Con il termine bibite si fa generalmente riferimento a bevande dissetanti, spesso largamente consumate nel corso dei mesi estivi. Più in generale, il termine bibita indica un alimento liquido con particolari finalità e/o composizione. Infatti, si parla di bibite alcoliche (in contrapposizione a quelle analcoliche), di bibite energetiche, di bibite sportive. Per ciò che concerne le bibite “dissetanti” è importante distinguere fra bibite gassate e bibite non gassate. Si noti che il termine bevanda è ancora più vasto come significato, comprendendo qualsiasi alimento liquido (quindi, anche tè, caffè, latte ecc.).
Bibite gassate
Le bevande gassate sono spesso additate come una scelta non salutistica. In realtà, l’aggiunta dell’effervescenza non è di per sé un motivo per scartarle a priori, perché sono altre le presenze di sostanze da evitare (da un’eccessiva presenza di zucchero, a coloranti o conservanti dubbi).
L’aggiunta di anidride carbonica alle bibite è quella che garantisce l’effetto effervescente. Le bibite gassate andrebbero, però, evitate in alcuni casi specifici, per esempio in presenza di meteorismo, perché l’effervescenza peggiorerebbe il problema. Inoltre, vanno evitate in caso di colite ulcerosa, duodenite o patologie dello stomaco e dell’intestino. Le bibite gassate sono anche accusate di provocare il singhiozzo in soggetti predisposti.
Bibite sportive
Le bibite sportive (sport drink) dovrebbero comprendere anche le bibite energetiche, ma in queste ultime sono presenti anche sostanze stimolanti che non sono presenti nelle bibite sportive.
Gli integratori salini sono una delle più grandi e inutili trovate pubblicitarie degli ultimi anni. Sul mercato esistono già farmaci che reintegrano i sali persi (in particolare magnesio e potassio, fornendoli sotto l’ottima forma degli aspartati), ma, poiché devono essere diluiti in acqua, non sono estremamente appetibili. Ecco allora la ricerca di una soluzione che offrisse bevande che reintegrino i sali, ma che fossero organoletticamente molto valide.
Per farlo, non ce n’era che una: aggiungere zucchero (o fruttosio) e colorare la bevanda con additivi inutili e a volte persino sospetti dal punto di vista salutistico. Oggi un integratore salino contiene dalle 30 alle 50 kcal per 100 g. Poche, visto le 500 e passa kcal del cioccolato? Al contrario! Sono molte, se si considera che l’indice di sazietà della bevanda è bassissimo: dopo un’ora di attività fisica è abbastanza usuale bersi anche un litro di bevanda a piccoli sorsi o tutto d’un fiato. In totale si assumono tante calorie quante in un piatto di pasta: è meglio bersi acqua e mangiarsi la pasta o trangugiare avidamente un litro di bevanda e stare a digiuno? La cosa grave è che molti bevono l’integratore e poi si fanno anche il piatto di pasta…
Bibite energetiche
Le bibite energetiche (energy drink) sono bibite contenenti sostanze stimolanti, destinate a fornire energia al consumatore. L’energia è fornita in due modi: a livello metabolico e a livello nervoso. Il primo modo è tipico anche delle bibite sportive e viene realizzato solitamente con il glucosio (zucchero); il secondo con stimolanti (caffeina) e con sostanze che dovrebbero migliorare il metabolismo generalmente connesso con la produzione di energia: taurina, vitamine del gruppo B, carnitina, creatina e glucuronolattone ecc.). Possono essere usati anche estratti vegetali come guaranà, ginseng e ginkgo biloba.
Le due modalità sono in realtà molto sopravvalutate. Il glucosio è assunto in quantità tali che non sposta significativamente il carico glicidico dell’alimentazione (a meno di non bere litri di bibita!), tanto che esistono bevande energetiche che usano dolcificanti al posto del glucosio per evitare un inutile sovraccarico calorico. Le sostanze stimolanti non vanno oltre l’effetto di un paio di caffè.
L’assunzione andrebbe quindi consigliata con moderazione e solo per quei soggetti in cui bevande tradizionali come caffè e tè non sono gradite. Una bibita energetica molto nota è la Red Bull.
Per quanti riguarda il sovradosaggio, possono riscontrarsi insonnia, nervosismo, palpitazioni, tachicardia fino ad allucinazioni e convulsioni.
