Penso che tutti capiscano subito il significato di “forza di volontà“: indubbiamente chi possiede una grande forza di volontà riesce facilmente ad autocontrollarsi e a forzare il proprio corpo e la propria psiche verso un obiettivo (che può essere il miglioramento della qualità della vita). Eppure è facile fare l’esempio di persone che hanno dato prova di una grande forza di volontà, ma che comunque restano incapaci di modificare alcuni loro difetti, a volte anche molto penalizzanti.
I due tipi
Il problema è che forza di volontà è un’espressione generica; sarebbe corretto parlare di forza di volontà anevrotica. Ci sono persone che riescono a mettere in campo grandi energie, con sforzi enormi, per raggiungere un obiettivo che loro reputano prioritario. Queste persone hanno sì una grande forza di volontà che le aiuta a superare tutte le difficoltà che si frappongono fra loro e lo scopo, ma questa volontà potrebbe essere di tipo nevrotico. L’oggetto a cui tendono è qualcosa per cui darebbero tutto: la loro forza non deriva da una qualità interiore, ma dalla nevrosi con cui hanno amplificato il valore dello scopo a cui tendono.
Occorre poi non scambiare causa ed effetto. Avere una buona FVAN serve per riuscire in tantissime cose, ma molte di queste non aiutano ad aumentarla. La FVAN, fra l’altro, per definizione, è indipendente dal risultato raggiunto. Ci sono persone che in quello che amano o in quello su cui convergono la loro attenzione ottengono grandi risultati, salvo poi “perdersi” in ciò che subiscono dalla vita. La FVAN si allena solo imparando a fare ciò che non piace, solo per la soddisfazione di controllare la propria psiche. Un mezzo che allena la FVAN non può essere disgiunto da sensazioni spiacevoli.
Il bluff – Così si scopre che molte persone, messe di fronte a difficoltà impreviste, a situazioni spiacevoli, a prove fisiche non scelte ecc., diventano soggetti deboli e fragili. Poiché nella vita non si può pretendere di trovare sempre situazioni che noi scegliamo e che reputiamo positive e/o stimolanti, ben si capisce come avere “solo” una forza di volontà può non aiutare granché.
La vera forza di volontà, utile e fondamentale per essere persone forti, è quindi quella anevrotica:
la capacità di autocontrollarsi senza avere uno scopo.
Per esempio: devo essere in grado di impormi cose che la gran parte delle persone normali riescono a fare. Se non riesco a portare l’orologio al polso, se mi dà un terribile fastidio vedere un serpente in televisione, se ho terrore del buio, se non riesco a studiare più di dieci minuti, se mi stanco a fare i lavori di casa o a zappare il giardino, se non sopporto questo, se non sopporto quello, la mia forza di volontà anevrotica è carente. Devo riuscire a imporre alla mia psiche di eseguire i miei ordini senza che ci sia un premio gratificante. L’esempio di quanto possa essere complicato costruirsi una forza di volontà non nevrotica è rappresentato dalla difficoltà di milioni di persone nello smettere di fumare.
Possiamo dire che la FVAN è il perfetto controllo della psiche; parliamo di “perfetto” perché in termini usuali si potrebbe parlare di autocontrollo totale.
Genericamente si pensa che il controllo della psiche sia attuato con l’autocontrollo, ma l’autocontrollo è uno stato cui si arriva attraverso l’implementazione di condizioni più elementari come la calma, la concentrazione e la freddezza. In molti individui è presente un certo grado di autocontrollo, ma nonostante ciò non sono individui psichicamente forti. Il loro autocontrollo non è globale, ma piuttosto deriva da situazioni vissute inconsciamente. Per esempio l’educazione può portare un soggetto a controllare inconsciamente la sua ira, oppure l’abitudine alla riflessione può consentire di lavorare benissimo in un ambiente molto caotico.
