Qual è il senso della vita? Prima di affrontare l’argomento dell’articolo, un piccolo test. Supponete di aver ricevuto una terribile diagnosi: avete tre mesi di vita, senza appello, avete sentito diversi pareri e tutti sono concordi. Immergetevi nello scenario e rispondete, pensandoci con calma: qual è il sentimento predominante a tale notizia? Angoscia, rabbia, paura, disperazione, smarrimento ecc.? Ecco alcune risposte ottimistiche e imbarazzanti a quale sia il senso della vita.
Pandu Nayak, responsabile del settore Search di Google, in un’intervista ha detto (speriamo scherzando) che il senso della vita ce lo dice già Google citando un concetto espresso nella serie di romanzi di fantascienza umoristica di Douglas Adams, Guida galattica per gli autostoppisti: un supercomputer (Pensiero Profondo), dopo un’elaborazione durata sette milioni e mezzo di anni, risponde: “42”.
Dopo oltre dieci anni dalla pubblicazione del libro, Adams diede la seguente spiegazione alla domanda “perché 42?”: La risposta è molto semplice. Era uno scherzo. Doveva essere un numero, un numero ordinario e relativamente piccolo, e io scelsi quello. Rappresentazioni binarie, calcoli in base tredici e monaci tibetani sono sciocchezze. Ero seduto alla mia scrivania e, fissando il giardino, pensai: “42 può andare”. Lo scrissi a macchina. E questo è quanto.
Ridicolo che ci sia veramente tanta gente che creda che un computer possa dare una risposta sensata al quesito…
Qual è il senso della vita
Ora, prima della risposta, un aneddoto.
Qualche anno fa stavo facendo il 2000 m di fine stagione, un test che faccio da solo, sulle mie strade prima dell’inizio della caccia. Mentre arrancavo negli ultimi 100 metri, vedo ad attendermi all’arrivo un uomo in bicicletta; dai due piccoli cagnolini che l’accompagnano capisco che si tratta di una piccola leggenda della frazione, un signore ottantenne che ogni giorno non rinuncia al lungo giro in compagnia dei suoi amici, fermandosi di tanto in tanto a scambiare qualche parola con chi incontra. Curioso: ancora oggi non so nemmeno il suo nome perché da allora noi lo chiamiamo Tebufettrop, un nome che suona come quello di un vecchio, ma rispettabilissimo capo indiano.
Infatti quel giorno, appena mi fermai alla fontana piegato in due per lo sforzo, mi si avvicinò e con fare canzonatorio, ma con una punta di rispetto, mi disse: “Te bufet trop!” (Respiri troppo!).
Alzai lo sguardo dal cronometro e incrociai i suoi occhi. Non mi venne in mente altro che un “fin che riesi a fal!” (finché riesco a farlo). Lui si fece serio e, quasi paternamente, sembrò continuare la mia riflessione arrivando a una di quelle massime che non si sa se siano sagge o senza senso: “eh sì, la vita l’è una gran fregadura” (una grande fregatura).
Forse in quel momento i suoi 80 anni gli pesavano come macigni, tanto che cercò di dissiparli incominciando a raccontarmi dei suoi trascorsi di forte ciclista. Parlò a lungo e a tratti sembrò riscaldarsi, quasi ringiovanire, anche se non era difficile immaginare che la prossima notte i suoi occhi avrebbero dovuto aprirsi spesso per scacciare tristi fantasmi, senza tuttavia mai perdere la dignità di chi non si arrenderà mai a essi.
Quando se ne andò, ricontrollai il cronometro e, vedendo che era di qualche secondo peggiore dell’anno prima, automaticamente mi chiesi se anch’io, un giorno, sarei diventato malinconico come Tebufettrop. Il senso della vita, che forse Tebufettrop non aveva mai trovato.
Torniamo al test iniziale per capire cosa sia il senso della vita. Quale che sia il sentimento che avete scelto, dovete ora rispondere: è positivo (per esempio “serenità”) o negativo? Se è negativo, siete in compagnia del 99% della popolazione che, anche se non lo ammette, cerca il senso della vita quaggiù, nel mondo reale. Solo pochissimi veri credenti avranno risposto con un sentimento positivo e quindi sul senso della vita potranno spingersi in considerazioni teologiche. Chi ha risposto negativamente (se siete fra questi non ditemi che siete credenti perché il test smaschera la vostra bugia esattamente come la più perfetta delle macchine della verità) può darsi una risposta soddisfacente, non ingannevole e quindi dignitosa?

La vita ha senso se in essa c’è amore, altrimenti è una fregatura
Molte risposte sono spesso sbrigative, come chi pensa che il senso della vita sia trovare l’anima gemella o che sia quello di fare figli. La realtà mostra che queste risposte non bastano.