Bibite analcoliche e alcoliche
Le bibite analcoliche sono tutte le bevande che non contengono alcol, con eccezione della sola acqua minerale. Tecnicamente sono quindi bibite analcoliche i succhi di frutta, gli aperitivi senza alcol, e le bibite a base di caffè, ginseng, guaranà, ecc. Per queste vale lo stesso discorso delle bibite gassate: l’assenza di alcol non è l’unico aspetto che va considerato (anche se è importante quando l’alcol è da evitare per particolari patologie o in gravidanza), ma per valutarne l’opportunità di consumarla occorre valutare l’apporto calorico complessivo e la presenza di coloranti e conservanti.
Le bibite alcoliche sono a tutti gli effetti bevande con un contenuto di alcol non minimale. Capostipite di queste bevande è la birra. Gli aperitivi alcolici (come lo Spritz) e i cocktail sono ulteriori esempi. Ovvio che la scelta ricade su queste bibite perché il consumatore vuole “qualcosa di alcolico”. Dal punto di vista salutistico, la dose di alcol va a incidere sull’indice alcolico della giornata e quindi vanno assunte con moderazione, soprattutto nel caso si sia abituali consumatori di vino e/o di superalcolici.
La granita: un’alternativa alle bibite estive
Un’alternativa alle bibite estive è la granita. La granita si ottiene facendo gelare succhi di frutta o altre bevande (caffè) o sciroppi più o meno zuccherati. Già nota ai romani (dolce neve, l’ottenevano aggiungendo miele o mosto alla neve), furono i siciliani che impiegarono per primi sciroppi aromatizzati insieme alle nevi dell’Etna. Anch’essa, contenendo troppo zucchero, è solo falsamente dissetante.

Le bibite sono quelle che si definiscono “calorie vuote”, spesso responsabili del fallimento delle diete
Come scegliere le bibite?
Le bibite sono giudicate con molta attenzione dalla dieta italiana, in quanto alcuni aspetti possono dare luogo a prodotti di qualità scadente. Recentemente ci sono state diverse novità che è bene segnalare.
Il contenuto di frutta nelle bibite alla frutta – Nel 2012 era stata innalzata dal 12 al 20% la percentuale minima obbligatoria di succo naturale per le bibite a base di frutta, ma poi tutto si era bloccato perché la UE aveva dato parere negativo. Nel gennaio 2014 è stato però approvato un emendamento e la norma è stata reintrodotta per le bibite vendute sul suolo italiano.
Dolcificanti – Dal 2016 sono finalmente comparse le prime bibite con la stevia come dolcificante (almeno in parte, resta comunque un contenuto di zucchero) il che ha permesso di ridurre la densità calorica delle bibite di circa un terzo.
Conservanti – Già da qualche anno il benzoato è stato sostituito da conservanti innocui (come i sorbati).
Oggi una bibita salutisticamente accettabile dovrebbe aver fatto propri questi punti (il secondo è applicabile a tutte le bibite che vorrebbero definirsi light e che prima usavano conservanti poco sicuri). Vengono ancora usati alcuni trucchi per confondere il consumatore, trucchi che è bene conoscere per sapere come scegliere le bibite.
Ingredienti
Trucco num. 1: gli ingredienti – Poiché gli ingredienti sono in ordine di quantità, la persona disattenta potrebbe ritenere che la bevanda A (ingredienti: acqua, zucchero, succo di arancia) sia peggiore della bevanda B (ingredienti: acqua, succo di arancia, zucchero) e invece… dovrebbe continuare a leggere! Infatti nel secondo caso dopo zucchero compare sciroppo di glucosio. Per far comparire il succo d’arancia in seconda posizione si suddividono i carboidrati aggiunti in zucchero e sciroppo di glucosio in modo che ognuno di essi sia inferiore al 20% del succo di arancia. Tale trucco, molto comune quando il succo poteva essere del 12% è oggi meno frequente, anche per semplici vincoli matematici.
Il problema delle calorie non si aggira completamente con il consumo di bevande light (0,2 kcal per 100 ml, praticamente apporto nullo) o cosiddette ipocaloriche (sono in commercio prodotti attorno alle 5 kcal ogni 100 ml) perché in molti casi, come vedremo nei singoli prodotti, la presenza di edulcoranti nocivi o dubbi in forti quantità e l’abbondare di coloranti e conservanti ne fanno comunque prodotti di bassa qualità; in altri termini, la dicitura light non deve ingannare il consumatore, che dovrebbe valutare attentamente gli ingredienti.