In realtà l’autocontrollo è un elemento a più dimensioni e l’individuo può svilupparne solo alcune. Diventa cioè importante capire che l’autocontrollo non può essere lasciato alle nostre esperienze di vita, ma deve essere coltivato e allenato.
Chi si limita a un autocontrollo parziale in genere non riesce a sviluppare la sua forza anevrotica oltre certi limiti.
A cosa serve un autocontrollo globalmente ottimo?
- ad aumentare l’energia vitale (controllando per esempio molto meglio ogni forma di fatica)
- ogni dipendenza
- ogni fobia.
Per il secondo punto rimandiamo all’articolo sul fumo (in particolare leggete la seconda parte) e a quello sugli psicofarmaci. Per il terzo a quello sulle fobie.

L’esempio di quanto possa essere difficile costruirsi una forza di volontà non nevrotica è rappresentato dalla difficoltà di milioni di persone nello smettere di fumare
Il metodo
Come si può costruire e mantenere la propria volontà anevrotica? In teoria il metodo è semplice:
ci si deve imporre il raggiungimento di obiettivi a prescindere dalla gratificazione concreta (prova anevrotica).
L’unica gratificazione deve essere il controllo che noi abbiamo sulla psiche e sul nostro fisico. Questo metodo è applicato con un ambito più limitato da molte discipline di autocontrollo; il problema di queste discipline (come il training autogeno) è che, a prescindere dai primi esercizi, il discorso diventa troppo astratto e non mette direttamente l’individuo di fronte al problema.
Occorre fare una precisazione molto importante: gli obiettivi che incrementano la FVAN non hanno nulla a che fare con il coraggio. Non serve buttarsi con il paracadute, prendere una vipera con le mani, affrontare una traversata senz’acqua nella Valle della Morte ecc. Gli obiettivi sono quelle situazioni quotidiane che non riusciamo ad affrontare mentre molti altri ci riescono benissimo. La FVAN si esercita vincendo le vertigini nello sporgersi (senza rischio oggettivo) da un balcone con una sicura ringhiera, nell’accarezzare un’innocua lucertola o nel sopportare l’arsura in una normale, calda giornata d’estate.
Alcuni ritengono questo metodo troppo semplicistico, ma non è così, visto che è l’unico che alla lunga può funzionare.
In realtà non si tratta di trattare casi clinici, ma di semplici situazioni che non portano a stati mentali decisamente patologici. Se a me dà fastidio prendere l’ascensore perché sono leggermente claustrofobico, mi devo imporre di prenderlo finché non mi passa. Questo vuol dire avere una forte volontà anevrotica. Se invece utilizzo
- la strategia della resa, cioè uso alibi come “per me è impossibile”, “non ci riuscirò mai” ecc.;
- la strategia della fuga, cioè uso alibi come “ma che mi serve vincere la mia difficoltà? Tanto posso evitarla!”
allora non ho e non riuscirò mai a costruirmi una forza anevrotica.
Se non sono un caso clinico, devo poter affrontare il problema di petto, da solo o con l’aiuto di altri. Se non sopporto la vista di un serpente, mi compro un dvd sui rettili e la guardo all’infinito.
Una via pratica: lo sport – Altri invece trovano il metodo poco pratico, soprattutto perché richiede di affrontare situazioni di per sé spiacevoli per il soggetto. La situazione che si deve affrontare ha il grave difetto di non presentare gradualità e rischia di rimanere un ostacolo invalicabile.
Ovviamente non basta praticare sport per dire di avere una buona FVAN: è semplicemente un metodo più pratico e divertente di quello teorico, ma generale, espresso sopra: in altri termini, non serve a nulla riuscire a correre la maratona, se poi continuo a non sopportare il caldo, non riesco a svegliarmi presto al mattino, non riesco a prendere l’ascensore, ho terrore di un’iniezione ecc.
