Lo sciroppo di fruttosio (HCFS, acronimo di High-Fructose Corn Syrup) è un dolcificante estratto dall’amido di mais; è stato adottato fin dal 1984 dall’industria delle bibite analcoliche come dolcificante principale dei propri prodotti e le ragioni economiche hanno avuto la loro notevole parte in questa scelta. Cerchiamo di capire perché.
Il saccarosio viene estratto dalla canna da zucchero, mentre l’HCFS viene ovviamente estratto dal mais; entrambi gli zuccheri sono utilizzati dall’industria alimentare, ma negli USA il prezzo dello zucchero di canna è molto più alto di quello del mais (è iperprodotto perché è utilizzato anche come mangime per gli animali) e, conseguentemente, la produzione di HCFS è decisamente più conveniente.
Perché quindi utilizzare saccarosio per dolcificare le bevande quando è possibile utilizzare un prodotto decisamente meno costoso? Ovvio che la scelta sia caduta sull’HCFS.

Lo sciroppo di fruttosio fu commercializzato nei primi anni ’70 dalla Clinton Corn Processing Company, insieme alla Japanese Agency of Industrial Science and Technology, che aveva scoperto nel 1965 l’enzima capace di “chiudere” la produzione a partire dall’amido di mais; circa 15 anni dopo iniziò la diffusione su larga scala.
Lo sciroppo di fruttosio nelle bevande
Nelle bibite il fruttosio è comunque unito al glucosio, tanto che la legge definisce le caratteristiche di alcune miscele con espressioni diverse come sciroppo di fruttosio glucosio o sciroppo di glucosio fruttosio. Va da sé che le due sostanze possono essere mischiate in proporzioni variabili, dove una prevale sull’altra. Per esempio, nelle bibite analcoliche una miscela molto usata è la HFCS 55, cioè con il fruttosio presente al 55% e il glucosio al 45%. In altre miscele, il fruttosio può essere presente in minore o maggior misura arrivando anche al 90%.
Maggiore è la percentuale di fruttosio e tanto più il prodotto risulta solubile in acqua e “dolce” (quanto più la bevanda è acida, per esempio per contenuto di acido ascorbico – vitamina C – ed è bevuta a bassa temperatura: esempio classico l’aranciata appena estratta dal frigorifero).
Oltre che nelle bibite, lo sciroppo di fruttosio si trova anche in altri prodotti alimentari (dolci, cereali, biscotti, barrette e yogurt ecc.); in gelateria permette di gestire meglio il grado di dolcezza e la cremosità del gelato e serve per abbassare il punto di congelamento.
Il fatto che nell’ultimo trentennio l’obesità sia diventata un problema endemico ha fatto sì che molti ritenessero che potesse esserci un’associazione fra obesità e aumentato consumo di fruttosio. La tesi che vuole il fruttosio quale responsabile dell’obesità è rifiutata dalle industrie alimentari (se fosse vera, ciò costerebbe loro miliardi di dollari). Per approfondire si consulti l’articolo: Fruttosio – Fa male?