L’etichetta nutrizionale riporta (per 100 g di prodotto e, per alcuni alimenti, per singolo pezzo):
- Calorie totali (in kJ e in kcal)
- Proteine in grammi
- Carboidrati in grammi
- Grassi in grammi
- Ingredienti.
Gli ingredienti vengono indicati in ordine di quantità: i primi sono quelli più presenti nell’alimento. Se per esempio l’olio di oliva extravergine è in ultima posizione di una lista di venti ingredienti, probabilmente per 100 g ce n’è una goccia.
L’etichetta nutrizionale spesso inganna, confondendo le idee con due indicazioni, quelle per 100 g di alimento e quelle per porzione. Il risultato è che spesso molti si riferiscono alle indicazioni per porzione e giudicano una merendina ipocalorica perché per porzione apporta 75 calorie mentre un’altra ne apporta 90; peccato che la prima apporti 480 calorie per 100 g, mentre la seconda ne apporti solo 410. La porzione della prima merendina non apporta meno calorie perché è meno calorica, ma perché è più piccola.
ETICHETTA NUTRIZIONALE (ALIMENTARE) – APPROFONDIMENTI
L’etichetta nutrizionale (anche etichetta alimentare) è il mezzo più semplice per farsi una educazione alimentare.
Nel 2011 la Commissione Europea ha varato un nuovo regolamento riguardo l’etichettatura degli alimenti (Reg. UE 1169/2011) con l’intenzione di tutelare al meglio il consumatore (restano esclusi gli alimenti sfusi e quelli preincartati nei supermercati). L’etichetta nutrizionale costituisce la parte obbligatoria per i prodotti alimentari preconfezionati.
Lo scopo dell’etichetta nutrizionale dei prodotti è quindi, in ultima analisi, quello di far sapere al consumatore da dove vengono, cosa contengono e come consumarli. Ecco brevemente cosa contiene l’etichetta nutrizionale.
Denominazione di vendita – La descrizione della natura del prodotto (per esempio olio d’oliva).
Elenco degli ingredienti – Decrescenti per peso (il più abbondante per primo) con in fondo gli additivi indicati dalla nomenclatura europea (la lettera E seguita da un numero) e gli aromi (eventualmente naturali). Devono comparire tutti gli allergeni noti (crostacei, noccioline, uova, cerali contenenti glutine ecc.).
Da notare che per la legge italiana acqua minerale, burro, caffè, latte, miele, olio di oliva, pasta secca, tè in foglie, yogurt bianco, verdura fresca non possono contenere additivi. Se contengono più di 150 mg per litro di caffeina, tutte le bevande diverse da tè e caffè e drink a base di questi due alimenti devono riportare la scritta “tenore elevato di caffeina” con specificato il valore di caffeina in mg/100 ml e con l’avvertenza “non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo dell’allattamento”.
Finalmente la dizione oli (grassi) vegetali deve essere accompagnata dall’indicazione del tipo di olio o di grasso (per esempio: olio di palma); se trattasi di miscela di oli vale la dicitura “in proporzione variabile” accompagnata dall’elenco degli oli. Se l’acqua viene aggiunta in misura superiore al 5%, deve risultare in etichetta (deve essere sempre presente per carne, preparazioni di carne o di pesce non elaborati), a meno che non serva per ricostituire un alimento disidratato (per esempio, latte in polvere), per il liquido di copertura da non consumarsi, nell’aceto (se è indicato il contenuto acetico) e nell’alcol (se è indicato il contenuto alcolico).

Etichetta nutrizionale (alimentare) dei Magretti Galbusera
Quantità in percentuale – Obbligatoria se l’ingrediente figura nella denominazione di vendita.
Quantità netta – Espressa in l, cl, ml se liquido e in kg o g per gli altri; se l’alimento è immerso in un liquido, deve comparire la dicitura “peso sgocciolato”.
Durata – Può essere espressa in due forme. La prima (da consumarsi preferibilmente entro…) indica che il prodotto mantiene le sue proprietà fino alla data indicata, ma che può essere consumato anche per un breve periodo successivo senza pericoli per la salute; la seconda (da consumarsi entro…) indica che il consumo dopo la data indicata può risultare pericoloso. Per i prodotti che si conservano fino a tre mesi la data è espressa come gg/mm/aa; per quelli da 3 a 18 mesi è espressa con mm/aa; per quelli che superano i 18 mesi si indica solo l’anno. La data di scadenza deve essere riportata sui singoli pezzi di una confezione multipla.
Condizioni di conservazione e di utilizzo – Per esempio la temperatura del frigorifero.