Il test – Come detto, chi fa sport a livelli intensi ha per forza di cose una FVAN molto buona (a meno di non essere soggetto particolarmente nevrotico che fa sport solo per affermarsi in un certo contesto) quindi il mezzo più semplice per allenarla è fare sport a medio-alta intensità. Ho per esempio notato che molti principianti che iniziano a correre non sanno minimamente che cosa sia la sensazione lattacida (quella che provoca il fiatone) perché mollano molto prima di arrivarci.
Ecco un semplice test (per una persona sana, cioè che ha superato una visita di idoneità sportiva, non è importante essere allenati o magri, basta essere sani!): correre per 1 km ci riescono tutti, quindi:
correte per 1000 m cercando di realizzare il miglior tempo possibile. Fatto? Verificate le condizioni in cui siete arrivati.
a) Dopo qualche secondo dall’arrivo parlate tranquillamente. Avete dato il 10%, usando pochissima FVAN.
b) Avete un leggero fiatone che dura per circa 30″, è stato bello lo sprint degli ultimi 100 m. Avete dato il 25%, usando poca FVAN.
c) Siete molto affaticati, arrivate con un bel fiatone che dura per almeno 30″, durante i quali riuscite a parlare con difficoltà. Avete dato il 50%.
d) Nella seconda metà vi sembrava di morire, ma siete ancora in piedi e dopo 1′ il respiro torna normale. Avete dato l’80%.
e) Siete sdraiati per terra o seduti sulla prima cosa che vi ha fornito un sostegno. Eravate già in difficoltà dopo 200-300 m, ma avete retto con un fiatone che si sentiva a una decina di metri di distanza; negli ultimi 50 m le gambe sono diventate di piombo e persino le braccia facevano male. Avete dato il 100%.
Ovviamente nel caso e) vi si avvicinerebbe un buon allenatore e vi direbbe: “bene ragazzo, hai fatto solo il primo mille dei 10 che devi fare. Alzati e andiamo con il prossimo!” (vedasi l’aneddoto di Simone).
Esercitare la forza di volontà
Vediamo quali sono i campi in cui possiamo porci degli obiettivi anevrotici (l’ordine è alfabetico, non d’importanza!).
Calma – Niente scatti di ira o di nervi; discutete pacatamente con chiunque. Chi si arrabbia, prima di far valere le sue ragioni, deve imparare a badare a sé stesso.
Cibo – Chi sarà diventato un maestro dell’osservazione avrà notato che per molte persone il cibo è un piacere della vita. Ed è così. Solo che essere forti significa apprezzare il cibo, ma non esserne schiavi. Come essere un sommelier non significa essere un alcolizzato. Chi non sa seguire una dieta e non riesce a controllarsi, mangia ogni volta che ne ha voglia e tutto ciò di cui ha voglia è schiavo del proprio corpo. Chi non riesce a mettersi a dieta spesso adduce tutta una serie di false motivazioni che in realtà nascondono una serie di sotterfugi alimentari; il problema però non è mettersi a dieta, ma abituare il proprio corpo a mangiare (e a bere) quando lo diciamo noi. Frasi tipiche di chi ha una FVAN scarsa sono: Se non mangio qualcosa, svengo; Ho una sete da morire (dopo cinque decimi di secondo che cammina sotto il sole…) ecc.
Clima – Una persona che non sopporta il caldo, il freddo, il vento ecc. ha una FVAN (forza di volontà anevrotica) da incrementare. Non dite mai: Fa un caldo da morire, Che freddo insopportabile, Non sopporto il vento ecc. Sopportate e basta, imparerete a diventare più forti e il clima non condizionerà più le vostre giornate. Che diritto avete per pretendere di vivere sempre in una magnifica giornata di primavera? (nota: se non avete FVAN, nella summenzionata giornata di primavera vi darà fastidio il cinguettio degli uccelli!).
