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Cattolici: sempre di meno in Italia

Quanti sono i cattolici in Italia? Secondo l’Ipsos, in Italia i cattolici (o coloro che si dichiaravano tali) erano nel 2007 l’85,4% mentre nel 2017 il 74,4%. Un calo percentuale del 13% in dieci anni. Con questo trend di decrescita fra 30 anni saranno esattamente la metà della popolazione (a meno che, a causa di immigrazioni, non aumenti a dismisura il 3% registrato nel 2017 relativamente ad altre religioni) e nel 2117 saranno il 18%. L’estinzione è prevista fra 300 anni. Secondo il dato Eurispes, il calo è ancora più evidente passando da un 87,8 a un 71,1, un calo del 19%. Con tale trend, fra 20 anni i cattolici saranno meno della metà della popolazione e nel 2117 solo l’8,6%.

I non credenti sono passati dal 13% al 22,6% con un aumento del 17% circa.

Il dato riguardante i cattolici è comunque decisamente ottimista perché “essere cattolici” è ancora avvertito come un valore positivo e durante i sondaggi è evidente che la risposta tende a essere positiva, soprattutto per coloro che hanno molti dubbi, ma non sono ancora passati saldamente fra le fila dei non credenti.

Infatti, sempre secondo l’Eurispes in dieci anni i cattolici praticanti sono passati dal 36,8% al 25,4% con una riduzione drastica del 31%. Con tale trend fra 30 anni solo l’8,3% andrà in chiesa regolarmente (praticante).

In conclusione, i praticanti diminuiscono molto più velocemente di chi semplicemente si dichiara cattolico; il numero dei non praticanti viene utilizzato dal Vaticano per mantenere alto il proprio potere mediatico, avendo quasi, senza nessuna giustificazione, il monopolio morale di un Paese dove un quarto della popolazione non si riconosce nel capo spirituale della Chiesa. Così abbiamo politici che baciano la teca di San Gennaro, altri che non fanno che ricordare le radici cristiane dell’Italia, altri che si dichiarano cattolici anche se sono divorziati ecc. Nessuno che dica apertamente “io non sono credente”: possibile che in quel 22,6% di italiani non ci sia un politico? O la falsità richiesta dalla politica fa sì che sia meglio nascondere le proprie convinzioni in materia di religione?

Essere cattolici

I cattolici praticanti in Italia oscillano fra il 25 e il 30% della popolazione.

Un po’ la stessa falsità che anima i non praticanti, quelli che non vanno mai in chiesa, ma fanno battezzare il figlio, mandano il figlio al catechismo o lo mandano a messa.

La cosa assurda è che non si accorgono che la Chiesa insegna ai loro figli valori in cui loro non credono; non basta insegnare la bontà, quando questa bontà si manifesta in modi che i genitori non rispettano (e non approvano) nella loro vita. Come può un vegetariano accettare che Gesù abbia moltiplicato i pani e i pesci per sfamare la popolazione? Come può (e parliamo di almeno il 50% degli italiani) accettare che il papa condanni chi non accoglie (“i veri scarti della società sono coloro che non vi accolgono”), accettare che il papa sia contro una politica (la sua lotta ai sovranismi. “il sovranismo produce razzismo e antisemitismo”) promossa da oltre metà del Paese? Come può un genitore far educare i figli in un contesto dove la pedofilia è più comune che fra il resto della popolazione? Evidentemente, per codardia morale.

Il non praticante che si dichiara cattolico è un codardo morale.

Quali sono i fattori che nei Paesi avanzati fanno crollare le religioni? Si noti che a livello mondiale i “credenti” aumentano per il semplice fatto che nei Paesi meno evoluti non ci sono i due fattori che andremo a esaminare.

La cultura – È innegabile che più c’è cultura e meno c’è religione. Semplicemente, perché molte affermazioni delle religioni rivelate non passano un semplice controllo razionale (vedasi il paradosso di Buechner) e la fede diventa più superstizione che virtù. Si deve anche notare che la cultura umanistica è meno critica nei confronti della religione, mentre quella scientifica e tecnologica sono molto più severe. Non a caso la Chiesa ha sempre promosso la cultura umanistica e limitato o cercato di limitare quella scientifica (da Galileo a Darwin).

Il benessere – Più aumenta il benessere e più si incomincia a pensare che “il paradiso non esiste“; molte persone non capiscono cosa sia il paradiso, cosa si faccia in paradiso e perché Dio, se proprio vuole premiare un essere umano felice, non gli conceda più anni su questa terra dove ha raggiunto un notevole grado di benessere. Non a caso, molti si avvicinano alla religione quando sono vecchi e la morte è ormai prossima: l’uomo crea Dio per illudersi di sfuggire al dolore e alla morte.

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