La musica della prima metà del Novecento è un complesso di esperienze eterogenee che seguendo percorsi anche molto diversi cercano di superare definitivamente la tradizione del romanticismo ottocentesco. Dopo Schönberg l’artista più innovativo e prolifico fu Igor’ Fëdorovič Stravinskij, la cui geniale originalità lo rende un caso isolato e complesso.
All’esperienza estrema di Stravinskij si affiancarono i percorsi artistici di numerosi altri autori dalle caratteristiche stilistiche molto diverse. Béla Bartók e Zoltán Kodály, per esempio, fondarono la loro attività sul recupero della cultura musicale popolare ungherese, che unirono alle esperienze della musica contemporanea. Il primo sviluppò questa ricerca soprattutto nella musica da camera e per pianoforte, il secondo compose in particolare pezzi orchestrali e corali.
Intorno al compositore francese Erik Satie, invece, si raccolse il Gruppo dei Sei, costituito da compositori accomunati dal rifiuto del romanticismo, ma anche dell’intellettualismo impressionista, in favore di un linguaggio estremamente semplice e di un’ironia spesso dissacratoria, come reazione alla crisi di valori del primo dopoguerra.
Un altro movimento del primo dopoguerra fu la Nuova oggettività, nata in Germania con l’obiettivo di reagire all’espressionismo restituendo realismo alla rappresentazione della realtà, senza tuttavia escludere una componente emotiva. L’oggettivismo musicale ebbe il suo maggiore sostenitore in Paul Hindemith.
In Italia, la cosiddetta generazione dell’Ottanta si impegnò nel rivitalizzare la musica strumentale italiana, guardando alla tradizione rinascimentale e barocca ma anche al panorama europeo, come dimostrano le opere più innovative di Ottorino Respighi, Fontane di Roma e Pini di Roma.
La scuola russa della prima metà del Novecento, invece, si sviluppò quasi del tutto al di fuori della patria, a causa della rivoluzione del 1917, che spinse molti musicisti in Occidente. Tra questi vi fu Sergej Rachmaninov, virtuoso ed eclettico pianista molto importante nella vita musicale russa, finché la rivoluzione non lo spinse ad emigrare negli Stati Uniti, da dove diventò noto in tutto il mondo con le sue composizioni maggiori, tra cui l’opera Francesca da Rimini, le Danze sinfoniche e il poema sinfonico L’isola dei morti.
Restò invece vicino al nuovo regime comunista Sergej Prokof’ev, che partì da tendenze neoromantiche per poi studiare i diversi stili adottati dai suoi contemporanei, anche grazie alla serie di tournée effettuate sia in Europa sia negli Stati Uniti. Seppe comunque mantenere un suo stile personale, marcato chiaramente dalla sonorità russa, applicandolo in modo eccellente in tutte le sue composizioni, delle quali le più note sono sicuramente la favola strumentale Pierino e il lupo e l’opera teatrale L’angelo di fuoco.
Vicino al regime russo fu anche Dmitrij Šostakovič. Esordì con una musica estrosa, graffiante e satirica (l’opera teatrale Il naso). Accusato dalla Pravda di puro formalismo piccolo-borghese e di voler allontanarsi dall’opera classica, il compositore si propose di utilizzare una musica più comprensibile alle masse e non solo agli intenditori e soprattutto ottimistica e celebrativa. A questa rielaborazione sottopose le successive sinfonie (soprattutto la Quattordicesima, giudicata dallo stesso autore “il suo capolavoro”), ispirandole alla Nona di Beethoven e alla Sinfonia funebre e trionfale di Berlioz, spesso con intervento di cori.
Nei primi decenni del Novecento emersero anche le voci di alcuni compositori del Nord europeo, come Jean Sibelius, portavoce dell’anima nazionale finlandese attraverso la rievocazione dei paesaggi nordici e del folclore locale, soprattutto nei poemi sinfonici come Finlandia.

George Gershwin (1898-1937)
Soltanto nel primo dopoguerra, invece, si sviluppò un indirizzo musicale innovativo negli Stati Uniti, sulle basi delle avanguardie europee. Lo sperimentalismo più radicale fu quello di Charles Edward Ives, che attraverso un uso del tutto inedito dell’atonalità, della poliritmia e delle dissonanze, nelle sue sinfonie produsse uno stile comunicativo totalmente nuovo e per questo poco compreso. Più popolare fu invece George Gershwin, autore di canzoni, commedie musicali e composizioni per pianoforte e orchestra e di jazz sinfonico, interprete della musica d’intrattenimento e del mondo artistico teatrale di Broadway, per cui creò, tra le altre, l’opera Porgy and Bess, ispirata al canto popolare nero, sicuramente la sua opera più ambiziosa. Famosissime sue opere sono anche Un americano a Parigi e Rapsodia in blu.
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