Il personalismo è una corrente di pensiero che dà alla persona un valore assoluto. Fu C. Renouvier, un filosofo neokantiano, a coniare il termine nel 1903, ma il padre di questa corrente filosofica è E. Mounier che negli anni ’30 del XX sec. la definì come una visione realistica dell’uomo in contrasto con individualismi e ideologismi. L’opera di Mounier è squisitamente filosofica e, come tale, lontana da quella dose di realismo che voleva attribuire alla persona.
Il personalismo in psicologia
In psicologia il personalismo è la corrente di Roberto Albanesi che lo descrive come una strada moderna per la felicità. La strada inizia nel lontano 1999 quando nacque il Well-being. Il Well-being nacque dall’osservazione dei problemi che le persone lamentavano, non gravi problemi, ma seccanti e ripetitivi problemi quotidiani che avvelenano la vita privata, quella lavorativa, quella sociale ecc. La prima cosa che il Well-being scoprì è che certi problemi si ripetevano in insiemi di persone che avevano certi indicatori esistenziali (per esempio, per portare un caso a tutti chiaro, nei fobici paure ben consolidate nella popolazione come l’ipocondria, cioè la paura esagerata delle malattie). Spesso, molti comportamenti ritenuti “normali” erano invece chiari indicatori esistenziali di possibili errori dalle conseguenze negative (per esempio, nei romantici l’amore a prima vista poteva rivelarsi un boomerang pazzesco).
Nacque la teoria delle personalità, con la definizione di 21 personalità critiche, cioè personalità che potevano generare un degrado della qualità della vita quando si fosse superata una “soglia di pericolo”.
Dalla teoria della personalità nacque il test di personalità di Albanesi, un test psicologico il cui scopo era di determinare la personalità equilibrata che, in assenza di condizioni decisamente penalizzanti, permetteva di ottenere il massimo dalle condizioni iniziali in termini di qualità della vita.
I risultati del test di personalità di Albanesi sono veramente demotivanti: solo una percentuale del 5-6% è equilibrata e ben l’80% circa della popolazione si limita a sopravvivere.
(1) Well-being: la personalità equilibrata è considerata una condizione facilitante per la ricerca della felicità.
Il Neocinismo
In 20 anni di presenza su Internet il Well-being ha aiutato molte persone a migliorare la propria vita, ma ci sono stati anche dei punti a suo sfavore:
- la propensione del suo creatore (Roberto Albanesi) a essere più un guru che un leader, cioè a disinteressarsi della popolarità (vero segnale dell’essere guru, non certo quello di essere leader di una setta) anziché ricercare consensi; popolarità, un concetto che spesso svende una parte della qualità della vita in cambio di visibilità;
- l’atteggiamento del ricevente il messaggio che analizza la strategia più per trovare punti in comune con la propria che utilizzarla come un’eventuale propensione a cambiare veramente vita (strategia dello struzzo).
I due punti sopraccitati hanno limitato i successi nella fascia over 30 perché in tale fascia la gente di solito è già certa di aver capito tutto e i condizionamenti familiari, sociali, religiosi ecc. la fanno da padroni e sono dei macigni che avvelenano la vita, soprattutto se questa è abbastanza soddisfacente: ci si accontenta di una vita da 6-7 quando la si potrebbe avere almeno da 9.
La pandemia 2020 e il duro lockdown che la gente ha subito hanno evidenziato gli aspetti meno edificanti delle persone. Il passaggio dal Well-being al Neocinismo si è attuato con la pandemia che, nel mondo occidentale (tranne rare eccezioni come la Svezia) ha evidenziato:
- l’irrazionalità della popolazione (personalità irrazionale: molte persone sono prive di ogni spirito critico, pronte a essere manipolate dalla fallacia ab auctoritate -l’ha detto la televisione, l’ho letto sul giornale ecc.- oppure sono pronte a salire in cattedra per spiegare al mondo come si dovrebbe vivere senza accorgersi delle contraddizioni in cui cadono);
- l’assoluta mancanza di oggetti d’amore (personalità sopravvivente, che ha portato molti a “soffrire” l’assenza di sfoghi, di evasioni; di fatto la pandemia ha sottolineato come gran parte della popolazione abbia bisogno della strategia del carcerato per sopravvivere decentemente);
- il cattivo stile di vita della maggioranza della popolazione (personalità dissoluta), che ha aggravato gli effetti della pandemia, facendo passare per normali e accettabili situazioni che dipendevano da scelte salutistiche disastrose portate avanti per anni.
Altre personalità sono state “irrise” dalla pandemia:
- il mistico (che avrebbe dovuto accorgersi di come Dio, nonostante gli appelli del papa alla preghiera, si disinteressi dei problemi del mondo, vedasi il paradosso di Buechner)
- il semplicistico (“andrà tutto bene” con i canti sui balconi tipici della prima ondata e poi spariti)
- il fobico (terrorizzato da una patologia che per chi è in buona salute e ha un buon stile di vita non è certo la peste del secolo)
- il patosensibile (pronto a commuoversi davanti alle storie raccontate in tv, senza accorgersi che nel nostro Paese muoiono ogni anno fra indicibili tragedie molte più persone di cancro: il cancro che non si vede è normale!)
