Il mistico è un soggetto la cui vita è dominata dal rapporto con il divino.
Le tipologie di mistici
I mistici possono essere divisi in due grandi categorie: i tolleranti, fondamentalmente non interessati a permeare la società con le loro credenze religiose e gli integralisti, fortemente convinti che la religione e il divino debbano trionfare sempre e comunque. Se i primi sono sostanzialmente innocui, i secondi sono fonte di notevoli tensioni sociali e, anche quelli che predicano la libertà di culto, non riescono a essere distaccati e oggettivi nel giudizio di tutto ciò che è al di fuori della loro religione. A livello inconscio, e tutto ciò è molto coerente, non è possibile, secondo loro, non condannare ciò che contrasta con la parola di Dio!
La diagnosi differenziale
Vista l’idea dominante (Dio), è molto facile separare la personalità mistica dalle altre; occorre però rilevare che in molti soggetti il misticismo sembra essere un’evoluzione della sottomissione familiare (succcube). Non a caso, tutte le religioni hanno sempre dato grande risalto alla figura dei genitori; avremo pertanto mistici e succubi (familiarmente) che vedono in Dio un grande padre, ma sono comunque dominati nella quotidianità dall’idea del genitore (non c’è stato distacco) e mistici puri nei quali c’è stato il distacco per volare fra le braccia della nuova idea dominante. Caso classico di quest’ultimo insieme sono tutti coloro che servono Dio andando in un Paese lontano dalla propria famiglia.
L’indicatore esistenziale
Nel caso dei mistici è molto facile proporre una domanda sensibile e specifica (indicatore esistenziale):
Durante la giornata esegui rituali religiosi?
Sì, sempre – Siamo di fronte a un mistico con un livello di sensibilità che arriva molto vicino al 100%. Si noti che, in base alla teoria della personalità che stiamo esponendo, un religioso senza dubbi sulla propria fede non è mai una persona equilibrata perché di fatto la sua religione deforma la realtà senza avere prove sufficienti (vedasi poi le due domande che mettono in crisi il mistico).
A volte – Si tratta di capire il livello di dubbio che assale il soggetto nella pratica della sua religione.
Raramente – Il soggetto potrebbe essere un (debolmente) credente che occasionalmente è influenzato da altri.
Mai – La personalità non è mistica.
Quando ne sento il bisogno – Spesso è colui che crede per fuggire il dolore che lo coglie.
La qualità della vita del mistico
Questa sudditanza non necessariamente porta a una scarsa qualità della vita perché attraverso essa è possibile spesso arrivare a un equilibrio, rappresentato non tanto dalla felicità quanto dalla serenità. Se si considera che, ancora oggi, in quasi tutte le società occidentali (non parliamo del mondo in generale!), un uomo di religione viene visto con rispetto e può addirittura acquisire potere, ecco che, se il mistico riesce a utilizzare il divino come condizione facilitante per la sua interazione con il mondo, potrà avere una buona qualità della vita.
Se si comprende il motivo per cui l’uomo cerca Dio, è abbastanza facile concludere che il mistico utilizza il divino come strategia per l’esistenza. È una forma di scorciatoia che gli consente l’automatica risoluzione delle situazioni esistenziali. C’è un problema? Non è così grave perché c’è una soluzione mistica! Paradossalmente il tutto può funzionare abbastanza bene, soprattutto quando i problemi sono gravi e non si trova una soluzione terrena. In alcuni casi il mistico sostituisce la scorciatoia mistica con una strategia di fuga dal mondo (come nel caso delle monache di clausura).

Mistico è non solo ciò che riguarda comunicazioni sensibili con Dio, ma tutto ciò che ha pertinenza con il mistero di una religione
Il mistico integralista può avere una pessima qualità della vita quando vede il mondo con gli occhi di chi non sa trovarvi che il peccato, cioè la non adesione alle leggi di Dio. Quanto più le leggi divine sono ferree tanto più la vita del mistico diventa difficile e la scorciatoia della religione si ritorce contro di lui perché tutto è visto come dolore, corruzione, degrado morale ecc.
Il contatto è tanto più difficile quanto più il mistico è succube del divino, poiché per definizione “è nel giusto”. Più facile è il contatto con il mistico che è tale solo per educazione; la liberazione del soggetto passa allora tramite l’affrancamento dallo sciamano (nella coscienza dei soggetti più poveri di spirito critico lo sciamano interiore è colui che forma la convinzione che debba esserci qualcuno che possa aiutarlo nei momenti di difficoltà) e l’evoluzione verso una religiosità più moderna e consapevole.
Le due domande fondamentali per il mistico
Entrambe le domande sono valide per qualunque credente in una religione rivelata.
1 – Se tu fossi nato a Baghdad da genitori islamici, saresti ancora cattolico?
Questa prima domanda è spiazzante (ovviamente per un islamico si deve sostituire Baghdad con Milano, genitori islamici con genitori cattolici ecc.; idem per le altre religioni).
2 – (Paradosso di Buechner)
- Dio è onnipotente, nel senso che può fare ciò che vuole.
- Dio è infinitamente buono nei riguardi dell’uomo.
- E allora perché nel mondo succedono cose orribili agli uomini?
Anoressia esistenziale
L’anoressia esistenziale è un disturbo molto comune nei mistici. L’anoressia esistenziale consiste nel negare ogni benessere terreno in vista di un premio futuro, nell’annullamento della propria personalità al servizio degli altri, rinnegando non solo la ricchezza, ma anche il benessere personale, visti entrambi come diavoli, esattamente come un anoressico vede il cibo.
Per i mistici una società che assicuri un reddito a tutti sarebbe da bocciare perché la gente potrebbe essere portata a lavorare di meno. Mi domando se di fronte a queste affermazioni i cattolici praticanti non abbiano seri dubbi sulla loro fede, fatta evidentemente di soli condizionamenti. Cattolici che amano ogni tanto divertirsi (mentre la gente muore e avrebbe bisogno di quei soldi che loro “sperperano” in divertimenti), che fanno viaggi e addirittura vanno in ferie anziché devolvere il costo delle vacanze a opere di bene o passare le ferie a fare del volontariato, che si comprano qualche bel vestito oppure spendono ricchezze in hobby tutto sommato futili rispetto alle sofferenze di tanti. L’elenco delle mancanze potrebbe continuare a lungo, ma loro continuano a venerare personaggi come madre Teresa di Calcutta o papa Francesco con quella bocca aperta che le telecamere pescano di tanto in tanto con le zoomate sul pubblico papale: probabilmente il loro cervello se ne è andato proprio da quella bocca che spalancano d’ammirazione troppo spesso.
Cosa c’è dietro l’anoressia esistenziale? Questa crociata contro il benessere? Semplice: la religione ha bisogno di gente che sopravvive perché così risulta più credibile la sua promessa impossibile di un premio nell’aldilà. Quindi lavoro, annullamento di ogni gioia quaggiù al servizio del prossimo e tante altre sciocchezze simili per confezionare una vita da sei meno meno. Giusto per avere l’illusione del paradiso. Va da sé che in una società dove regni il benessere dei cittadini risulta poco credibile l’idea di un Dio che promette un paradiso quando la gente lo ha già raggiunto qua sulla terra. Qui si deve vivere male, sopravvivere per fare santa gente come i mistici.
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