L’alcol etilico contenuto negli alcolici viene degradato nel fegato. Durante il processo si formano acidi grassi che non vengono degradati a causa dell’effetto tossico dell’alcol sui mitocondri. Pertanto, i danni che l’alcol causa nell’organismo, soprattutto nei forti bevitori, sono molteplici: epatici (epatite e cirrosi), gastrici (gastriti, ulcera gastrica e duodenale), neuromuscolari (miopatie e polineuropatie), alcune forme di cancro (carcinoma all’esofago), disturbi nervosi (sindrome di Korsakov, malattia di Marchiafava-Bignami) ecc.
Ogni modello alimentare deve pertanto definire chiaramente la propria posizione rispetto agli alcolici, a prescindere da considerazioni commerciali, culturali, religiose ecc.
Il contributo alcolico di una bevanda (Albanesi 2004) è definito come:
contributo alc. = quantità (in l) x gradazione (in %).
Per esempio, un bicchiere di vino a 12 gradi da 200 cc ha un contributo alcolico di 2,4 (0,2×12).
Sommando i vari contributi si ottiene l’indice alcolico del soggetto. Un’assunzione salutistica di alcol non dovrebbe superare un indice alcolico di 3.
Il vino è a tutti gli effetti un alcolico e da un punto di vista scientifico non appare significativa la differenza fra vino e superalcolici: 33 cl di un vino a 12 gradi equivalgono a 10 cl di un liquore a 40 gradi. Poco pregio ha il contenuto eventuale di antiossidanti che il vino conterrebbe, perché la loro percentuale nel vino è talmente bassa che per proteggere dal rischio cardiovascolare si dovrebbe assumere talmente tanto vino da distruggere il fegato!
PER APPROFONDIRE
Indice materie – Scienza della nutrizione – L’alcol