- il violento (che ha sempre cercato di vedere la situazione dal “suo” punto di vista economico o sociale, generando spesso un “tutti contro tutti” oppure facendosi le “sue” leggi)
- il contemplativo (asservito totalmente a una scienza che spesso si contraddiceva)
- il debole (che accettava senza fiatare ogni disposizione “superiore”)
- l’insofferente (che finiva per sposare anche tesi complottiste o comunque disfattiste semplicemente perché la sua aspettativa di libertà era delusa).
A questi gravi difetti esistenziali che hanno colpito la stragrande maggioranza della popolazione si è aggiunto in modo estremamente evidente l’assoluto controllo del cittadino da parte dei poteri forti: il bene comune deve prevalere sui particolarismi e il singolo deve essere un servitore dello Stato, una visione assurda per chi ricerca la felicità, visto che lo Stato dovrebbe essere al servizio del cittadino ed essere servitori dello Stato (come magistrati, politici, polizotti ecc.) è un lavoro, una delega lasciata da altri a chi “si sente” di fare quel lavoro. Come non ha senso che ogni cittadino si sostituisca alla polizia, analogamente non ha senso che diventi un generico servitore dello Stato.
Con queste consapevolezze, era completamente inutile essere politicamente corretti, cercando di far passare concetti rivoluzionari in modo soft, senza sbatterli in faccia alla gente.
Da conoscitore della filosofia (o meglio di quella parte più concreta di essa che tratta della qualità della vita, la zoosofia), mi era ben chiaro che il Well-being era molto vicino alla filosofia cinica. Cinico: un aggettivo che la gente vede come il fumo negli occhi senza accorgersi del potenziale che c’è in esso quando non è degradato da comportamenti che deviano dalla vera strada cinica.
Nacque pertanto il Neocinismo. La differenza con il Well-being?
(2) Neocinismo: la personalità non equilibrata è considerata una condizione penalizzante per la ricerca della felicità.

L’incontro fra il filosofo cinico Diogene e Alessandro Magno
Relazione fra cinismo e Neocinismo
Il cinismo ricerca la felicità, una felicità da vivere in accordo con la natura.
Il cinismo contrasta le grandi illusioni dell’umanità, ovvero la ricerca della ricchezza, del potere, del successo, del piacere. Il Neocinismo oppone a queste illusioni la semplicità, non rinnegandole in assoluto, ma avendo ben presente che spesso possono portare all’infelicità; sono positive solo quando non intaccano la qualità della vita.
Il cinismo è impudente nel disprezzare i condizionamenti e le convenzioni sociali che la maggior parte delle persone considera scontate. Analogamente, utilizzando lo spirito critico, il Neocinismo distrugge le convenzioni familiari, sociali, religiose con l’uso della ragione che le valuta in relazione alla qualità della vita del singolo. A differenza del cinismo, non necessariamente ne dà un giudizio negativo, ma tende a darlo “statisticamente negativo”.
Il cinismo esalta una vita in accordo con la natura. Pur perorando l’ambientalismo, il Neocinismo sostituisce la vita in natura con la vita con gli oggetti d’amore, il mezzo principale per arrivare alla felicità.
Il cinismo esalta l’autarchia, cioè l’autosufficienza del saggio che arriva alla capacità di detenere il totale controllo su sé stesso (autarchia). Il Neocinismo propone l’autosufficienza e la forza di volontà anevrotica.
Il cinismo esalta l’eudemonia (la lucidità mentale) per liberarsi dall’ignoranza e dalla follia tramite la ragione. Il Neocinismo propone l’intelligenza esistenziale e la raziologia cioè l’uso della ragione per comprendere la realtà che ci circonda.
Il cinismo esalta la parresia cioè il diritto-dovere di dire la verità e di esprimersi sempre francamente. Anche il Neocinismo, contrario persino al politicamente corretto, lo fa inserendo l’onestà nel rigore morale.
Il cinismo combatte la dissolutezza e i vizi. Anche il Neocinismo, esaltando il buon stile di vita.
Il cinismo ha un generico amore per gli esseri umani, il Neocinismo supera questa visione superficiale con la visione dei tre mondi, in particolare dando grande importanza al nostro mondo dell’amore.
Il cinismo dà grande importanza al rigore morale. Il Neocinismo prende atto delle trasformazioni sociali e pone il rigore morale come risultato della semplicità, della coerenza etica (senza pretendere un’etica assoluta, ma almeno coerente), dell’onestà (non mentire e non ingannare) e della legalità.
È anche vero che sono passati più di 2.000 anni dalla scuola cinica e dagli insegnamenti di Diogene e quindi ci sono delle differenze fra Neocinismo e cinismo. Tre soprattutto:
- gli oggetti d’amore; oggi si vive molto meglio e le persone possono amare veramente qualcosa in modo sano. La locuzione oggetti d’amore non ha nulla a che vedere con le passioni che comunque i cinici evitavano.
- Il mondo dell’amore che si inserisce fra il mondo neutro, quello dell’indifferenza e quello dell’odio.
