L’elettrostimolazione è una metodica che consente di eccitare le cellule nervose che trasportano l’impulso elettrico alla placca motrice, il loro collegamento con le fibre muscolari; l’elettrostimolatore, lo strumento con cui si pratica l’elettrostimolazione, è, essenzialmente, un generatore di corrente con impulsi a onda quadra, ma i cui parametri elettrici possono essere programmati grazie a schede che vengono semplicemente inserite nell’apparecchio. L’elettrostimolazione viene realizzata con elettrodi da applicare sul muscolo. Lo scopo dei vari e sofisticati programmi è di produrre stimoli che diano origine a contrazioni fisiologiche. Nonostante la martellante pubblicità che da diversi anni viene fatta per promuovere gli elettrostimolatori, essi non possono essere impiegati validamente su un atleta che non abbia problemi muscolari, che cioè non sia in fase riabilitativa o che non abbia un deficit muscolare (per esempio chi ha un cedimento del piede verso l’interno potrebbe provare a potenziare il tibiale posteriore).
Le ragioni di ciò risiedono nel fatto che l’elettrostimolazione viene applicata (con programmi comunque complessi e molto accurati dal punto di vista tecnico-scientifico) a gruppi muscolari ben definiti.
Mentre in caso di riabilitazione o di deficit muscolare i risultati che si riescono a ottenere con il ricorso all’elettrostimolazione sono eclatanti poiché è facile indirizzare la terapia verso questo o quel muscolo, nel caso di un atleta sano i tempi necessari per realizzare un programma completo di allenamento sono decisamente più lunghi (contrariamente a quanto viene spesso pubblicizzato) rispetto a una normale seduta in palestra (dove per esempio si può ruotare fra le varie macchine allenando un determinato muscolo mentre l’altro riposa) o ad allenamenti naturali come la corsa in salita. D’altro canto, non ha molto senso usare l’elettrostimolazione per allenare, per esempio, soltanto il quadricipite in quanto si potrebbero facilmente creare squilibri nella muscolatura dell’atleta. Inoltre occorre notare che la seduta allenante con l’elettrostimolatore non sia meno impegnativa di una seduta in palestra, sia psicologicamente che fisicamente: scordatevi di allenarvi mentre guardate la televisione!
Anche le sedute di “recupero” non ottengono i risultati reclamizzati, come è dimostrato da atleti di vertice che hanno impiegato l’elettrostimolazione (o che hanno detto di averla impiegata) dopo i loro più importanti successi: nessuno di questi ha migliorato significativamente le prestazioni.
Controindicazioni all’uso dell’elettrostimolazione
L’impiego esagerato dell’elettrostimolazione provoca il classico dolore del giorno dopo; la cosa è confermata da diverse ricerche effettuate a partire dal 1995. La cosa che molti non sanno è che tali dolori possono coinvolgere anche i tendini. Le controindicazioni da tenere presenti sono:
- gravidanza
- problemi neurologici (anche lievi, come fascicolazioni)
- patologie cardiache con disturbi del ritmo (la controindicazione vale anche per i portatori di pacemaker)
- tromboflebite attiva e trombosi
- epilessia
- diabete
- ipertensione arteriosa
- danni muscolari non risolti.
Il ricorso all’elettrostimolazione è inoltre controindicato nel caso in cui si sia febbricitanti o affetti da patologie tumorali.
Quando non si deve usare l’elettrostimolazione
L’elettrostimolazione non deve essere usata:
- quando la muscolatura è tonica e si pratica regolarmente un’attività sportiva;
- come surrogato di un’attività sportiva;
- per dimagrire (con l’elettrostimolazione non si bruciano significative quantità di calorie (nonostante uno dei motivi più comuni dell’acquisto sia proprio quello estetico).
Quando è possibile usare l’elettrostimolazione
L’elettrostimolazione può essere usata:
- quando si vuole mantenere tonica la muscolatura e non si ha la possibilità (a causa di un infortunio) di praticare attività sportiva. L’uso dell’elettrostimolatore è giustificato se non si possono impiegare sport alternativi e se il periodo di stop supera la settimana.
- Quando si deve recuperare la tonicità di uno specifico gruppo muscolare, per esempio dopo un intervento chirurgico.
Come usare l’elettrostimolatore
Chi ha letto con attenzione i paragrafi precedenti avrà potuto notare che abbiamo promosso l’elettrostimolazione solo come eccellente metodica di riabilitazione dopo un infortunio o dopo un intervento chirurgico. Molti penseranno che, nonostante tutto, valga la pena tentare comunque di usare un elettrostimolatore anche a scopo allenante e come mezzo di potenziamento alternativo alla palestra, secondo l’approssimativa filosofia del “tanto male non fa”.Proprio per dimostrare gli errori di fondo che ci possono essere in questa filosofia, descriveremo l’uso corretto dello strumento.
Le varie aree applicative – Gli elettrostimolatori professionali di solito operano in tre fondamentali aree applicative: estetica, terapeutica, sportiva.
In campo estetico possono essere impiegati in drenaggi, lipolisi, rassodamenti, massaggi rilassanti ecc. I risultati ci sono, ma modesti perché l’elettrostimolazione non è in grado di sostituire adeguatamente i benefici dell’attività fisica: le varie pubblicità presentano modelle che già hanno un corpo perfetto e questo è l’amo buttato per catturare tutte quelle donne che vivono di sogni.