Nella scelta delle bibite andrebbero escluse le bevande che usano:
- edulcoranti – ciclammati (E952 ed E953)
- conservanti – derivati dell’acido benzoico (sodio benzoato o altri, identificati anche dalle sigle da E210 a E219)
- correttori di acidità – derivati dell’acido ortofosforico (identificati dalle sigle da E338 a E341) che sottraggono inutilmente calcio all’organismo
- coloranti – a parte il caramello (E150), altri coloranti tendono comunque a ingannare il consumatore (che bella aranciata rossa!); alcuni sono anche sospetti.
Come scegliere le bibite: lattina o plastica?
Trucco num. 2: la confezione – Non fidatevi del nome; una stessa bibita in lattina non è la stessa di quella nella bottiglia di plastica; infatti nei contenitori di plastica vengono usati spesso conservanti (sodio benzoato) che non sono impiegati nelle lattine. Per cui prima di scegliere la stessa bevanda in confezione di plastica, verificate i conservanti!
L’uso del trucco num. 2 è particolarmente sgradito quando per motivi commerciali al supermercato non si trova che la confezione di plastica. Oggi l’uso dei benzoati si è ridotto, ma è comunque ancora presente.
Dolcificanti e aromi
Trucco num. 3: il gusto – Anche bevande ipocaloriche che usano dolcificanti, spesso eccedono con il gusto dolce, da una parte per attrarre il consumatore, dall’altra per far consumare comunque una quantità maggiore di bevanda. Educare il consumatore a bevande troppo dolci è una pessima abitudine nutrizionale.
Considerato che il dolcificante è una strategia di disintossicazione dal gusto del dolce, è deludente notare come molte bevande con dolcificante siano più dolci di quelle con lo zucchero! Per esempio, è inutile usare la stevia se poi si usa anche tanto zucchero e la bevanda diventa dolcissima.
Trucco num. 4 – L’impiego di aromi artificiali è abbastanza classico per dare sapore a una bevanda che, senza, risulterebbe poco appetibile.
Cosa ne pensa la dieta italiana
La dieta italiana suggerisce di evitare bibite contenenti additivi nocivi. L’impiego di dolcificanti o le calorie superiori a 45 kcal/100 g andrebbero valutati in relazione alla frequenza di assunzione della bibita e al proprio regime alimentare. La presenza di coloranti e/o conservanti o altri additivi ammessi dalla dieta italiana o di aromi è solo un dettaglio che discrimina tra una bibita perfettamente ammissibile, ma non completamente genuina, da quelle veramente al massimo della categoria.
NOTA – Nel caso di liquidi sarebbe più corretto parlare di calorie per 100 ml, ma poiché si è soliti riferirsi ai grammi e praticamente il dato non cambia (visto che il peso specifico è praticamente 1), si possono considerare le due terminologie (100 ml o 100 g) come equivalenti.
Il mercato delle bibite: come scegliere
Rischio salutistico della categoria: medio. Il panorama delle bibite è nutrizionalmente molto povero. Prevale quasi sempre il concetto poco salutistico di proporre una bevanda “dolce” (con zucchero o dolcificante), anziché una veramente dissetante. Inoltre i coloranti sospetti la fanno da padroni, soprattutto nelle confezioni in bottiglia. L’attenzione delle aziende è comunque decisamente migliorata negli ultimi anni, sia per l’introduzione di una nuova normativa sia per il recepimento di alcune indicazioni derivanti dai consumatori. Per esempio, anche alcuni colossi si sono affrettati a rimodulare prodotti “dubbi” offrendo ora soluzioni decisamente accettabili.
A dispetto del nome, nutrizionalmente non “brilla” la categoria delle acque brillanti, una cosa da ricordare quando chiedete una generica acqua brillante: l’apporto calorico è superiore a quello di molte aranciate “dolci”.
Esistono poi alcune proposte che puntano a nascondere il contenuto calorico dietro a presunte proprietà energizzanti, mai comunque superiori a qualche tazza di caffè.
Anche se presenta ancora alcune zone d’ombra, il settore è uno di quelli decisamente più migliorati negli ultimi anni.
Calorie e valori nutrizionali
Le calorie delle bibite sono molto variabili; ciò che fa la differenza è generalmente il contenuto di zuccheri o l’aggiunta di alcol. riferitevi sempre all’etichetta nutrizionale per avere dati corretti.
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