L’olio di semi di lino è ricavato dall’omonima pianta del lino (Linum usitatissimum L.), una pianta erbacea annuale della classe delle Dicotiledoni e appartenente alla famiglia delle Linacee; ha radice fittonante, fusto eretto che raggiunge mediamente l’altezza di un metro. È, quasi sicuramente, originario delle regioni comprese tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero e il suo utilizzo ha origini antichissime; alcune fonti infatti, dopo alcuni ritrovamenti in terra svizzera, fanno risalire l’uso delle fibre di lino all’età della Pietra e anche nell’Antico Testamento vi sono cenni alla coltivazione di questa pianta. Nel medioevo, il lino era coltivato estensivamente in tutta Europa; il suo declino iniziò nel ‘700 dopo che si cominciarono a utilizzare altre piante da fibra; oggi, da quando sono state introdotte sul mercato le fibre di tipo sintetico, l’utilizzo del lino ha subito un ulteriore calo.
Attualmente, i maggiori produttori mondiali di semi di lino sono il Canada, l’Argentina, l’India, la Cina e la nuova Zelanda. A livello europeo i produttori più importanti sono il Belgio, la Francia e la Gran Bretagna. In Italia la produzione di lino (sia semi che fibra) è alquanto limitata.
I tipi di Linum usitatissimum L. che vengono coltivati vengono suddivisi in due gruppi: il lino da fibra e il lino da olio. Per la produzione del lino da fibra si utilizzano i tipi nordici (che prediligono i climi temperati e umidi) mentre per la produzione del lino da olio si usano i tipi coltivati nelle zone a clima caldo.
Olio di semi di lino: benefici e proprietà
Dai semi di lino è possibile ricavare un olio utilizzabile per vari scopi, tra cui quelli alimentari. La composizione in acidi grassi è la seguente:
- acidi grassi saturi : 5,3 g acido palmitico e 4,1 g acido stearico
- acidi grassi polinsaturi: 12,7 g acido linoleico (omega 6) e 53,3 g acido alfa-linolenico (omega 3)
- acidi grassi monoinsaturi: 20,2 g acido oleico.
Data la notevole presenza di acido alfa-linolenico, l’olio di semi di lino viene spesso consigliato come ottima fonte di omega 3; in realtà, l’acido alfalinolenico è convertito in EPA (acido eicosapentaenoico) solo per una piccola percentuale (le ricerche vanno da uno 0,2 a un 8%) che diminuisce ulteriormente in caso di cattivo stile di vita e con l’età. Da questi dati, per il non vegetariano, l’importanza dell’olio di lino è marginale come conversione EPA-DHA (acido docosaesaenoico), si fa molto prima a mangiare pesce! Pertanto i benefici per la salute cardiovascolare sono decisamente sopravvalutati.
Uno dei problemi dell’olio di semi di lino è la difficoltà nella conservazione; questo tipo di olio infatti tende a ossidarsi molto facilmente e il suo consumo deve avvenire entro un mese al massimo da quando la bottiglia viene aperta per la prima volta. Dovrebbe essere conservato in frigorifero, in contenitori chiusi e che, soprattutto, non lascino passare la luce. Gli oli di semi lino qualitativamente migliori sono quelli ottenuti tramite spremitura a freddo effettuata con il metodo Baglioni (Amilcare Baglioni, nato a Parrano, in provincia di Orvieto, è stato l’ideatore di un particolare metodo che permette di mantenere la temperatura di trattamento inferiore ai 27 °C consentendo il mantenimento della composizione chimica del prodotto di partenza). L’olio di lino non è assolutamente adatto per friggere e deve essere pertanto utilizzato soltanto crudo (per esempio, per condire verdure o carni bianche). Buono l’apporto di vitamina E (17,5 mg/100 g).

I semi di lino, da cui si ricava l’olio, vengono anche usati da soli per condire insalate o yogurt o nell’impasto del pane
Per approfondimenti di carattere generale si consiglia la lettura dei seguenti articoli: La frittura, La scelta dell’olio, Il punto di fumo, Gli acidi grassi essenziali, Gli acidi grassi.
INFO AL. – Proteine: 0; grassi: 100; carboidrati per differenza: 0 (fibre: 0); ceneri: 0; acqua: 0; colesterolo: 0; sodio: 0; calorie: 884.
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