L’insufficiente è chi accetta consciamente di avere un basso livello di autosufficienza. La migliore locuzione per descrivere gli insufficienti sarebbe “non autosufficienti”, ma il Personalismo, per semplicità, usa l’abbreviazione insufficienti anche per sottolineare lo scarso successo delle strategie usate.
La definizione è chiara, ma è bene precisare che il livello è valutato globalmente e non settorialmente rispetto alla vita del soggetto. Ognuno di noi può essere “non autosufficiente” in qualche aspetto della sua vita. L’insufficiente è invece chi fa della sua mancanza di autosufficienza una regola piuttosto generale che tocca tutti gli aspetti pratici dell’esistenza.
Inoltre si deve sottolineare che essere autosufficienti non vuol dire non accettare mai alcun aiuto, vuol dire non accettare aiuti continui, come strategia di vita, vuol dire non pretendere aiuti.
Un insufficiente avrà poca autonomia sul lavoro, sarà raramente un autodidatta nello studio, mancherà di iniziativa nella vita privata; in altri termini: avrà sempre bisogno di qualcuno per muoversi a proprio agio.
Le tipologie degli insufficienti
La genericità della definizione rende questa personalità estremamente diversificata. Si possono comunque distinguere due grandi classi: gli insufficienti per scelta e quelli per debolezza. Per capire la profonda differenza esaminiamo due casi di insufficienti apparentemente simili.
Maria è una donna insufficiente per debolezza; ha trovato un marito che provvede alla sua sussistenza, ma che non la ama, anzi la vessa, arrivando occasionalmente a picchiarla. Maria subisce perché non può fare altro, vive nell’incubo di rimanere sola, incapace di provvedere a sé stessa.
Anna è una donna insufficiente per scelta; ha trovato un marito ricco che lei non ama; il coniuge è vittima di sfortunate circostanze che prosciugano il suo conto in banca. Anna lo lascia, non prima di essersi fatta un nuovo amante ricco che sostituirà il marito.
Da questi casi si comprende che un insufficiente per debolezza ha in genere una scarsa autostima (pensiamo allo studente che è convinto di non capire nulla di una materia se non ha un professore che gliela spiega passo per passo) e una scarsa forza, tanto che in lui è presente spesso anche la personalità debole, mentre un insufficiente per scelta è semplicemente una persona che ha adottato una strategia che si basa sul supporto altrui. Se è sufficientemente etico, sarà pronto a ricambiare i favori ricevuti, se invece la sua moralità non è eccelsa, tenderà ad approfittarsi sempre degli altri con la strategia della sanguisuga.
La diagnosi differenziale
A differenza del debole, l’insufficiente non usa la strategia del compromesso perché la sua vita non si gioca tanto sui rapporti di forza quanto sul soccorso. La sua strategia è quindi quella di chiedere aiuto a qualcuno.
A differenza della strategia della cooperativa questa richiesta d’aiuto è a un solo senso, o meglio, a volte l’insufficiente è disposto a ripagare il suo soccorritore con una moneta diversa da quella con cui è stato aiutato. Così, tradizionalmente, la donna insufficiente ripaga il marito che porta a casa lo stipendio diventando un “angelo del focolare”.

L’autosufficienza porta con sé concetti come forza, indipendenza, sicurezza in sé stessi
La qualità della vita dell’insufficiente
La qualità della vita dell’insufficiente dipende dalla sua capacità e dalla sua possibilità di colmare le sue insufficienze, avvalendosi di altri in modo positivo.
Il fatto che molti insufficienti abbiano vite tutto sommato soddisfacenti porta l’insufficiente ad avvalorare sempre più la sua scelta.
La vita di un insufficiente tenderà comunque a peggiorare nella seconda parte dell’esistenza e vivrà in genere molto male la vecchiaia, a meno di non essere in condizioni grandemente facilitanti. Pensiamo agli anziani e al fatto che tradizionalmente si ritiene che il loro grado di autosufficienza diminuisca col passare degli anni. Negli insufficienti si verifica un vero e proprio crollo perché tendono a essere presi in carico da familiari e/o strutture, senza la minima collaborazione. Per questo motivo ogni politica sociale della terza età dovrebbe puntare, più che sull’assistenza, sulla psicologia del soggetto, stimolandone l’autosufficienza.
Nell’insufficiente per debolezza la strada per uscire dalla propria condizione passa attraverso l’incremento dell’autostima e della forza; se invece lo è per scelta, il discorso è molto più complesso perché è necessario che il soggetto capisca i limiti della strategia, prima di cercarne una modifica. I limiti su cui deve riflettere dovranno essere squisitamente pratici perché l’insufficiente è sensibile solo alla pratica dell’esistenza. Pensiamo per esempio a una donna che decide di affidare la sua vita a un uomo che sposerà: se questi la lascia e lei non può o non vuole sostituirlo con un altro che ne sarà della sua vita? A volte la minaccia di un tracollo è più forte di una reale situazione disastrosa e porta il soggetto a riconsiderare la sua strategia.
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