Il succube è un soggetto che non ha effettuato un distacco dai genitori e continua a vederli come i padroni della sua vita. Ovviamente il livello di sottomissione può essere molto variabile, ma la personalità critica scatta quando la sottomissione incide pesantemente sulla qualità della vita del soggetto.
Il succube è schiavo dell’idea dominante (onora i tuoi genitori) con scarsissime capacità di ribellione.
La situazione peggiora quando “surrogati dei genitori” entrano in scena per “dire la loro”: il succube è ulteriormente schiacciato dai suoceri e dai parenti.

Il succube è una marionetta i cui fili sono tirati dai genitori (suoceri o parenti)
Le tipologie di succubi
Ogni succube può poi vivere la sua sottomissione attivamente o passivamente.
I succubi passivi di solito sono consci della loro schiavitù (per esempio l’incapacità di vivere decidendo liberamente, a prescindere dal volere dei genitori), mentre quelli attivi si ritengono perfettamente normali e non si accorgono che la loro condizione penalizza la qualità della loro vita.
Mentre i succubi passivi sono pesantemente sottomessi dai surrogati dei genitori (suoceri e parenti), quelli attivi sono meno soggetti alla pressione esercitata da queste figure: classico il caso di chi prende sempre la parte dei suoi genitori, ma non sopporta i suoceri!
La diagnosi differenziale
Occorre comprendere la profonda differenza fra il succube e il debole nel quale comunque esiste un minimo di forza con cui si oppone a chi, o cosa, cerca di dominarlo (anche la fuga, classica nel debole, richiede una certa forza). Nel succube la forza è nulla.
Il concetto di “idea dominante” è presente anche nel romantico, ma in quest’ultimo l’idea dominante dà forza e slancio, mentre nel succube non modifica di una virgola la sua energia vitale.
Sicuramente il fatto che una persona adulta continui ad accettare ordini dai propri genitori è sospetto, ma molti sono i fattori che concorrono a complicare il quadro; per esempio si può accettare l’invadenza dei genitori nella propria vita perché essi continuano a supportarci economicamente (in questo caso è più corretto parlare di insufficienza, mancata autosufficienza) oppure si può accettare di accudirli con grandi risorse e deterioramento della qualità della vita della nostra famiglia per patosensibilità ecc.
Se è vero che un’analisi attenta del rapporto fra adulto e genitori rivela facilmente la personalità succube, occorre soffermarsi sul termine “attenta” per capire che non ci può essere una valutazione superficiale.
L’unico scenario che rivela una sottomissione è spesso a posteriori. Quando un adulto cade in crisi per la morte di un genitore sicuramente ha una personalità succube, non si è mai attuato quel distacco che avrebbe dovuto rendere il luttuoso evento triste, ma non certo drammatico.
L’indicatore esistenziale
Anche per il succube, è molto facile trovare una domanda (indicatore esistenziale) che ha un’altissima sensibilità per la personalità trattata.
In un ottimo matrimonio la mamma
Conta più del coniuge – Il soggetto è succube, probabilmente “passivo”.
Conta come il coniuge – Il soggetto è succube, probabilmente “attivo”.
Conta meno del coniuge – Il soggetto non è succube.
Un confronto improponibile – Il soggetto non vuole rispondere alla domanda; è probabilmente un succube attivo che non vuole riconoscere consciamente il suo livello di sudditanza.
ipende dai casi – A differenza della risposta precedente, c’è un certo livello di sottomissione, ma potrebbe essere dovuto a circostanze particolari (per esempio negli affari di famiglia dove la mamma potrebbe avere un’esperienza maggiore del coniuge).
La qualità della vita del succube
Nel succube passivo la forza nulla può tradursi in un’autostima che spesso è veramente bassa. Ciò si tramuta in forti sensi di colpa ogni volta che il succube sbaglia, viene accusato, fallisce. L’esempio limite classico è quello del ragazzo che si uccide per aver danneggiato la macchina del padre, caso limite di tutti quei figli che non riescono a guardare il mondo con i loro occhi, ma passano sempre attraverso gli occhi e i giudizi dei genitori.
Con i succubi passivi si possono adottare due strategie, entrambe molto pericolose. La prima consiste in una riprogrammazione dell’individuo. Poiché in genere il succube è abbastanza incline a subire lavaggi del cervello, esiste la possibilità teorica di riprogrammarlo, ma in genere i successi sono temporanei, distrutti da nuovi lavaggi negativi.
La seconda strategia è quella di guidare la sua ribellione a ciò che lo domina, creando un minimo di forza con la quale per lo meno si possa tentare di cambiare la personalità da succube a debole. Si deve mettere in discussione con forza, ma con calma, il “padrone” del succube, usando strategie dirompenti: “sono maggiorenne, perché devo obbedire ancora ai miei genitori?”, “perché mia madre deve rovinare il mio matrimonio?”, “perché devo accettare le idee di mia suocera?” ecc. Ovvio che si deve essere in grado di controllare la reazione, trasformandola in una presa di coscienza piuttosto che in una guerra contro i vecchi padroni.
Nel succube attivo la qualità della vita può essere comunque buona se i genitori non hanno un atteggiamento tirannico, se le circostanze della vita (per esempio per motivi di lavoro) allontanano il soggetto dai suoi padroni, se i surrogati dei genitori non creano problemi ecc. In altri termini, un succube attivo mette una parte della sua felicità nelle mani di genitori, suoceri, parenti, ma conserva una buona capacità di autonomia che spesso lo porta a diventare un sopravvivente, man mano che i “padroni” diventano meno pressanti, per esempio per problemi di età.
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