La psicologia sociale studia diversi aspetti dell’interazione umana.
L’elemento di base della socialità umana è il linguaggio, ossia la capacità dell’uomo di organizzare suoni, secondo un sistema codificato, per comunicare significati ai propri simili. Come in tutti i sistemi di comunicazione, affinché la trasmissione di informazioni sia efficace, è necessario che gli interlocutori condividano l’insieme di norme e conoscenze che costituiscono il codice (in questo caso, il linguaggio), ma la particolare complessità della comunicazione umana fa sì che la semplice conoscenza del significato e delle regole di combinazione delle parole non sia sufficiente; nell’interazione umana, infatti, deve essere implicitamente rispettato un principio di cooperazione, che il filosofo Paul Grice ha articolato in quattro massime: quantità (fornire la giusta quantità di informazioni), qualità (fornire informazioni vere), relazione (essere pertinenti), modo (non essere ambigui). La conoscenza e l’accettazione condivisa di queste massime permette anche di sfruttarne e comprenderne le trasgressioni intenzionali, come l’ironia o i sottintesi, che frequentemente arricchiscono o modificano il significato delle frasi.
Il linguaggio è stato studiato da psicologi e filosofi anche per il suo ruolo nella nostra relazione con il mondo: alcuni studiosi hanno sostenuto che il linguaggio influenzi in modo sostanziale il pensiero e il modo di percepire il mondo, perciò persone che parlano e pensano in lingue con strutture diverse avranno modi di ragionare e di considerare il mondo anche profondamente diversi (ipotesi della relatività linguistica).
Gli psicologi sociali, oltre che sugli strumenti dell’interazione umana, si interrogano sulle motivazioni che portano gli uomini a cercare legami sociali. Parte del bisogno di affiliazione dell’uomo è di natura innata: sin dalla nascita, ogni individuo dipende da un altro per la propria sopravvivenza. Il legame madre-bambino si ripropone successivamente nei bisogni di affiliazione dell’uomo adulto, poi stimolati e differenziati da numerosi altri fattori (ricerca di aiuto, di divertimento, di approvazione, di condivisione ecc.). La scelta delle persone con cui interagire dipende da criteri specifici e personali, sovrastati però da alcuni criteri generali: vicinanza, somiglianza, attrazione fisica, reciprocità.
L’azione dell’uomo nel contesto sociale e la sua interazione con il mondo sono poi influenzate e guidate dal personale modo di considerare e di porsi nei confronti di diversi oggetti, persone, argomenti, cioè dall’atteggiamento. Si tratta in realtà di un concetto complesso, perché comprende sia valutazioni razionali e opinioni coscienti sia spinte emotive che, combinate insieme, indirizzano in positivo o in negativo il comportamento e la percezione di un soggetto nei confronti di un certo oggetto. La formazione e la trasformazione degli atteggiamenti sono determinate da diverse cause: l’esperienza, l’influenza dei genitori, quella dei gruppi sociali di riferimento e infine quella degli strumenti di comunicazione di massa.
Alla base di un atteggiamento ci possono essere talvolta fenomeni come lo stereotipo e il pregiudizio. Gli stereotipi vengono definiti dagli psicologi sociali come insiemi di credenze positive o negative riguardanti le caratteristiche di un gruppo o tipologia di persone, utilizzati come schemi mentali di ragionamento veloce e non basati su dati scientifici, per lo più di origine culturale. Il pregiudizio, invece, consiste in un giudizio negativo immotivato su un fatto o una persona (generalmente diversi e lontani da ciò a cui si è abituati), non basato su una conoscenza diretta di questi e spesso difficilmente modificabile anche in seguito a una conoscenza più approfondita.
La psicologia sociale si sofferma infine su due particolari tipi di comportamento di un individuo nei confronti degli altri: l’aggressività e l’altruismo. L’aggressività è un comportamento di attacco che si può manifestare in forme diverse e viene considerata da alcuni innata e motivata da esigenze adattative e di sopravvivenza, da altri determinata da condizionamenti ambientali. L’altruismo invece è un comportamento disinteressato di aiuto degli altri, anche se è difficile valutare l’elemento del disinteresse dal momento che le norme e le convenzioni sociali prescrivono l’altruismo, perciò tale comportamento potrebbe essere motivato contemporaneamente da una spontanea empatia e da una volontà di conformarsi alle norme sociali o autogratificarsi.

Secondo la definizione di Comte (1830), l’altruismo è l’atteggiamento di chi orienta le proprie azioni al benessere dei propri simili.
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