La dieta GIFT (anche dietaGIFT) è un metodo alimentare orientato al dimagrimento (ma non solo) ideato nel 2004 dai fratelli Attilio e Luca Speciani; attualmente, da quanto riportato sul sito di riferimento, il metodo viene aggiornato e seguito dal solo Luca. L’ultimo dei volumi usciti sulla dieta GIFT è quello pubblicato da Rizzoli nel 2009 “DietaGIFT, dieta di segnale”.
Questa strategia alimentare, secondo quanto sostenuto dagli autori, non è basata sul conteggio delle calorie, ma sulla stimolazione naturale del metabolismo tramite l’attivazione dei centri di regolazione. In altri termini, la dieta GIFT (acronimo dei termini Gradualità, Individualità, Flessibilità e Tono) dovrebbe agire direttamente su determinate sedi cerebrali promuovendo il consumo energetico invece che il deposito lipidico. Di fatto, secondo gli autori, lavorando sul metabolismo piuttosto che sulla privazione calorica si è in grado di conservare le masse muscolari, diminuire la massa grassa e ridurre la ritenzione idrica.
Dieta Gift: i tre principi cardine e le dieci regole
La dieta GIFT si basa su tre principi cardine e dieci regole; i tre principi sono: attivazione metabolica, controllo insulinico e qualità dei nutrienti.
Le dieci regole (Abbinamento proteine/carboidrati, Controllo di indice e carico glicemico, Distribuzione dei pasti, Frutta e verdure in libertà, Apporto generoso di acqua e fibra, Masticazione lunga, Decisa riduzione dell’assunzione di cibi spazzatura, Attività fisica, Controllo delle intolleranze ed equilibrio psicofisico) sono talmente generiche che alla fine lasciano abbastanza confusi, a meno che non sia così ottimisti da ritenere che regole generiche e spesso non quantitative possano garantirci il dimagrimento.
Per quanto riguarda la distribuzione dei pasti, di seguito le indicazioni della dieta GIFT:
- 3 pasti al giorno seguendo il monopiatto GIFT con un terzo di carboidrati (con amidi), un terzo di proteine, un terzo di frutta/verdura;
- colazione abbondante, pranzo importante, ma meno abbondante della colazione, cena leggera. La cena fa eccezione al monopiatto (50% proteine, 50% fibra).

Frutta e verdura in libertà è una delle regole condivisibili della dieta GIFT
Dieta GIFT – Funziona? Un’analisi critica
Delle dieci regole previste dalla dieta Gift, alcune sono condivisibili: frutta e verdura in libertà, apporto generoso di fibre, lunga masticazione, attività fisica, equilibrio psicofisico; altre invece sono decisamente da bocciare. Vediamo perché.
Abbinamento proteine/carboidrati – Per quanto gli autori, nel loro testo di riferimento, critichino la dieta a zona, ne sono stati nettamente influenzati e sono convinti che basti abbinare ai carboidrati delle proteine per abbassare il picco d’insulina. In realtà è abbastanza facile dimostrare che, se si aggiunge una quota di proteine a una qualunque fonte di carboidrati, la glicemia aumenta sempre e comunque.
Controllo di indice e carico glicemico – Nel già citato testo, gli autori citano ricerche ufficiali; la cosa sembra abbastanza assurda se si considera che della scienza ufficiale non accettano le conclusioni. E le conclusioni sono che la differenza di indice glicemico di cibi raffinati e non raffinati esiste, ma è piccola, tant’è che quello che conta veramente è il carico glicemico, cioè il prodotto fra indice glicemico e quantità dell’alimento. In altri termini, meglio poco riso o pasta raffinati che tanta pasta o riso integrali. La priorità va quindi non alla tipologia, ma alla quantità.