In campo terapeutico esistono programmi antalgici o miotrofici per contrastare il dolore di un infortunio o ristabilire tono e forza in un muscolo che ha subito una lunga immobilità. È senz’altro quest’ultimo impiego quello dove l’elettrostimolatore ottiene risultati notevoli, a volte apparentemente miracolosi. È quindi più interessante studiare l’aspetto allenante dei programmi per elettrostimolazione. Per farlo occorre capire un concetto fondamentale:
perché sia allenante, l’elettrostimolazione deve replicare i processi dell’allenamento.
Sembra banale, ma pochi ci fanno caso, commettendo errori grossolani, ottenendo spesso dall’uso dell’elettrostimolatore un danno piuttosto che un vantaggio. Vediamo perché.
I distretti da gestire – Non è possibile gestire un solo distretto muscolare (sarebbe come allenarsi correndo su una gamba sola): si verificherebbero ben presto squilibri che faciliterebbero infortuni o quanto meno danneggerebbero l’azione di corsa. Poiché la corsa coinvolge gli arti inferiori, quattro sono i distretti da gestire: polpaccio e soleo, tibiale, bicipite femorale e quadricipite. In realtà si tratta di un’approssimazione, ma è la minima che può dare risultati, un’ulteriore semplificazione si tradurrebbe in un insuccesso e, ripetiamo, in un possibile danno. Nelle immagini (tratte dalla documentazione ActionFit) vediamo la corretta applicazione degli elettrodi per le quattro zone interessate.
I programmi allenanti – Ora che sappiamo dove dobbiamo operare, vediamo come. I programmi che possiamo usare hanno terminologie interessanti come Forza, Forza esplosiva, Forza resistente, Tono ecc. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Forza è il programma che stimola le fibre veloci. Non occorre essere un fisiologo sportivo per capire che tale programma va bene dai 100 m ai 1500 m. In distanze superiori l’intervento delle fibre veloci va sempre più scemando. Se lo impieghiamo per preparare un fondista (soprattutto se amatore) invertiamo il senso di trasformazione delle fibre che deve essere da veloci a lente e non viceversa!
Forza esplosiva è il programma di elettrostimolazione che coinvolge oltre le fibre veloci anche le caratteristiche elastiche dei muscoli; non è il caso di usarlo su un aspirante maratoneta. In realtà va bene per i saltatori e per i velocisti puri.
Forza resistente. Qui ci siamo, direte voi! E invece no. La forza resistente (almeno così è considerata dai programmi di elettrostimolazione) è quella caratteristica ove i muscoli lavorano per tempi lunghi in condizione di sforzo intenso con produzione di acido lattico. È il programma che va bene per chi si allena dagli 800 ai 3000 m. Dai 5000 m in poi la sua importanza diminuisce sempre più.
Resistenza aerobica e tono muscolare è il programma che migliora il tono muscolare anche nelle fasce profonde e aumenta la resistenza all’affaticamento, cioè la capacità di resistere a sforzi medio-bassi mantenuti per periodi lunghi. Finalmente ci siamo. In effetti è il programma che va bene dai 5000 in su, perfetto dalla mezza maratona in poi.
C’è però un problema. Mentre i vari programmi di forza durano 20-30′, quelli di resistenza aerobica durano 50-60′! Il che significa che se ruotiamo i quattro distratti degli arti inferiori impieghiamo da tre ore e mezza a quattro ore. Il tutto è logico se si pensa che la durata dei programmi simula un allenamento vero e proprio (un’ora di corsa). Ricapitolando:
usare i programmi di forza ai fini del potenziamento è come eseguire un allenamento da velocista, da saltatore o da mezzofondista veloce.
Questo punto è particolarmente importante: chissà quanti runner sono stati sottoposti dal loro fisioterapista (che non poteva certo aspettare un’ora!) a programmi di forza, spacciati per potenziamento vero e proprio che li avrebbe fatti volare nella maratona!
Per eseguire un potenziamento da fondista occorre molto tempo.
C’è anche la soluzione (chissà se qualcuno sarebbe disposto a provarla) di usare quattro elettrostimolatori contemporaneamente per ridurre a un’ora la durata del potenziamento.

L’uso dell’elettrostimolazione è giustificato quando non si possono praticare sport e se il periodo di stop supera la settimana
Conclusioni
È chiaro che l’elettrostimolazione NON è un mezzo allenante se non si dispone del tempo necessario per le sedute. Un’ora di corsa può essere simulata solo con tre o quattro ore di elettrostimolazione e ciò è praticamente impossibile per chi non è un professionista. Anche i programmi di recupero sono del tutto inutili per chi non è un professionista poiché dovrebbero essere svolti nell’immediata fase post-allenamento. Se non ci si allena tutti i giorni, basta il riposo per avere lo stesso effetto, cioè, anche in questo caso, i benefici del recupero attivo sono dedicati ai top runner e non a chi corre quattro o cinque volte alla settimana (e una sola volta al giorno!). Anche per il recupero attivo si deve rilevare che il tempo necessario per stimolare i muscoli sollecitati dalla corsa non è mai minimo (almeno un’ora per gestire tutti i gruppi muscolari).
Il mercato: non solo Compex
Ovviamente sul mercato esistono tantissimi elettrostimolatori. Fra le marche più note Compex, Globus, Winform, Perfex, Beac, I-Tech, Miapharma, New Age.
La nostra preferenza va a Compex, per la completezza della linea e per la serietà dell’offerta.
Indice materie – Medicina – Terapie – Elettrostimolazione