Nome e indirizzo del produttore
Paese di origine o luogo di provenienza – Il luogo di provenienza vale per i prodotti “trasformati” e indica la zona di coltivazione o di allevamento della materia prima prevalentemente utilizzata. Tale indicazione serve per arginare l’Italian Sounding, cioè il fenomeno di alimenti presentati come made in Italy, ma realizzati altrove.
Titolo alcolometrico volumico – Obbligatorio se il contenuto alcolico supera l’1,2% in volume.
Caratteristiche dell’involucro – Per gli insaccati, se non commestibile, deve essere indicato.
Congelamento – Per i prodotti congelati deve comparire la data del congelamento (surgelamento); se scongelato, il prodotto deve riportare la dicitura “scongelato”.
Lotto di produzione – Deve essere facilmente visibile, chiaramente leggibile e indelebile; è preceduto dalla lettera L. Si tratta di un codice alfanumerico che identifica un insieme di prodotti alimentari, fabbricati o confezionati in circostanze identiche. Serve per garantire la rintracciabilità dei prodotti in caso di situazioni di pericolo reale o presunto per la salute del consumatore.
Tra le novità introdotte dal regolamento c’è l’obbligo di informazione in merito a qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico ancora presente nel prodotto (come nei preincartati) che provochi allergie o intolleranze.
Se la superficie dell’etichetta alimentare è inferiore ai 10 cmq, alcune informazioni non sono obbligatorie; se la superficie è compresa fra 10 e 80 cmq le informazioni devono esserci tutte con un carattere tipografico di almeno 0,9 mm (riferimento: x minuscola); se è superiore agli 80 cmq, il carattere tipografico deve essere alto almeno 1,2 mm.
La dichiarazione nutrizionale
Fa parte dell’etichetta nutrizionale e serve per definire nutrizionalmente il prodotto. In essa sono riportati i dati seguenti (per 100 g o per 100 ml di prodotto e potranno essere affiancati dai dati relativi a una singola porzione):
- calorie totali (in kilojoule e in kilocalorie; si legga l’articolo sulle unità di misura)
- proteine in grammi
- carboidrati (e gli zuccheri) in grammi
- grassi e grassi saturi in grammi
- sale (non il sodio come previsto in precedenza).
Etichettatura nutrizionale
Con il termine etichettatura nutrizionale si indicano le informazioni che riguardano l’assunzione di sostanze indispensabili per le funzioni vitali dell’organismo, per il suo metabolismo, per lo stato di salute. Attualmente l’etichettatura nutrizionale è ancora facoltativa, ma è obbligatoria se in etichetta o nella presentazione o nella pubblicità dei prodotti alimentari compare un’indicazione nutrizionale.
Le GDA (Guideline Daily Amounts) sono le Quantità Giornaliere di energia e nutrienti adeguati a una sana ed equilibrata alimentazione.
Nelle confezioni si cita la % delle quantità giornaliere dei nutrienti presenti per porzione. Tale dato può essere utile a livello comparativo, ma non certo individuale perché i fabbisogni variano in funzione dell’età, del sesso, del peso e dell’attività fisica, mentre le GDA si limitano a dare quantità giornaliere indicative per una dieta da 2.000 kcal.
Per i prodotti biologici è possibile indicare un opportuno termine; un alimento si definisce biologico se è ottenuto con un metodo di produzione biologico, cioè con modalità autorizzate dalla normativa vigente (sementi, giovani piante, substrati, fertilizzanti, agrofarmaci, cioè fungicidi, insetticidi).
I termini utilizzati sono biologico, bio, eco, che possono comparire:
- nell’elenco degli ingredienti
- nella denominazione di vendita se almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola è biologico.
Si noti quindi come il 5% possa non provenire da produzione biologica!
Presenti sono anche:
- il logo comunitario
- il codice dell’organismo di controllo autorizzato
- l’indicazione sulla provenienza delle materie prime (Agricoltura UE, Agricoltura non UE, Agricoltura UE/non UE)
L’uso del logo è facoltativo per i prodotti importati da Paesi terzi; se presente, deve esserci l’indicazione del luogo di coltivazione delle materie prime.
Nutri-Score
Nutri-Score è un modello adottato da vari Paesi europei per valutare la salubrità dei cibi. È stato sviluppato da ricercatori francesi (Università Paris 13) collegati all’Istituto francese per la salute e la ricerca medica (Inserm), all’Istituto nazionale di ricerca agronomica (Inra) e al Conservatorio nazionale di arti e mestieri (Cnam). È stato adottato dalla Francia (ottobre 2017), dal Belgio (aprile 2018), dalla Spagna (novembre 2018), dalla Germania (settembre 2019) e dall’Olanda (novembre 2019).
