Laserterapia è un termine con il quale ci si riferisce, in modo piuttosto generico, all’uso terapeutico del laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, amplificazione di luce attraverso l’emissione stimolata di radiazione), un dispositivo piuttosto complesso che descriviamo brevemente nell’ultimo paragrafo di questo articolo (Cos’è il laser). Il primo dispositivo laser fu messo a punto il 16 maggio 1960 a opera del fisico statunitense Theodore Harold Maiman. Dopo la sua invenzione, i dispositivi laser sono stati diffusamente impiegati in vari ambiti medici, in particolar modo in ortopedia (fisioterapia), nonché in oftalmologia (chirurgia refrattiva), angiologia, dermatologia, oncologia e urologia. In questo articolo tratteremo in particolar modo dell’utilizzo della laserterapia in ambito ortopedico, ma prima forniremo alcuni dettagli relativi agli altri campi medici.
Laser e chirurgia refrattiva – La chirurgia refrattiva è una branca della chirurgia che ha come obiettivo la correzione di alcuni difetti visivi, in particolar modo i cosiddetti vizi refrattivi quali la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia. La principale svolta tecnica nella chirurgia dei difetti refrattivi è avvenuta con l’introduzione del laser a eccimeri; questa innovazione ha permesso interventi meno invasivi e ha diminuito drasticamente i tempi di recupero dopo l’operazione. Per approfondire l’argomento si consultino gli articoli Chirurgia refrattiva, PRK (cheratectomia fotorefrattiva), LASIK e FemtoLASIK.
In ambito oculistico non va poi dimenticata la Fotocoagulazione laser per le malattie della retina (il laser viene sfruttato per diversi scopi: coagulazione di un vaso, distruzione di tessuti malati, creazione di cicatrici per rinforzare la retina in punti delicati, fissaggio della retina sana intorno a zone patologiche ecc.)
Laser e angiologia – Le vene varicose (anche varici) sono un’affezione molto comune; se si prendono in considerazione la degenerazione dei sistemi della vena safene e delle sue vene collaterali nonché le lievi varicosità che non hanno una rilevanza patologica, la quota della popolazione interessata sfiora il 35%.
Una delle tecniche più recenti (è stata introdotta nel 2001) per il trattamento della malattia varicosa è la laserterapia endovenosa (EVLT, Endovenous Laser Treatment); rispetto ad altre tecniche chirurgiche è una metodica caratterizzata da una minore invasività, è di più rapida esecuzione e richiede tempi di recupero minori. Non può essere sfruttata in coloro che nei quali sono presenti trombi o aneurismi nel segmento interessato dal trattamento; è altresì controindicata a coloro che soffrono di patologie arteriose periferiche.
Laser e dermatologia – La laserterapia dermatologica è particolarmente diffusa e le tipologie di laser utilizzate sono molte; il laser forse maggiormente sfruttato è quello a CO2; risulta particolarmente efficace nel trattamento lesioni cheratosiche, angiomi di piccola dimensione, condilomi, cicatrici da acne ecc. Il laser a CO2, inoltre, è da molto tempo utilizzato al posto del bisturi tradizionale in molti tipi di interventi chirurgici; ha infatti diversi vantaggi (riduce il sanguinamento, causa una minore infiammazione e consente una migliore cicatrizzazione della ferita).
La laserterapia dermatologica si avvale anche del laser Q-Switched, utilizzato per la cancellazione dei tatuaggi e nel trattamento di lentigo benigne, efelidi, nevus spilus, cloasma epidermico, nevo di Becker, iperpigmentazioni post-infiammatorie e da farmaci ecc.
Un ultimo cenno va alla luce pulsata (IPL); molto spesso questa metodica viene considerata una delle tante forme di laserterapia dermatologica; in realtà, anche se le tecniche hanno varie similitudini e in molti casi sono utilizzate per perseguire i medesimi scopi, non sono esattamente la stessa cosa. Per approfondire questo punto si consulti il nostro articolo Luce pulsata (IPL).
Laser e oncologia – La tecnologia laser è molto sfruttata in ambito oncologico. Gli esempi sarebbero numerosissimi; fra le varie tecniche ci limitiamo a ricordare la terapia termica interstiziale laser (si veda l’articolo sulla Termoterapia).
Laser e urologia – Esempi di laserterapia in ambito urologico sono la ILC (Interstitial Laser Coagulation, coagulazione laser interstiziale), la HoLEP (Holmium Laser Enucleation of Prostate, enucleazione prostatica tramite laser a Holmio), la TULIP (Trans-Urethral Laser Incision of the Prostate, incisione prostatica transuretrale mediante laser) e la fotovaporizzazione selettiva (Green Light PVP); per informazioni su queste tecniche si consulti l’articolo Ipertrofia prostatica benigna.
Laser e fisioterapia
L’ortopedia è uno degli ambiti della medicina in cui le capacità terapeutiche del laser sono particolarmente sfruttate. Vediamo in che modo.
Il raggio laser entra nei tessuti e provoca una risposta biochimica sulla membrana cellulare e all’interno dei mitocondri. Fra gli effetti positivi, sono da segnalare la vasodilatazione (con conseguente aumento della temperatura della zona interessata, aumento del metabolismo, stimolazione neurovegetativa e modifica della pressione idrostatica intracapillare), l’aumento del drenaggio linfatico e l’attivazione del microcircolo.
Ovviamente l’azione può anche essere negativa (si pensi per esempio al fatto che si tende a proteggere sempre gli occhi durante la terapia per evitare danni alla retina e che molti laser sono utilizzati in chirurgia!). Non a caso la migliore strumentazione presente sul mercato ha tutte le protezioni opportune per evitare gli effetti collaterali di un uso eccessivo o improprio del laser.