Non sopportate il caldo o l’afa estivi? Vi immalinconite in un’uggiosa giornata invernale? Con l’osservazione dovreste aver imparato a trovare comunque il positivo in questi momenti, ma non è questo il punto. Ora dovete concentrarvi sul ritenere tutte queste “avversità” ininfluenti. Voi vi sentite mancare per il caldo e c’è gente che gioca a tennis sotto il sole, vi immalinconite per il grigiore della giornata e c’è gente che è contenta perché il clima promette una grandiosa raccolta di funghi. Siete voi che state sbagliando, dovete solo diventare più forti e trovare gratificazione in ogni piccolo aumento della vostra forza.
Come si fa?
Anziché fuggire, affrontate la situazione climatica avversa.

Chi si limita a un autocontrollo parziale in genere non riesce a sviluppare la sua forza anevrotica oltre certi limiti
Quindi non usate la strategia della fuga (tipica della personalità debole), ma niente più ventilatori o aria condizionata al massimo (che vi fanno diventare sempre più deboli), smettetela di compiangere la situazione e buttatevici dentro. L’importante è fondersi con ciò che sta intorno: solo così riusciamo ad amare e a essere amati da ciò che prima ci distruggeva. Avete mai notato i bambini quando giocano in un prato? Si buttano per terra e sembrano fondersi con quello che hanno intorno. Poi, crescendo, lo dimenticano, incominciano a odiare l’erba perché sporca i vestiti, non fanno più a palle di neve perché fa troppo freddo, non escono quando piove perché possono prendersi un malanno: incominciano a non sorridere più…
Dovete pensare che tutto è amico: il gran caldo non è fonte di stanchezza, ma è vitale, quella stessa forza che viene dal sole e che significa vita; la pioggia non è malinconica e penalizzante: con la pioggia si possono fare le stesse cose che si fanno con il sole, basta volerlo, basta avere sete per apprezzare le gocce d’acqua che cadono nella nostra bocca aperta all’insù. Chi invece di costruirsi una forza di volontà cerca la fuga, diventa sempre più intollerante, ogni anno fa sempre più caldo ed è sempre più difficile resistere. E poi gli alibi. Contro il caldo il più simpatico è la pressione bassa: peccato che ci sono persone (fra cui il sottoscritto, 100-70) che con la pressione bassa il caldo lo sopportano benissimo; contro il freddo la paura dei malanni: peccato che ad ammalarsi siano proprio sempre quelli che si difendono da tutte le intemperie.
È incredibile come la gente non sappia apprezzare la vita che nelle migliori condizioni (e non sempre). Una constatazione tratta dalla mia esperienza personale. Nelle domeniche di sole nelle campagne intorno alla città c’è molta gente: chi fa jogging, chi passeggia con la scusa di cercare un fiore, chi si gode una gita in bicicletta con la famiglia, chi va a cavallo, chi fa fotografie. Ora proviamo ad andare nelle stesse campagne nelle domeniche in cui piove: nessuno o solo qualche “eroe”. Morale della favola: chi ha abbandonato solo per il brutto tempo non ama quello che fa quando c’è il sole. Infatti le stesse cose si possono fare anche quando piove. Chi si lascia fermare da una goccia d’acqua non ha una grossa forza di volontà: tornate bambini e non preoccupatevi di tornare a casa tutti bagnati.
Chi ha capito esattamente che cos’è la volontà anevrotica capirà bene anche questo paragrafo. In effetto quanto finora detto potrebbe essere frainteso nel senso di allenare il corpo a situazioni estreme come se fossimo tutti dei Rambo. In realtà non solo non ce n’è bisogno, ma è addirittura controproducente. Abituarsi a sopportare l’afa estiva non significa abbrustolirsi con tremende scottature sotto il sole di agosto. Accettare il maltempo invernale non significa dormire a gennaio con la finestra aperta o tenere bassissimo il riscaldamento (a proposito leggete come evitare i malanni di stagione). Avere la forza anevrotica di non soffrire il clima vuol dire accettarlo con serenità quando è nella normalità delle cose, non cercare di opporvisi con una lamentela via l’altra. Ci sono persone calorose e persone freddolose, ma, chiariamolo una volta per tutte, il subire gli effetti climatici non significa essere deboli. Si è deboli quando “si crolla dentro“: se sono freddoloso metterò il maglione, ma senza deprimermi; se ho caldo bevo e mi svesto, ma non per questo incomincio a sbuffare e a maledire l’afa.
