In base alla legge del 1985, lo Stato accantona una quota del gettito fiscale pari all’8 per mille, da distribuire fra esso e le confessioni religiose.
Le destinazioni – Sono lo Stato e istituzioni religiose (attualmente ne sono riconosciute undici).
Supponiamo che tale quota sia di 1.250 milioni di euro. Supponiamo (i dati sono relativi agli ultimi anni) che il 55% degli italiani non indichi nulla, il 35% indichi la Chiesa cattolica, il 5% lo Stato e il rimanente 5% altre confessioni religiose.
Secondo logica, alla Chiesa cattolica dovrebbe andare il 35% cioè circa 437 milioni. Secondo Avvenire, quasi l’80% degli italiani devolve l’8 per mille delle loro tasse alla Chiesa cattolica.
Quindi: Avvenire mente? Solo in parte…
La “truffa” dell’8 per mille: come funziona
La parola “truffa” è virgolettata; in teoria, la truffa è un reato che ha come scopo l’ottenere un vantaggio a scapito di un altro soggetto indotto in errore attraverso artifici e raggiri.
La legge è dello Stato e mostreremo che lo Stato ci perde (e quindi non si può parlare di truffa a sé stesso!), ma, come vedremo, il Vaticano ci guadagna utilizzando la seminformazione perché la gran parte dei cittadini crede che, se non esprime preferenze per l’8 per mille, questa quota non sia ripartita o assegnata ad altri che lui non ha indicato.
L’8 per mille funziona così: se il cittadino firma, la quota dell’8 per mille viene assegnata in base alla scelta fatta; se non firma, viene assegnata comunque in base alle percentuali di chi ha espresso la scelta. Vediamo cosa succede con le percentuali espresse sopra. Fra il 55% di chi non ha firmato c’è sicuramente una grande percentuale di “delusi dallo Stato”, inconsapevoli però che alla fine il loro contributo va al Vaticano.
Infatti, solo il 45% dei cittadini ha espresso una preferenza e il 35% del 45% cioè il 77,77% di quelli che hanno espresso la preferenza, lo ha dato alla Chiesa cattolica.

Se non siete credenti o praticanti, la scelta più coerente è destinare l’8 per mille allo Stato
Questo numero (77,77%) serve per ripartire la quota associata a nessuna preferenza! Poiché il 77,77% del 55% senza preferenze è il 42,77% del totale che ritorna alla Chiesa cattolica che in pratica arriva all’80% espresso da Avvenire.
Quindi non è vero che l’80% dei cittadini italiani devolve la propria quota alla Chiesa, ma è vero che la Chiesa si succhia l’80% pur avendo avuto solo il 35% di preferenze.
Per chi si è perso fra i numeri, spieghiamo il meccanismo con un caso limite. Su 100 cittadini 80 non esprimono preferenze e 20 danno l’8 per mille alla Chiesa cattolica. L’80% senza preferenza viene suddiviso fra le preferenze espresse e la Chiesa cattolica, essendo l’unica “votata”, si prende tutto l’80% arrivando con un 20% di preferenza a prendersi il 100% dell’8 per mille!
Si noti che la Chiesa Apostolica in Italia e le Assemblee di Dio in Italia hanno stabilito di lasciare allo Stato italiano la propria percentuale dell’8 per mille non attribuito, accettando solo i ricavati delle preferenze effettivamente ricevute.
Per farla breve, la Chiesa cattolica invece di circa 440 milioni di euro si prende più di un miliardo di euro all’anno; nel 2018 solo il 28% è andato nella gestione di iniziative caritative, il resto ha sostentato l’apparato della Chiesa. Morale: molti di coloro che ingenuamente credono che la Chiesa non influenzi la vita sociale italiana perché a loro, non credenti o non praticanti, non importa nulla di essa, senza saperlo, ne hanno foraggiato l’apparato.
Differenza fra 8, 5 e 2 per mille
Si deve evidenziare che il 5 per mille (destinato a enti del cosiddetto “terzo settore”: organizzazioni non lucrative di utilità sociale e di volontariato; finanziamento della ricerca scientifica e dell’università; finanziamento della ricerca sanitaria; organismi privati di attività di tutela e promozione beni culturali e paesaggistici; sostegno alle attività sociali del comune di residenza; sostegno ad associazioni sportive e dilettantistiche) o il 2 per mille (destinato ai partiti politici) sono accantonamenti a parte, rispetto all’8 per mille.
Da notare che il 2 per mille (sia per partito che per associazioni), 5 per mille, 8 per mille dell’Irpef non sono alternativi: si possono cioè fare 4 scelte.
La differenza fondamentale con l’8 per mille è che non c’è ripartizione: se non si esprime preferenza, la quota di gettito fiscale resta allo Stato.
Il 2 per mille raccoglie la miseria di circa 10 milioni l’anno, mentre il 5 per mille raccoglie circa 500 milioni di euro.
Fino a quando durerà la seminformazione dell’8 per mille?
Con una percentuale di non credenti che ormai supera il 20% e una di non praticanti che arriva al 50% è assurdo che nessun politico voglia rivedere la legge del 1985. Non solo, ma che nessun politico sollevi almeno il problema e spieghi chiaramente come stanno le cose.