TENS è un acronimo dei termini inglesi Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation (stimolazione elettrica transcutanea dei nervi); con esso si fa riferimento a una tecnica di elettroterapia che viene utilizzata soprattutto a fini antalgici (antidolorifici) in ambito fisioterapico. La TENS viene effettuata tramite impulsi che giungono al sistema nervoso periferico grazie a delle placche (elettrodi) poste, insieme a un gel conduttore, sulla zona che necessita di trattamento; esistono anche placche autoadesive, ma queste sembrano essere meno efficaci perché più dispersive. Gli elettrodi hanno polarità diverse; quelli negativi vengono posti sul punto dal quale parte il dolore, mentre quelli positivi vengono applicati all’estremità della zona in cui il dolore si irradia. Gli elettrodi solitamente vengono posizionati in modo da formare una specie di quadrato nella zona da trattare, ma questo non è l’unica modalità di collocazione delle placche. Di norma la stimolazione si avvale di impulsi a varie forme d’onda e con frequenze che generalmente vanno dagli 8 ai 150 Hz.
I meccanismi della TENS
Si ritiene che la stimolazione elettrica transcutanea dei nervi periferici induca la riduzione dei sintomi dolorosi. Gli effetti analgesici della TENS dipenderebbero da vari fattori: l’eccitazione selettiva delle fibre nervose di grosso calibro con conseguente inibizione dei neuroni spinali che sono coinvolti nella trasmissione dolorosa (teoria del Gate Control), il rilascio di endorfine e l’attenuazione della tensione muscolare.
La teoria del Gate Control, nota anche come teoria del cancello fu formulata negli anni ’60 del XX secolo da Roland Melzack e Peter Wall; la teoria tratta della regolazione della trasmissione degli impulsi dolorosi dalle zone periferiche fino a quelle encefaliche; tale trasmissione sarebbe legata all’equilibrio delle informazioni che percorrono il midollo spinale attraverso le fibre di grosso calibro (non nocicettive, ovvero non specifiche del dolore) e quelle di piccolo calibro (nocicettive, ovvero specifiche del dolore); nel caso prevalga l’attività delle fibre di grosso calibro il dolore sarà assente o comunque molto ridotto (cancello chiuso), se invece prevale l’attività delle fibre di piccolo calibro la sensazione di dolore verrà percepita (cancello aperto).
Per cercare di capire meglio questo meccanismo supponiamo di bruciarci un dito; l’istintiva reazione è quella di soffiare e strofinare la parte lesa, queste manovre attivano una trasmissione attraverso le fibre di grosso calibro e inibiscono la trasmissione del dolore attraverso le fibre di piccolo calibro; di conseguenza, il dolore percepito sarà minore. L’esistenza del “cancello” non è accettata da tutti gli autori.
La teoria di Melzack e Wall potrebbe spiegare il meccanismo attraverso il quale la TENS, stimolando le fibre di grosso calibro (utilizzando diversi tipi di onda con frequenze vicino ai 100 Hz), chiude il cancello alla trasmissione del dolore. La teoria non spiega però perché certe elettrostimolazioni (per esempio quelle dell’elettro-agopuntura) mostrano la loro migliore efficacia con frequenze molto più basse (da 1 a 4 Hz); la scoperta fatta a suo tempo di sostanze sedative prodotte dal corpo umano (endorfine ed encefaline) sembra essere una valida spiegazione. In effetti, sono diversi gli esperimenti che mostrano l’efficacia di un’elettrostimolazione con frequenze inferiori ai 10 Hz.
Quando si sfrutta il meccanismo teorizzato nella teoria del cancello, l’effetto antidolorifico è rapido, ma di breve durata; al contrario, sfruttando la produzione endogena di endorfine ed encefaline si ha una risposta più lenta, ma più duratura.
Le frequenze
In letteratura sono stati evidenziati i criteri di applicazione delle varie frequenze.
Con frequenze elevate (da 80 a 150 Hz), l’effetto analgesico è praticamente immediato e il dolore tende ad attenuarsi drasticamente dopo 15-20 minuti di applicazione, esso, però, ha la tendenza a ripresentarsi nel giro di poche ore.
Utilizzando frequenze medie (da 40 a 60 Hz) sono necessari 35-40 minuti per percepire una diminuzione del dolore, ma l’effetto antalgico è più duraturo rispetto a quello ottenibile usando alte frequenze.
Usando basse frequenze (da 2 a 20 Hz) è necessario attendere almeno un’ora o un’ora e mezzo prima di avvertire una riduzione del dolore, ma l’effetto antidolorifico può durare diversi giorni (si sfrutta il meccanismo di liberazione delle endorfine).
Ovviamente è necessario che il terapeuta sia in grado di utilizzare la TENS in modo da adattarla nel modo migliore al singolo caso.
Nel caso di dolori di tipo acuto viene generalmente suggerito di iniziare con frequenze alte (150 Hz) protraendo l’applicazione per circa 10 minuti; una volta che il dolore si è attenuato si può proseguire con cicli di 10 minuti ciascuno utilizzando in sequenza frequenze man mano sempre più basse (80, 60, 40, 20 e 2 Hz); scopo di queste sequenze è quello di prolungare il più possibile l’effetto antalgico della terapia.
Nel caso di dolori cronici generalmente è necessario ripetere più volte le applicazioni; di norma si consiglia un’applicazione di circa un’ora utilizzando frequenze medie e basse in successione per tempi di circa 20 minuti ciascuno.
L’alternanza delle frequenze e delle forme di onda serve anche a prevenire il cosiddetto adattamento alla stimolazione; si è infatti osservato che allorquando una corrente elettrica con frequenza e forma d’onda costanti viene applicata continuativamente, la contrazione e il rilassamento muscolare tendono progressivamente a ridursi.

Gli effetti analgesici della TENS dipenderebbero da vari fattori: l’eccitazione selettiva delle fibre nervose di grosso calibro con conseguente inibizione dei neuroni spinali che sono coinvolti nella trasmissione dolorosa.
TENS – Indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali
La TENS viene consigliata per il trattamento di varie condizioni patologiche; fra queste si ricordano lombosciatalgia, cervicobrachialgia, algie indotte da neuropatie periferiche, algie post-traumatiche, tendinite, epicondilite, epitrocleite (il gomito del golfista), cervicalgia, lombalgia, dorsalgia ecc.
La TENS terapia è invece controindicata se il soggetto è affetto da:
- tumori maligni
- tumori agli organi digestivi
- malattie cardiache.
La TENS è altresì controindicata alle donne in stato interessante e a quelle che allattano, ai bambini di età inferiore ai 12 anni, a quei soggetti che sono ammalati, ma ai quali non è ancora stata fatta una diagnosi certa e ai portatori di pacemaker. La TENS non deve essere usata se il soggetto accusa febbre oltre i 38 °C. Va posta notevole attenzione a utilizzare la TENS in coloro che sono affetti da turbe del ritmo cardiaco.
È inoltre molto importante fare attenzione a non posizionare le placche sopra ferite, piaghe o su zone di alterata sensibilità.
È infine sconsigliabile utilizzare la stimolazione tramite TENS sulla zona anteriore del collo perché si rischia di evocare uno spasmo laringeo.
Un ultimo cenno va agli effetti collaterali; di norma la TENS non dà luogo a particolari effetti collaterali, ma, a seconda dei casi, possono presentarsi occasionalmente nella zona di applicazione delle placche degli arrossamenti o delle reazioni di tipo allergico. Il pericolo di scottature è invece, con gli elettrostimolatori moderni, praticamente nullo.
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