La PST (Pulsed Signal Therapy) è una tecnologia non invasiva che viene utilizzata per curare artrosi o problemi cartilaginei da sport o da stress ripetuti. La strumentazione crea un campo elettromagnetico a bassa potenza con un segnale pulsato diretto sull’area interessata. Il segnale stimola il metabolismo e la ricostruzione cellulare. Alla base della PST c’è la scoperta che quando i tessuti sono soggetti a stress, viene creato un segnale a bassa potenza che dice all’organismo di far partire la riparazione cellulare. Stress fisici ripetuti o semplicemente l’età possono alterare questo segnale che viene “simulato” dal processo della PST.
PST: le indicazioni
Quali sono le indicazioni per la Pulsed Signal Therapy? Sicuramente l’artrosi è il campo di elezione della PST, soprattutto nelle forme degenerative. Poiché il 30% della popolazione over 55 e almeno il 50% di quella over 65 soffre di artrosi, si comprende l’importanza della tecnica. Spesso vi ricorrono anche atleti over 55 per poter minimizzare effetti che, se non problematici per un sedentario, possono diventarlo per uno sportivo.

La PST (Pulsed Signal Therapy) è spesso consigliata in alternativa alla terapia chirurgica della protesi
La PST funziona?
In genere la visita dall’ortopedico si risolve con il consiglio di un intervento chirurgico che offre ottime prospettive di riuscita. L’intervento è però invasivo, costoso e le protesi durano 10-15 anni (anche se se ne stanno studiando alcune di durata doppia che usano zirconio ossidato – oxinium -).
La PST (otto-dieci trattamenti di un’ora) può essere una valida alternativa di tipo migliorativo, nel senso che migliora probabilisticamente lo stato del soggetto. Una sperimentazione condotta alcuni anni fa presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha permesso di concludere che dopo sei mesi dal termine della terapia la disabilità della struttura coinvolta si abbassa dal 100% a meno del 40%.
Il miglioramento si mantiene o progredisce a un anno di distanza.