Da ultimo, un aneddoto. Anni fa avevamo prenotato un campo per giocare la partita decisiva che doveva decidere la superiorità fra noi e i nostri avversari (tutti amici, ovviamente, ma in due scuole distinte). Il giorno prima piovve a dirotto e la mattina continuò con la stessa intensità. Incominciò a serpeggiare l’idea di rinviare la partita e mi dettero l’incarico di avvertire il custode del campo che non avremmo giocato. Due irriducibili mi convinsero però a fare un ultimo tentativo. Facemmo credere a tutti che “gli altri” ci sarebbero stati; fu un lavoro di convinzione molto capillare, psicologicamente perfetto (ad alcuni ricordammo anche che era un peccato perdere la caparra per la prenotazione…). Alla fine ci trovammo in diciotto e giocammo sotto un’acqua battente. Ci divertimmo così tanto che il custode dopo due ore ci avvertì che doveva allenarsi un’altra squadra (nel frattempo ovviamente, all’inizio del secondo tempo, per premiarci era uscito un bellissimo sole).
Ho perso i contatti con i quattro che non vennero, ma sicuramente nella loro vita hanno perso e continuano a perdere molte occasioni.
Concentrazione – Non vedete come negativo un rumore che disturba la concentrazione, ma apprezzatelo come una prova (ricordatevi di osservare e di trovare sempre il positivo!). Se non riuscite a studiare o a lavorare solo perché qualche bambino gioca nel cortile sotto casa e fa rumore, dovete fare ancora un po’ di strada. Idem se non riuscite a dormire perché il vicino fa baccano o un lavandino perde: non prendetevela con il mondo circostante, siete voi che dovete imparare ad astrarvi, che siete ancora troppo deboli.
Dolore – Chi fa di tutto per evitare il dolore, chi lo teme in maniera esagerata, chi non vuole mai parlare di morte o di malattie, chi si sente male alla vista del sangue, chi ha una paura folle del dentista ha una FVAN che può (e deve) essere incrementata. Non ha senso fuggire il dolore o le sensazioni spiacevoli: certo vanno evitate, ma se si presentano vanno affrontate e per farlo al meglio occorre una FVAN. L’alternativa è ricorrere a tranquillanti, a antidepressivi o a tutto ciò che ci anestetizza. Si pensi a come il fumo era considerato qualche decina di anni fa: chi era grande fumava e fumare voleva dire essere forti e uomini. Oggi si sa che fumare è invece sintomo di debolezza: se ho bisogno di una sigaretta per superare un momento difficile o anche di semplice noia, son ben ridotto male!
Freddezza – Se vi dà fastidio vedere Tizio che fa un gesto o Caio che ne fa un altro, riflettete sul fatto che siete troppo vulnerabili perché ad altre persone quelle cose non provocano il minimo fastidio. Quindi impegnatevi a rimuoverle, a essere insensibili alle situazioni esterne.
Rilassamento – Per controllare la nostra psiche possono essere utili le tecniche di rilassamento, la base di ogni autocontrollo. Se non riuscite a rilassarvi completamente, non avrete mai il pieno controllo di voi stessi. Tali tecniche vengono insegnate in molte discipline (orientali soprattutto), ma sono esposte in ogni buon libro sul training autogeno che può essere il più rapido punto di partenza. Non è necessario arrivare ai vertici della disciplina. Concentratevi invece sulle basi; se avete comprato un libro sul training autogeno, rileggete cento volte la prima parte e mettetela in pratica fino alla perfezione.