Peraltro la tabella degli indici glicemici che gli autori riportano nella loro opera non ha nessun riscontro nella letteratura ufficiale. Il caso del miele è illuminante. Modelli alimentari ortoressici (cioè un po’ maniacali, come la zona o la stessa dieta GIFT) hanno la necessità di rendersi comunque “praticabili”. Nel caso di dieta GIFT è evidente che, se si condanna senza appello lo zucchero raffinato, non esiste nessun dolcificante di facile reperibilità. Ecco allora che si salva il miele con la discutibile tesi che il miele integrale avrebbe un bassissimo indice glicemico (35 contro 80 del normale miele). Ebbene la stessa fonte citata dagli autori non dice assolutamente ciò: analizza ben 11 tipi di miele e l’indice glicemico varia da 32 a 87, dipendendo solo dalla percentuale di fruttosio, non come vorrebbero farci credere gli Speciani da enzimi e vitamine mancanti per l’eventuale processo di raffinazione. Poiché la tabella è chiarissima, esplicitando a fianco dei vari tipi di miele la percentuale di fruttosio, com’è possibile non accorgersene?
Distribuzione dei pasti – La necessità di una cena leggera è in netta controtendenza con la necessità dell’attività fisica (perorata dalla stessa dieta GIFT): se si pratica sport di sera, terminato il lavoro, è abbastanza assurdo avere una cena leggera impedendo il ripristino del glicogeno speso. In letteratura qualunque forma di cronodieta non è mai decollata perché si è dimostrata chiaramente incapace di risolvere il problema del sovrappeso. Gli aumenti o le diminuzioni del metabolismo sono talmente minimi che non sono in grado dal metterci al riparo da un’assunzione eccessiva di calorie.
Rifiuto di cibi spazzatura – Condivisibile, se si eccettua la crociata che il regime alimentare in questione perora contro i cibi raffinati. Un cibo povero (pensiamo all’acqua oligominerale) può non apportare microalimenti (apporta comunque calorie utili) e risulta pertanto inutile. Definirlo dannoso, nocivo ecc. è oltremodo ortoressico.
Controllo delle intolleranze – La teoria delle intolleranze è ancora in fase embrionale. Eppure i fratelli Speciani vendono certezze incrollabili e soprattutto il test DRIA, test attorno al quale ruota gran parte della loro attività professionale (senza il controllo delle intolleranze non ci sarebbe bisogno del medico).
Opinioni
Leggendo il testo di riferimento del modello alimentare ideato dai fratelli Speciani, si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte alle poco credibili pubblicità di certi prodotti alimentari. L’impressione si consolida quando si scopre che praticamente dieta GIFT si dovrebbe basare sulla “scientifica” (e neanche nuova) riflessione che noi dovremmo mangiare come gli uomini delle caverne. Ciò rivela la propensione degli autori al letterario e al filosofico piuttosto che al ragionamento scientifico-deduttivo.
Come è possibile basare la propria alimentazione su regole che portavano l’uomo a essere in balia di germi e malattie, con una vita media che non raggiungeva i 30 anni? Si nota cioè la profonda influenza delle teorie naturalistiche su ciò che dovrebbe essere un imparziale percorso scientifico.
Anche se non ci si riesce a convincere che la natura non è poi il massimo perché ci fa invecchiare e morire (cioè i suoi meccanismi sono imperfetti nei confronti del singolo), nel caso alimentare basta un semplice concetto per smontare le teorie paleolitiche: il dentifricio. Già i nostri nonni a 30-40 dovevano dotarsi di dentiera. Pensiamo agli uomini del paleolitico con un’alimentazione che non riusciva a salvare i denti, cardine di ogni buona salute. Solo l’avvento delle moderne tecniche di igiene (cioè dell’intelligenza umana contro i semplici strumenti offerti dalla natura) ha consentito di modificare radicalmente le cose.
Quindi: abbiamo fede nel nostro cervello e cerchiamo di migliorare ciò che la natura ci propone: grazie a queste “modifiche” la vita media dal 1900 a oggi è aumentata da 43 a oltre 80 anni e probabilmente gli autori della dieta Gift possono sparlare della medicina convenzionale solo perché proprio grazie a essa e ai progressi del XX sec. sono ancora vivi.
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