- La vita media delle persone è decisamente più alta e i progressi della medicina sono stati grandi, tanto che anche la salute dipende in parte da nostre scelte, da qui l’importanza del buon stile di vita.
Il Personalismo
Perché questo terzo passo? Perché, nonostante gli sforzi e le evidenze mostrate alla popolazione, chi non ha una personalità equilibrata continua a pensare di potervi sopperire con altri mezzi che lo portino alla felicità: la ricchezza, l’amore, l’altruismo ecc. In realtà, primo o poi i “difetti” della personalità tornano a galla e la vita, se va bene, diventa semplicemente “abbastanza” felice, non certo da leggenda.
(3) Personalismo: la personalità equilibrata è considerata una condizione necessaria per la ricerca della felicità.
I sei passi del Personalismo
I passi fondamentali del Personalismo sono:
- Lo scopo della vita è la felicità. Parafrasando Carla Lonzi, è opportuno “sputare su Hegel” per vivere nel mondo reale.
- I mezzi per raggiungere la felicità sono la ragione e gli oggetti d’amore, raggiunti con la capacità d’amare e l’energia vitale della persona.
- Grandi ostacoli al raggiungimento della felicità sono i condizionamenti sociali, familiari e religiosi che il Personalismo abbatte con lo spirito critico e l’indifferenza (il distacco dai genitori, il matrimonio e i figli non necessariamente positivi, il lavoro come condanna sociale, la solidarietà come sentimento sociale e non individuale, la centralità del proprio mondo dell’amore).
- Grazie agli oggetti d’amore e alla sconfitta dei condizionamenti, l’autostima (basata su valori morali ed esistenziali), l’autosufficienza e la forza di volontà anevrotica completano il percorso del neocinico verso una personalità equilibrata e una condizione di saggezza.
- Il buon stile di vita assicura al neocinico immunità da dissolutezza e vizi.
- Il rigore morale è attuato con la semplicità, l’onestà, la coerenza etica, la forza calma e la legalità.

Il simbolo del Personalismo: i sei lati indicano i sei passi, mentre la X evidenzia la cancellazione dei condizionamenti
Degenerazioni del Personalismo
Una cattiva applicazione delle sei regole può portare a degenerazioni della strategia esistenziale.
1 – La felicità non deve essere confusa con il piacere momentaneo (edonismo), ma deve essere un bilancio esistenziale sul medio-lungo periodo.
2 – La ragione non si identifica con la cultura (intellettualismo, per il Personalismo personalità contemplativa).
3 – Gli oggetti d’amore non devono confondersi né con le passioni (non danno dipendenza) né con gli hobby (che non permettono di superare veramente le grandi difficoltà esistenziali).
4 – L’indifferenza nei confronti del mondo neutro si traduce in egoismo (ingratitudine) quando, rispetto al suo mondo dell’amore, il soggetto dà meno di quanto riceva (secondo un principio “francescano” però soggettivo), cioè, pur percependo di ricevere molto, volutamente dà di meno. Da osservare che il metro non è oggettivo, ma soggettivo; per esempio, un figlio che si è staccato dai genitori che per lui ora sono meno “importanti” per la sua qualità della vita non è tenuto a dar loro massime attenzioni, solo per il fatto che sono “vecchi” o che “gli hanno donato la vita”.
5 – L’indifferenza nei confronti di condizionamenti non deve portare, con una cattiva applicazione dello spirito critico a essere un bastian contrario. Se per esempio si è consci che “matrimonio/convivenza non sono sempre positivi” non si deve concludere che non lo sono mai!
6 – Non si deve confondere il buonismo (un generico e impossibile amore verso tutto il mondo: l’amore di manifesta con le azioni, per questo non si può “amare tutto il mondo”) con la bontà del personalista per il suo mondo dell’amore.
7 – L’autosufficienza non deve impedire di aiutare gli altri, soprattutto se questi a loro volta con dignità si mostrano autosufficienti. L’aiuto deve essere spontaneo, non deve essere un “obbligo sociale”.
8 – La forza di volontà anevrotica non deve essere confusa con una generica forza di volontà finalizzata a uno scopo ben preciso.
9 – Il buon stile di vita non deve trasformarsi in un salutismo maniacale.
10 – Il rispetto della legge non deve essere confuso con l’azione del giustiziere, né con chi la applica sempre e comunque (rispettare la legge significa anche infrangerla, se non la si condivide, purché si sia disposti ad accettarne la pena, principio della disobbedienza gandhiana).
11 – Non si deve confondere la semplicità con l’umiltà; si veda l’articolo sull’umiltà per capire la differenza.
Personalismo: unica strada alla felicità?
Una personalità equilibrata può trovare molte strade che portano alla felicità, ma il punto di partenza per arrivarci è sempre lo stesso: la personalità equilibrata. Chi non è equlibrato potrà vedere la felicità a sprazzi quando i difetti della personalità non gli avvelenano la vita. Ovviamente, la personalità equilibrata non è una condizione sufficiente per la felicità, ma senza ci si può solo illudere di arrivare a una vita da 10.
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