Molte unioni che sembravano “per sempre” si sbriciolano o muoiono nella noia dopo pochi anni; quanto ai figli (famiglia), a un certo punto se ne vanno, la casa resta vuota e si può solo sperare che arrivino dei nipoti per dare ancora un guizzo di vitalità, prima di spegnersi con la fregatura di Tebufettrop nell’animo. Però c’è del buono in quei tentativi, perché possono dare bei momenti, a volte indimenticabili. Ma possono dare anche tristezze e preoccupazioni, così che alla fine, quando sfuggono di mano, sembra che si sia perso il tram della vita e il senso ridiventa oscuro.
Che fare quando sembra che tutto ci sfugga? Concordare con Tebufettrop, magari vivendo di ricordi, sperando che riescano a lenire dolori presenti? Sperare ingenuamente che nella nostra vita non ci siano mai tragedie o pesanti dolori? Che non ci siano degli 11 settembre che ci marchino indelebilmente?
In realtà, ognuno ha il proprio 11 settembre, basta solo che non ce ne siano troppi e che non facciano troppo male.
Il mio è stato il 9 settembre 2015 quando Cassie ha incominciato il suo viaggio verso la fine. Lo so, era un cane, ma ha condiviso con me e con mia moglie i momenti più belli della nostra vita, le cose che amavamo con la stessa intensità con cui le vivevano noi. Ci ha dato quelle attenzioni che spesso non riceviamo da chi abbiamo vicino e ci siamo capiti fino in fondo, era un cane che ascoltava il mio cuore. Nelle nostre giornate di caccia capitava che, lontano, magari a 100 metri, vedessi un fagiano che furtivamente cercava un riparo nell’erba; per evitare che lo vedesse anche lei e partisse a razzo per farlo alzare, fingevo calma, noncuranza, ma non sono mai riuscito a fregarla: sentiva il mio cuore e incominciava a cercare il fagiano qua e là, allargando la cerca fino a trovare una traccia.
Cassie è stata importante perché, con mia moglie, mi ha insegnato l’importanza dell’amore. Infatti, a dire il vero, di 11 settembre ce ne sono stati altri, ma ormai da tempo erano stati completamente cancellati dalle cose che amo. Per quanto dolorosi, erano sempre sembrati passi inevitabili per arrivare in vetta. E anche Cassie aveva avuto un ruolo decisivo in questa cancellazione.
Chissà se Cassie se ne è andata perché sapeva che non ce l’avrebbe più fatta a cercare fagiani. Il primo giorno di caccia, mentre aspettavo la luce del giorno, lo chiedevo a Dolly, scusandomi se forse quel giorno i miei tiri non sarebbero stati precisi come al solito perché è difficile sparare con gli occhi appannati. Dolly sembrava non capire, forse era felice di essere partita lei per prima, invece di aspettare il ritorno della compagna, ritorno che ogni anno diventava più breve. Però era diversa, molto più lenta, quasi mi volesse aspettare, scusando la mia distrazione. E ho capito che meritava tutto me stesso e che quando si sarebbe alzato un fagiano si sarebbe ricominciato a gioire della vita. Quando il dolore ci stacca frammenti di cuore, solo l’amore per quello che resta li può riattaccare.
Come di sera le luci delle cascine si accendono a caso nel buio, mentre accarezzavo la testa di Dolly, a uno a uno in testa si accesero i miei fuochi, fino ad arrivare a quello più grande: a casa Claudia mi aspettava e pensai alla mia fortuna con l’unico rimpianto di non aver potuto intrecciare prima le nostre vite. Con Cassie si era spento un fuoco, ma altri ardevano ancora brillanti e non ero perso, avevo una rotta che valeva la pena seguire fino in fondo, in un mondo dove tanti, troppi vanno alla deriva.
Come ultimo regalo, Cassie mi ha spiegato il senso della vita, semplice come semplice e genuina può essere la verità elaborata da un cane.
La vita ha senso se in essa c’è amore, altrimenti è una fregatura.
Non importa cosa si ama e non si deve commettere l’errore di identificare la felicità con questo o quello, un errore classico di chi vorrebbe estendere la propria ricetta a tutti, senza capire che l’amore è una cosa personale e che ognuno deve trovare la sua strada.
Cosa si intende per fregatura? A me piace riassumere il concetto con un rimando all’opera di Beckett, Aspettando Godot. I puristi direbbero che do un’interpretazione troppo personale, ma per me Godot è il senso della vita, che tutti aspettano, incapaci di muoversi positivamente senza di esso. E la fregatura è che Godot per molti non arriva mai. Senza amore resta solo un “verrà domani” che ci inaridisce a poco a poco.
Amore, non surrogati di esso come i passatempi, gli hobby, le soddisfazioni, ma quello che ti fa dimenticare la morte perché lo stai vivendo così intensamente che non hai tempo di pensare che a esso. E se un giorno la mia energia vitale si spegnerà e non saprà più trovare fuochi, beh, allora andarmene non sarà un problema.
Se un’attività non si basa sull’amore o sulla conoscenza, non ha alcun valore. […] È così: lo scopo della vita è amare ed imparare. (Anne Rice)
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