Eccessive ore di sonno – Anche il sonno è una risorsa fondamentale, ma essere forti significa saper comandare il proprio corpo a non abusare delle ore di sonno. Chi durante il week end o in vacanza si alza tardissimo e impigrisce nel letto ben difficilmente sa controllare il proprio corpo. Se sapeste che l’indomani vi accadrà una cosa fantastica, riuscireste a dormire fino a mezzogiorno o piuttosto non sareste in piedi all’alba? Chi dorme non piglia pesci dice un famoso proverbio; traducendolo secondo un linguaggio più esistenziale, chi dorme lo fa solo in funzione del fatto che non ha niente di meglio da fare: il dormire diventa uno dei pochi piaceri della vita (ridotti male…). Ovviamente non bisogna fraintendere questo paragrafo. Essere nottambuli e dormire solo poche ore per notte non è affatto dimostrazione di forza e di controllo del fisico. Anche in questo caso è importante arrivare a un livello minimo di sufficienza: oltre, entrano in gioco altri fattori che poco hanno a che fare con la forza.
Cosa hanno in comune queste verifiche della forza di controllo del proprio fisico? Semplice:
controllare il proprio fisico significa non essere schiavi del proprio corpo.
Se è giusto ascoltarlo, non è giusto dargliela sempre vinta. Una filosofia del tipo se ho fame mangio, se ho sonno dormo, se sono stanco mi fermo, distrugge ogni forza di reazione. Il saggio sa valutare il messaggio del corpo e la sua forza sta nell’imporre un livello minimo di comando: se sono forte devo riuscire a percorrere almeno 10 km in un’ora, devo svegliarmi prima di una certa ora, devo saper resistere a una mega-abbuffata ecc. È abbastanza illusorio sperare che ipnosi, farmaci o altro possano costruire una grande volontà anevrotica. Occorre fare un esame di coscienza e capire se c’è qualcosa al mondo che ci piace fare. Chi si sveglia sempre prestissimo al mattino è perché ha tante cose che amo che richiamano la mia attenzione. Se si è carenti di oggetti d’amore, proviamo a cercarli, ce ne sono tanti intorno a noi (vedasi il nostro corso sull’amore).
Se invece si hanno già oggetti d’amore, ma una forza di volontà anevrotica troppo scarsa, si deve rinforzarla. Come si fa? Non con rimedi dall’esterno, ma con rimedi dall’interno. Si deve imparare a fare una cosa senza scopo solo per il piacere di dire: “okay, controllo perfettamente la mia vita”. Esistono molte ricerche che dimostrano che persone depresse sono nettamente migliorate con la corsa.
Difficoltà ad addormentarsi per il fastidio del rumore – In genere la percezione del rumore dipende dal tipo di rumore. Se il rumore è puntuale (tipo uno sparo) non esistono praticamente tecniche per non sentirlo, se ovviamente supera la soglia di percezione; semplicemente, chi ha il sonno pesante è favorito perché ha una soglia più alta.
La bella notizia è che gran parte dei rumori è continua: leggere variazioni su un fondo comune. Per esempio canti, rumori stradali, temporali notturni ecc. Cosa fare i rumori continui? È un caso che investe il concetto di saggezza. Infatti il non riuscire a gestirli, spesso indica l’aspettativa che di notte dovrebbe esserci silenzio (un esempio è anche quello di chi non riesce a prender sonno perché il partner russa). L’aspettativa fallisce e noi non accettiamo l’aspettativa fallita (tipica dell’insofferente), sale l’attenzione per il rumore che innesca un maggiore stato di veglia, fino a vere e proprie manifestazioni di intolleranza. La soluzione migliore è quella di entrare in sintonia con il rumore, accettarlo, non rifiutarlo. È incredibile come ci siano persone che si addormentano in mezzo a rumori naturali (uccelli notturni, fruscii del vento ecc.) e che non riescano a farlo se sentono il brusio delle auto in una via lontana: la natura è accettata, le auto rifiutate. Accettare il rumore significa non solo astenersi da ogni considerazione negativa su di esso, ma anche (visto che è “normale”) distogliere la propria attenzione da esso e focalizzarla su aspetti positivi della nostra esistenza, passati, presenti o futuri, un buon modo per prendere sonno, appagati dalla vita.
