Il semplicistico è colui che, non riuscendo a capirla a fondo, semplifica eccessivamente la realtà per gestirla meglio. La personalità dei semplicistici per il Personalismo non è poi molto diversa da quella rappresentata dal senso comune del termine. Anche per il Personalismo “semplicistico” ha una valenza sostanzialmente negativa.
La semplificazione della realtà è causata quindi da una sostanziale incapacità di gestire la complessità che è nel mondo, ma allo stesso tempo dalla forte esigenza di darsi delle risposte.
Se il semplicistico ha una strategia di vita generale questa preferenzialmente è quella della monocausa. Se il semplicistico è sufficientemente evoluto, spesso è incline a forme di spiegazione del mondo come l’astrologia o la religione acritica.
Le tipologie
Due sono le tipologie: il pigro e il furbo.
Il pigro – Di fronte a un problema l’analisi è spesso carente perché
- non sa analizzare tutti i fattori coinvolti
- o non sa pesarli correttamente.
Nel primo caso il semplicistico si innamora di un fattore in particolare attivando la strategia della monocausa. A differenza del romantico che può inebriarsi di un unico concetto vitale, nella monocausa del semplicistico non c’è nulla di ideale, ma le finalità sono puramente pratiche (del tipo “tutto ciò che è naturale è buono”, la cosiddetta fallacia naturalistica, l’appello alla natura, un grave errore razionale).
Nel secondo caso è poco incline all’analisi quantitativa dei problemi, il qualitativo è il suo regno: non è attento ai difficili aspetti quantitativi della vita, perché a lui “fa comodo” un mondo solo qualitativo, arrivando nei casi limite all’estremismo (esistono solo il bianco e il nero). Un esempio è offerto dall’acritica fiducia nelle medicine alternative, nella speranza che soluzioni tutto sommato banali siano veramente utili in un grande numero di casi.
Relativamente alla soluzione scelta, il pigro difficilmente si preoccupa della fattispecie, cioè di determinare le condizioni nelle quali la soluzione funziona (per forza, secondo lui dovrebbe funzionare sempre!); non sa pertanto gestire casi particolari, che mandano in frantumi le sue brillanti elucubrazioni. Se è dotato di sufficiente oggettività, la soluzione semplicistica potrà avere un qualche valore; nei casi peggiori, si lascia guidare da ciò che gli piace, da ciò che “sente buono o giusto”, arrivando a una comprensione veramente bassa del mondo perché sempre vittima di un errore di generalizzazione.
Il furbo – I furbi sono abbastanza immuni dai due precedenti problemi, nel senso che diventano semplicistici a posteriori: saprebbero analizzare la realtà, ma trovano più conveniente darne una visione semplificata, accontentandosi di vivere da 7 quando potrebbero vivere da 10.
Pensano che sia possibile trovare scorciatoie che facciano guadagnare tempo e che diano risultati immediati. I più convinti di questo metodo di vita sono poco propensi a studiare e mai leggerebbero un manuale di istruzioni, preferendo piuttosto provare, sbagliando mille volte. A differenza dello svogliato, nel semplicistico furbo la scorciatoia non è una strategia globale, ma si applica a campi ben precisi dove l’esperienza del soggetto ottiene comunque qualche risultato. Purtroppo sono i campi più importanti dell’esistenza (come il lavoro, il partner, l’educazione dei figli ecc.), ottenendo comunque una penalizzazione non indifferente.
I più razionali applicano strategie elementari che ritengono il massimo della furbizia, come quella di “provare” tutto in prima persona (i praticoni).

I pigri sono una delle due tipologie della personalità semplicistica
La diagnosi differenziale
Risulta molto complesso distinguere immediatamente un semplicistico da un irrazionale. Come abbiamo chiarito parlando degli irrazionali, un irrazionale supera la soglia di criticità “sommando” tanti contributi, mentre il semplicistico è “totale”, a lui basta un solo mezzo di comprensione. Si prenda per esempio la fallacia naturalistica: “tutto ciò che è naturale è buono”; un irrazionale tenderà a dare un valore molto alto, ma non assoluto “beh, quasi tutto ciò che è naturale è buono”, senza approfondire ulteriormente, mentre il semplicistico sposerà la frase senza se e senza ma. Analogamente, a “credi nell’astrologia?” l’irrazionale risponderà con qualcosa del genere “sì, ma solo in quella scientifica”, mentre il semplicistico con un più banale “sì, serve per capire la gente!”.
Ovviamente, un semplicistico può poi anche essere un irrazionale se in altri campi (dove la sua “guida” non opera) non sa usare la sufficiente dose di razionalità e non sa elaborare altre guide assolute.
La qualità della vita
Nella maggioranza dei casi, il semplicismo non penalizza le condizioni iniziali, piuttosto impedisce di migliorarle. Sicuramente i pigri fanno più fatica a cambiare la loro vita, anche perché hanno una certa allergia ai discorsi quantitativi della realtà (cioè fanno fatica a introdurre i “numeri” nel loro modo di pensare).
Per i furbi può accadere che eventi particolari li convincano che la scorciatoia scelta non sia ottimale e lo sblocco consente di ragionare non più per scorciatoie, ma per descrizioni analitiche della realtà, capendo che un basso livello di dettaglio dà anche una non ottimale qualità della vita.
Ragionare in termini di bianco/nero, sì/no, priva il semplicistico dei colori della vita; finché non comprende la necessità di studiare i dettagli, le eccezioni e di introdurre una scala continua di valori piuttosto che una discreta (è discreto ciò che non è continuo e si esprime con un insieme finito di valori, per esempio due, sì/no), non riuscirà a comprendere fino in fondo ciò che lo circonda.
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