Secondo i ricercatori che l’hanno promosso, essi sarebbero indipendenti da qualsiasi conflitto di interessi. Appare comunque difficile credere che ricercatori non motivati da cause extrascientifiche siano incorsi in un progetto che ha scarsa validità scientifica. Valutare salutisticamente un cibo mediante un punteggio da 1 a 5 (lettere da A a E) è un’operazione talmente semplicistica che appare incredibile sia attribuibile a ricercatori. Questi ultimi hanno anche scritto una lunga lettera a difesa del loro operato; citiamo solo i due punti più importanti:
- il Nutri-Score è supportato da basi scientifiche estremamente solide (più di 40 studi pubblicati);
- il logo potrebbe essere associato, in Francia, a una riduzione della mortalità per malattie croniche legate alla nutrizione di circa il 3,4%.
Non si discutono i 40 studi pubblicati, ma il goffo tentativo di sintetizzarli semplicisticamente in cinque colori.
Ogni informazione scientifica si deve basare su numeri, la cui assenza vanifica ogni conclusione (l’innumerismo è uno dei mali culturali della nostra società). Dire che il parmigiano non è di classe A perché è troppo calorico o ha troppo sale vuol dire fare un discorso qualitativo. L’errore di quantificazione è stato sempre bocciato dagli scienziati con il classico esempio “il mirtillo fa bene alla vista -> sei cieco? -> prendi il mirtillo!”. In altri termini, giudicare un cibo prescindendo dalla quantità assunta non è serio.
Il secondo punto usa il trucco delle percentuali relative. Le malattie croniche legate all’alimentazione riguardano soprattutto l’assunzione di troppe calorie e ciò è già evidenziato nell’etichetta nutrizionale (al più i colori potevano suddividere i cibi in base alla loro densità calorica, almeno questo era scientificamente esatto). Anche ammesso che le malattie croniche legate all’alimentazione (i ricercatori francesi parlano di “malattie croniche”) siano il 10% di quelle che causano i decessi, il 3,4% vuol dire che si salverebbero 3 persone su 1.000.
Non si avrebbe un miglior risultato facendo dei corsi di alimentazione alla popolazione? Insegnando nutrizione nelle scuole dell’obbligo? Nella popolazione l’educazione alimentare è così bassa che si dovrebbe aumentare la cultura alimentare, non sperare di educare il cittadino con un semaforo a cinque colori.
Con il Nutri-Score si diffonderanno molte fake news del tipo “il cibo X fa male”, “il cibo X è meglio del cibo Y”, affermazioni semplicistiche, approssimative e non vere che commettono il classico errore d’autorità: “l’ha detto la televisione, è vero!”, “l’ho letto sul giornale, è vero!” sostituiti da “lo dice il Nutri-Score, è vero!”.
Gli avversari italiani del Nutri-Score hanno affermato senza mezzi termini che è una mossa per danneggiare il made in Italy. Non si può affermare con certezza che ciò sia vero, ma in ogni caso, dopo la Brexit, appare comico che si sia usato l’inglese per denominare la geniale ricetta francese.
Nutrinform Battery
L’Italia ha preferito adottare un suo sistema, il Nutrinform Battery (ottobre 2020), un’etichetta con cinque pile stilizzate, all’interno delle quali sono indicati i valori di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale (contenuti in una porzione di prodotto) e le percentuali di ciascuna di queste voci rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere di un adulto medio.
Occorre precisare che
- il Nutrinform Battery è facoltativo
- si prevede non debba essere adottato dai prodotti DOP, IGP e STG in quanto tali regimi di qualità, promossi dall’Unione europea sono riconosciuti dal consumatore grazie al marchio di qualità ivi apposto
- esclude gli alimenti confezionati in imballaggi o recipienti la cui superficie maggiore misuri meno di 25 cm².
Da un punto di vista scientifico appare discutibile quanto il Nutri-Score:
- non compare nessuna indicazione delle proteine (le pile sono solo cinque)
- nelle singole batterie è indicata la percentuale di energia e nutrienti apportati, rispetto alle quantità giornaliere di assunzione raccomandata per una dieta da 2.000 kcal. La percentuale è rappresentata anche graficamente con il riempimento della batteria. Questo è un gravissimo errore perché prescinde dai parametri del soggetto; per gran parte della popolazione (sedentari con valori limitati dei parametri antropometrici) una dieta da 2.000 calorie porta naturalmente al sovrappeso: come si può paragonare una donna alta 155 cm e sedentaria a un uomo alto 180 cm sportivo praticante o con un lavoro caloricamente molto dispendioso?
Sostanzialmente, tutti i dubbi sul semplicismo del Nutri-Score valgono anche per il Nutrinform Battery.
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