Scopi della laserterapia in ambito fisioterapico
Gli scopi della laserterapia sono sostanzialmente due: antidolorifico e antinfiammatorio.
Nello sportivo il primo effetto dovrebbe riguardare solo i professionisti, perché, nella stragrande maggioranza dei casi, correre sul dolore non fa altro che allungare i tempi di guarigione (un professionista può per esempio ricorrere a una terapia antidolorifica per non saltare un campionato del mondo).
L’azione antidolorifica è dovuta all’aumento della soglia della percezione delle terminazioni nervose e dalla liberazione di endorfine.
L’effetto antinfiammatorio è dovuto all’aumento del flusso sanguigno conseguente alla vasodilatazione.
L’azione antiedemigena (molte infiammazioni sono accompagnate da edemi) è dovuta alla modifica della pressione idrostatica intracapillare.
I limiti della laserterapia in fisioterapia
Il primo è sicuramente legato all’azione stessa del laser: un giusto dosaggio può essere molto difficile da realizzare; per evitare gli effetti collaterali è necessario adottare valori di intervento che sulla media della popolazione non fanno danni. In altri termini, non sempre è possibile personalizzare al massimo l’interazione fra laser e sistema biologico (tale personalizzazione può essere un boomerang se lasciata al terapeuta dotato di strumentazione senza feedback). Molti laser (per esempio quelli a elio-neon) hanno un’azione talmente blanda che, se non fanno danni, sono del tutto marginali nella cura. Quindi un punto fondamentale è che il laser abbia una potenza minima.
La seconda difficoltà è rappresentata dal fatto che il laser si limita ad accelerare i processi di guarigione; non è difficile trovare nelle pubblicità della strumentazione percentuali di guarigione dell’80% dei casi; ciò è vero, ma non dice che nel 75% dei casi la patologia sarebbe guarita con il semplice riposo! Più interessante l’indice di efficienza definito come E=1 – TG/TR, dove TG è il tempo reale di guarigione, mentre TR è il tempo necessario per guarire col solo riposo.
L’indice di efficienza dei laser dipende purtroppo dal tipo di laser e dalla patologia, andando da 0 a un 50%, cioè dal non fare nulla a dimezzare i tempi di guarigione!
L’ultima frase introduce il terzo limite che è rappresentato dalla patologia. L’efficienza della laserterapia non è costante, ma cambia al variare della patologia trattata: è massima nelle patologie dove la zona interessata è molto localizzata e superficiale ed è minima dove è diffusa e profonda.
Per esempio è massima in una tendinite dell’achilleo e minima in una pubalgia.
Come valutare un laser?
La domanda è da un milione di euro, visto che la risposta richiederebbe un esame approfondito della strumentazione.
L’azione biologica del laser dipende:
- dalle caratteristiche del tessuto che caratterizza l’assorbimento, la riflessione o la trasmissione di energia;
- dalla lunghezza d’onda (che va dai 632 nm dei laser a elio-neon ai 10.600 nm dei laser ad anidride carbonica);
- dalla densità di potenza (cioè dalla potenza sull’unità di superficie);
- dall’inclinazione del raggio laser utilizzato che deve essere il più possibile ortogonale rispetto alla superficie da trattare per evitare la rifrazione;
- dal tempo di esposizione.
Semplificando il discorso potremmo dire che i laser si classificano in base alla potenza, per esempio quelli a elio-neon o a diodo semiconduttore sono a bassa potenza (soft-laser; con potenze per esempio attorno ai 500 mWatt), mentre altri, come per esempio quelli a neodimio YAG o a CO2, sono ad alta potenza (power-laser). Per esempio, un laser a CO2 è capace di produrre una notevole potenza di uscita in funzione dell’alta efficienza (circa il 30% rispetto allo 0,1% della maggior parte dei laser a elio-neon). Quindi:
escludere i soft-laser!
Lo svantaggio dei power-laser è che possono risultare troppo potenti! Per esempio un laser a CO2 da 6 watt deve essere manovrato sempre e rapidamente dal terapeuta sulla zona interessata per non provocare danni. La soluzione al problema è quella di usare power-laser che possano lavorare in modo pulsato (un neodimio YAG può lavorare a potenze di 25 Watt), con possibilità di regolazione della densità di energia per impulso, del livello energetico e del ciclo di emissione; in tal modo è possibile somministrare valori di energia in maniera differente, personalizzando il trattamento. Inoltre la strumentazione dovrebbe garantire l’assenza di fenomeni di accumulo termico e quindi di danno.
Cos’è il laser
Con questo acronimo ci si vuol riferire ad apparecchiature che emettono fasci di luce coerenti e monocromatiche.
Oggi, la tecnologia laser viene impiegata nei settori più svariati; anche in campo medico il laser ha trovato diverse e interessanti modalità di impiego.
Le caratteristiche più interessanti della luce laser, quelle che hanno permesso la sua utilizzazione anche in campi particolarmente delicati come l’oftalmologia (per approfondimenti si consulti il nostro articolo Chirurgia refrattiva) e la microchirurgia, sono sostanzialmente quattro: direzionalità, monocromaticità, brillanza e coerenza. Sfruttando queste caratteristiche si è in grado di progettare dispositivi sempre più sofisticati che permettono, specialmente in campo terapeutico, di compiere operazioni impensabili fino a pochi decenni di anni fa; basti pensare all’impiego del laser nel campo della chirurgia, oggi è infatti possibile compiere interventi chirurgici sempre meno invasivi rimuovendo le lesioni senza danneggiare, o quasi, i tessuti circostanti.
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