Sport – Lo sport è un ottimo allenamento alla forza di volontà anevrotica. Chi lo evita perché si stanca troppo o chi finge di farlo per mettersi a posto la coscienza dovrebbe incrementare la propria FVAN. Lo sport è una grande palestra per allenare la FVAN, non è solo un modo per mantenersi in forma. Non a caso il test proposto per verificare se avete una buona FVAN è una prova di resistenza (breve), correre per soli 1.000 m.
Tatto – Come per la vista, gli esempi si sprecano per esempio l’incapacità di toccare un animale che ci fa schifo. C’è chi non sopporta l’orologio al polso, la fede o la cravatta. Attenzione: c’è una grossa differenza fra non portare mai la cravatta (una scelta personale) e non sopportare di portarla. Anche un gioco può essere utile per rafforzarvi: sapete resistere al solletico sotto la pianta dei piedi?
Udito – Chi non sopporta il silenzio assoluto, chi non riesce a concentrarsi in mezzo al rumore, chi non riesce a prendere sonno se passano le macchine in strada, chi si innervosisce perché i bambini giocano sotto il suo balcone ha una FVAN da incrementare. Ricordatevi che siete voi che dovete adattarvi al mondo e non pretendere che il mondo si adatti a voi. Imparate a lavorare o a studiare nelle condizioni più difficili, apprezzate ciò che prima vi dava fastidio.
Vista – Chi ha paura del buio, chi non sopporta la vista di un animale, chi soffre di vertigini può mettersi facilmente alla prova. Non dite: sono tutte cose che posso evitare. Scappare vuol solo dire essere impreparati quando non si potrà più fuggire. E anche perdere molte opportunità di rendere migliore la propria vita. Da piccolo avevo mostrato un certo interesse per gli insetti; i miei nonni per evitare che riempissi la casa di bestioline mi avevano raccontato che alcuni insetti, le cavallette in particolare, potevano portare terribili malattie. A cinque anni non si ha lo spirito critico sufficiente per indagare: il risultato fu che le cavallette mi terrorizzavano al punto che se ne vedevo una battevo tutti i record di corsa. Crescendo, seppi che le povere bestioline, benché potessero fare schifo, erano del tutto innocue. Un giorno (avevo circa sedici anni) in campagna mi capitò di trovarmi a un passo da una enorme cavalletta verde che si riposava su un ramo. Decisi che era ora di farmi passare il terrore dell’animale. Con calma l’afferrai, la guardai (era veramente orribile) e poi me la passai sul viso; dopodiché la liberai. In quel momento capii che cosa significasse possedere una forza di volontà anevrotica: nessuno me lo imponeva, avrei potuto vivere benissimo anche avendo paura delle cavallette, ma era assurdo che la mia psiche mi comandasse, imponendomi un’avversione senza senso. La morale è proprio questa: non era la paura della cavalletta che dovevo vincere, ma era la mia psiche che dovevo allenare a fare ciò che volevo. Solo così potevo essere certo che all’occorrenza mi avrebbe aiutato e sostenuto nel superare le difficoltà della vita.
Raggiungere gli obiettivi anevrotici non è facile, ma non tentarci nemmeno (convinti che si possa vivere bene lo stesso) è poco saggio: vivere bene non è un diritto, è una stupenda conquista. D’altra parte la felicità non è per gli scarsi.
Per approfondire: La vocina.
Indice materie – Psicologia – Forza di volontà