La magrezza è un concetto che può assumere una valenza positiva oppure una negativa; è quindi opportuno chiarire subito che qualunque definizione si presta a critiche e a correzioni. Alcuni ritengono che la magrezza vada riferita a parametri come l’età, il sesso, l’altezza, la costituzione e l’attività fisica svolta. Se è vero che occorre un distinguo molto netto fra uomini e donne, per gli altri fattori è dubbio ogni legame con il concetto di magrezza.
Per la costituzione si veda per esempio l’articolo sulla costituzione robusta; analogamente l’altezza influisce sul peso del soggetto, non sulla sua magrezza, anche se chi è più alto distribuisce meglio i kg in più e può “apparire” magro (senza esserlo realmente!). Il fatto che con l’età si tenda a ingrassare è semplicemente dovuto al fatto che una maggiore sedentarietà è tipica delle persone più avanti con gli anni e poco incide l’aumento del metabolismo.
Infine, indicare nell’attività fisica un fattore di magrezza vuol dire rovesciare il problema: è la sedentarietà che aumenta la percentuale di persone sovrappeso nella popolazione.
Anche riferirsi a parametri più scientifici come la percentuale di grasso corporeo può rendere complesso il problema perché tali misurazioni non sono agevoli e spesso non del tutto attendibili.
La soluzione più semplice è di adottare tabelle di magrezza basate su criteri moderni e razionali, in particolare sull’indice di massa corporea (nella sua formulazione più semplice: peso in kg/altezza in metri al quadrato). Si consulti l’articolo La nuova tabella di magrezza.

La magrezza è un concetto che può assumere una valenza positiva oppure una negativa
Quando la magrezza è patologica?
In altri termini, quando il soggetto non ha un peso normale, ma è “troppo magro”? Anche su questo punto non esiste una posizione univoca, anche perché una condizione di sottopeso rispetto a una certa condizione di peso definita “normale” non è detto sia patologica: cioè sottopeso e malattia non sono sinonimi! La condizione di sottopeso deve essere comunque indagata.
Secondo la nuova tabella di magrezza, un uomo è sottopeso se ha un IMC inferiore a 19 e una donna se lo ha inferiore a 17. Queste affermazioni valgono per soggetti che sono molto attenti alla loro salute e svolgono molta attività fisica; per un sedentario o per chi fa una modesta attività fisica (low-training) si può definire la soglia per indagare in 20 per l’uomo e 18 per la donna.
Così un uomo alto 180 cm, sedentario, che pesa meno di 64,8 kg è troppo magro; può darsi che abbia una scarsa muscolatura (non fa attività fisica ed è avanti con gli anni) oppure può avere condizioni croniche che giustifichino tale magrezza (per esempio un quadro ormonale particolare); analogamente una donna sedentaria alta 160 cm con un peso inferiore ai 46 kg è “troppo magra”.
Questi casi non possono comunque essere inquadrati in un discorso generale, ma deve essere il medico che con un esame diretto del soggetto e della sua storia clinica stabilisce se la magrezza è o meno patologica.
Magrezza: il campanello d’allarme
Appare evidente che un’accresciuta magrezza in tempi relativamente brevi in presenza di altri sintomi fisici richiede una diagnosi da parte del medico curante (in questo caso si parla di magrezza secondaria alla malattia).
La situazione è decisamente più complicata quando si è di fronte a sintomi di carattere psicologico come scarsa attenzione al cibo o mentalità anoressica per arrivare fino a una conclamata anoressia.
Una prima grande suddivisone dei casi di magrezza patologica si ha rapportando il repentino calo di peso con l’appetito del soggetto.
Se l’appetito è scarso, ci si potrebbe orientare a patologie del comportamento alimentare o a patologie dell’apparato digerente o del pancreas.
Se invece l’appetito è normale, probabilmente la causa può essere endocrina (ipertiroidismo, patologie dell’ipofisi, diabete mellito ecc.) oppure per abuso di sostanze stupefacenti (per esempio le anfetamine).
Ovviamente, la cura è possibile solo dopo un’accurata diagnosi.
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