In ambito medico, in particolare in quello ortopedico, si definiscono infiltrazioni (terapia infiltrativa) le iniezioni di farmaci (come per esempio acido ialuronico, anestetici locali, cortisone ecc.) oppure di soluzioni biologiche come, per esempio, i fattori di crescita piastrinici o le cellule staminali. In ambito ortopedico possiamo distinguere le seguenti tipologie di infiltrazione: 1) infiltrazioni articolari; 2) infiltrazioni periarticolari. Nel primo caso, la soluzione medicamentosa viene iniettata internamente all’articolazione, mentre nel secondo, il farmaco viene inoculato in una sede adiacente all’articolazione. Le principali indicazioni della terapia infiltrativa sono relative a patologie articolari (per esempio artrosi o artriti non infettive, condropatie ecc.) e patologie interessanti le strutture periarticolari e i tessuti molli (borsiti, capsuliti, entesopatie, fasciti, fibrositi, peritendiniti, sindromi radicolari, tendiniti, tenosinoviti ecc.).
A questi scopi, le infiltrazioni maggiormente praticate sono le infiltrazioni di acido ialuronico e le infiltrazioni di cortisonici. La diffusione di questa pratica medica è legata sia alla sua comprovata efficacia, sia alla velocità con cui spesso si raggiungono risultati positivi, sia alla scarsità di rischi ai quali si può andare incontro.
Le infiltrazioni di acido ialuronico
Le infiltrazioni di acido ialuronico (più esattamente di sodio ialuronato) vengono soprattutto utilizzate nella cura dell’artrosi (trattamento conservativo) e delle condropatie. Questa tipologia di infiltrazione viene usata fin dai primi anni ’70 del XX secolo e i vari studi effettuati nel corso del tempo hanno mostrato l’efficacia di questo tipo di trattamento, in particolar modo nell’artrosi del ginocchio (gonartrosi) e dell’anca (coxoartrosi). Ulteriori dettagli in Infiltrazioni di acido ialuronico.
Le infiltrazioni di cortisone
Le infiltrazioni di cortisone sono una pratica medica piuttosto frequente; esse sono utilizzate per trattare numerose condizioni patologiche, fra le quali possiamo ricordare varie forme di artrite (gottosa, psoriasica e reumatoide), borsiti, tendiniti ecc.
L’utilizzo di infiltrazioni di cortisone nel trattamento dell’artrosi richiede un’attenta valutazione da parte dello specialista perché terapie prolungate nel tempo possono finire per aggravare il problema.
A seconda degli effetti ricercati e ovviamente del tipo di patologie di cui soffre il soggetto, si effettua la scelta del tipo di cortisone da utilizzare per la terapia infiltrativa; nel caso di processi patologici acuti, volendo ricercare un effetto immediato, si ricorre a corticosteroidi ad azione rapida, ma dall’effetto meno duraturo; nel caso invece si debbano trattare malattie di tipo cronico, si ricorrerà a cortisonici la cui efficacia ha un’insorgenza più lenta, ma maggiormente durevole nel tempo.
A prescindere dal cortisonico che verrà utilizzato per la terapia infiltrativa, le infiltrazioni di cortisonici prevedono sempre l’aggiunta di un farmaco ad azione anestetica, generalmente la lidocaina (un farmaco anestetico che viene talvolta utilizzato anche come antiaritmico).
Gli schemi terapeutici delle infiltrazioni di cortisone variano in base al tipo di patologia da trattare e a suo livello di gravità; lo schema terapeutico standard prevede un’infiltrazione di corticosteroidi con cadenza settimanale per un numero di volte che va da 3 a 5, ma alcuni autori consigliano schemi prudenziali (4 infiltrazioni al massimo all’anno, separate da un mese di tempo almeno).
Com’è noto, il cortisone è una sostanza dagli spiccati effetti antinfiammatori e immunosoppressori e la sua efficacia nella riduzione del dolore e dei versamenti articolari è particolarmente elevata. D’altro canto, un utilizzo prolungato di cortisonici può essere causa di un notevole indebolimento di legamenti, ossa e tendini. Si deve poi considerare che, pur trattandosi di una terapia locale, una piccola quota di farmaco entra comunque nel circolo sistemico e, in alcuni soggetti, potrebbe dar luogo a effetti collaterali di una certa importanza.
Di norma, le infiltrazioni di cortisone sono controindicate a diabetici, ipertesi, immunodepressi, soggetti affetti da grave osteoporosi e soggetti sottoposti a terapie antitrombotiche con acenocumarolo o warfarin.
Dal momento che, come abbiamo visto, gli effetti collaterali delle infiltrazioni con cortisone possono essere particolarmente importanti, il ricorso a esse va effettuato a ragione veduta, limitandolo, nel caso di artropatie, alle fasi acute della patologia, quando l’infiammazione e il dolore sono tali da limitare in modo importante la mobilità delle articolazioni.
Superata la fase acuta del problema, si può prendere in considerazione l’eventualità di infiltrazioni con acido ialuronico.
Se effettuate correttamente, le infiltrazioni di cortisone non sono gravate da particolari effetti collaterali a livello locale; in alcuni casi, tuttavia, si possono registrare infiammazione locale, dolore e arrossamento; queste problematiche tendono però a scomparire nel giro di poche ore.
Lo stravaso di cortisone nella cute circostante la sede dell’infiltrazione può essere causa di atrofia cutanea e depigmentazione nei pressi della parte sottoposta a trattamento.
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