Il vecchio è colui che ha un’età psicologica elevata, a prescindere dalla sua età cronologica.
Per il Personalismo esiste una differenza fondamentale fra vecchi e anziani, evitando ogni forma di confusione sul termine. L’età mentale può essere definita come l’età desunta dal comportamento del soggetto a prescindere dalla sua età cronologica.
Con il termine comportamento si intende ogni azione, fisica o psichica. Anche attraverso il senso comune è usuale definire vecchio chi si atteggia come tale, pur avendo un’età cronologica non ancora nell’intervallo della vecchiaia.
Non esistono tipologie, cioè sottoinsiemi dell’insieme dei vecchi, semmai si può valutare il divario fra l’età psicologica e quella cronologica. Quanto più tale divario è grande tanto più la personalità è vecchia.
Abbiamo già visto parlando degli statici che questi ultimi possono essere confusi con i vecchi; mentre lo statico ferma la comprensione del mondo dopo che ha raggiunto un certo livello di comprensione che gli assicura una buona qualità della vita, il vecchio la ferma semplicemente in base all’età cronologica, quando decide che è ora di “andare in pensione”.
La qualità della vita del vecchio
Dipende dalle condizioni facilitanti e dalle altre personalità critiche. Di per sé avere una personalità vecchia è ininfluente fino a 40 anni, poi incomincia a pesare. Può diventare un macigno solo dopo i sessant’anni, quando il soggetto incomincia a sentirsi “fuori dal mondo”.
Per questa personalità è quanto mai interessante la prevenzione (capire che si sta diventando “vecchi” e agire per tempo), perché l’invecchiamento psicologico è quasi completamente irreversibile.
Non puoi pensare di non fare più ciò che ami solo perché hai spento tante candeline. (dal film Rocky Balboa, 2006).
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