Problemi, problemi, problemi: ci sono persone che ogni giorno hanno un problema. Spesso non si tratta di un problema oggettivo, ma di una valutazione esagerata di una situazione non positiva. Il meccanismo è quello dell’amplificazione. Può essere un problema sul lavoro, un piccolo problema di salute, nella vita di relazione, una seccatura ecc. Il soggetto è incapace di inquadrare la negatività e ne amplifica la portata fino a sentirla come “pesante”: un fastidio diventa un dolore esistenziale.
Di fronte a questa situazione possiamo subito pensare a una personalità fobica che esagera le probabilità che un evento non positivo possa essere/diventare molto grave. In alcuni casi è così, ma la sindrome del problema in realtà è trasversale fra molte le personalità.
Alcuni sopravviventi usano i “problemi” per riempire la loro vita, per esempio con le attività di gestione: ogni seccatura, ogni scocciatura vengono amplificate anziché risolte una volta per tutte. I problemi servono per vivere, infatti la filosofia del sopravvivente è “e chi non ce li ha?”.
L’insoddisfatto amplifica ogni situazione che non è perfetta (in sostanza vede sempre il bicchiere vuoto anche quando è quasi pieno!), non accetta una vita
L’insofferente può amplificare un’aspettativa mancata quando la vive come frustrazione.
Il romantico usa la strategia dell’amplificazione quando la sua idea dominante per un qualunque motivo non rispetta quei canoni di “purezza” che lui si auspica.
Persino l’apparente può usare la strategia dell’amplificazione e vedere problemi ogni volta che la maschera che si è dipinto sul volto sembra cadere. Un’ammaccatura sull’auto nuovo può diventare “mortale” se non ha i soldi per ripararla e deve tenersela così per un po’!
Il “problema” avvelena la loro vita perché, a livello più o meno conscio, genera ansia e insoddisfazione. Per risolvere la situazione, non si tratta di accontentarsi, quanto di non pretendere che fili sempre tutto liscio. Certo, è importante capire (per evitare il ripetersi del problema), vedere se ci sono soluzioni nel breve-medio termine ecc. Insomma, agire positivamente, ma senza “fermarsi” sul problema.

Ci sono persone che ogni giorno hanno un problema. Spesso non si tratta di un problema oggettivo, ma di una valutazione esagerata di una situazione non positiva.

Ci sono persone che ogni giorno hanno un problema. Spesso non si tratta di un problema oggettivo, ma di una valutazione esagerata di una situazione non positiva
Minimizzare il problema
Poiché l’errore del soggetto consiste nell’amplificare la portata del problema, la strategia corretta consiste nel minimizzare l’amplificazione, ridurlo al giusto peso. Purtroppo, se tale minimizzazione è esterna, il soggetto la percepirà come una prova di insensibilità ai suoi “gravi problemi” e reagirà con una difesa per risentimento. Ciò accade per esempio negli adolescenti richiamati dai genitori a una visione più concreta della realtà.
Un aneddoto. Mi rubano la targa della macchina e vado a fare la denuncia dai carabinieri (necessaria per averne un’altra dalla motorizzazione). Trovo l’incaricato alle denunce che mi riceve gentilmente, ma è abbastanza evidente che quel giorno per lui il lavoro è pesante. Non so se per ritrovare un guizzo di vitalità si aspetta una denuncia “importante”, ma, appena sente il motivo della mia presenza, borbotta qualcosa fra sé e sé: “ah, se fossero questi tutti i problemi!”. Avendo ben presente che il mio caso non era che una seccatura, quasi apprezzai la sua battuta che comunque portava con sé un po’ di comicità.
Ecco, in presenza di una negatività è necessario oggettivarla, dicendosi qualcosa di simile a quanto mi disse allora il carabiniere (che mi lasciò con la curiosità di sapere cosa fosse a lui capitato!). Deve essere il soggetto stesso che, di fronte al “problema della giornata”:
eh, se fossero tutti questi i problemi…