendono che oggi è possibile non solo farsi una educazione alimentare o salutistica, ma anche una coscienza legale, una coscienza culturale, una coscienza ambientale ecc. Basta volerlo e impegnarsi.
Il giovane che delinque “perché non ha alternative” dovrebbe avere almeno l’intelligenza di seguire i telegiornali (che lui non ha mai visto perché “non gli interessano”) e capire che oggi un delinquente da strada o viene preso o muore ammazzato o vive da latitante facendo una vita penosa.
Consideriamo la comunicazione e l’informazione. Sicuramente in Italia l’informazione dei media è ancora deficitaria (e può essere un problema politico, ma non certo una giustificazione per l’assoluzione sociale di chi sbaglia, perché per non sbagliare basta un’informazione minima che c’è), ma esistono media accettabili, esiste Internet. Se in una pagina del mio sito io distruggo i dimagranti e Tizio, che ci entra da un motore di ricerca, la legge (magari velocemente e male perché “non trova ciò che vorrebbe trovare”) e poi clicca sulla pubblicità Google dell’ultima promessa impossibile e la compera, la colpa è al 100% sua. Così la colpa è del 100% per un giovane che si schianta con i suoi amici, tutti ubriachi, alle quattro del mattino dopo una corsa a folle velocità: probabilmente alle precedenti notizie di stragi del sabato sera avrà risposto con un’alzata di spalle: “a me non succederà mai!”. Gli si è lasciata la libertà di scegliere e ha scelto male.
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