In genere per sette si intendono gruppi di persone accomunate dal seguire una certa dottrina, filosofia, religione. In realtà, oggigiorno, al termine “setta” è ormai assegnata una valenza decisamente negativa. Si devono considerare pertanto sette:
- le bande giovanili, sia quelle violente sia quelle non violente che comunque sono discriminanti nei confronti di coloro che non sono affiliati;
- le associazioni che nascono con il fine di favorire i loro affiliati negli affari;
- i gruppi politici che operano al di fuori della legalità e della democrazia;
- i gruppi religiosi intolleranti nei confronti di chi è di religione diversa;
- i gruppi spirituali che non sono aperti al pubblico, che prevedono riti di iniziazione o che operano nella segretezza.
In questo articolo si prendono in esame le sette religiose, dove il termine “religiose” è quanto mai vago ed esteso.
In realtà, riteniamo che questo articolo possa avere una certa utilità per tutti; infatti, non basta rifiutare le sette e bollarle come esempi di ignoranza o stupidità, occorre avere le motivazioni per demolirne i fondamenti, aiutando molti potenziali adepti a starne alla larga.
È comunque fuor di dubbio che le sette più subdole siano quelle appartenenti all’ultima classe, quelle cioè che con una falsa spiritualità (per questo vengono definite “religiose”) inglobano decine di adepti, promettendo loro un miglioramento della loro vita che raramente si verifica. Infatti non è infrequente scoprire che questi gruppi sono composti da persone che non hanno affatto risolto i loro problemi esistenziali. Alcuni trovano uno pseudoequilibrio all’interno della setta, ma in cambio sono sfruttati. In genere esiste una gerarchia (a volte rappresentata da un solo individuo, il santone) che impone la propria volontà solo perché dotata di poteri congeniti o acquisiti. Il santone (o il capo o il gruppo di comando) in genere è un individuo che si muove per denaro o per sete di successo (e quando lui stesso non è più consapevole di questa sua motivazione si arriva all’esaltazione) o per fini economici, sessuali, politici ecc. Scoprite qual è il vero motivo che ha spinto il capo alla creazione della setta e sarete a metà strada.
Per completare il cammino si devono mettere alla prova i presunti poteri: solo se si mette in discussione il santone si può smascherarlo. Per farlo occorre comportarsi da esterni, valutare i poteri come trucchi di un prestigiatore e proporre varianti che siano al di sopra di ogni sospetto: se non esiste la volontà di smascherarlo, tutto sembrerà normale. Se si accetta la filosofia della setta senza spirito critico, senza chiedersi: “ma è vero solo perché lo dite voi?” allora si è indifesi. Tutto ciò che accade in una setta non è replicabile al di fuori di essa: gli stessi santoni tenteranno di spiegarvi che i loro poteri non funzionano se si è scettici o se ci sono in giro energie negative o vi inonderanno di tanta altre idiozie simili. Personalmente non ho mai trovato nessun santone che abbia accettato di mostrarmi i suoi poteri in campo neutro e che non sia stato smascherato.
L’ultima arma della setta (che è tipica anche dei maghi e di personaggi simili) è la paura: l’adepto viene ipnotizzato dalla paura di terribili eventi che accadranno se lascerà il gruppo. Ricordatevi che sono tutte panzane e che comunque solo chi ha la forza e la voglia di essere libero può essere felice. Chi teme il malocchio o stupidaggini simili vive ancora nel medioevo ed è giusto che la sua vita scorra fra i problemi, la paura e l’infelicità.

Le sette sono un fenomeno sociale dalle radici antiche ma purtroppo mai scomparso del tutto